“54 porte da non chiudere”. Era questo l’invito pressante che riecheggiava tra le tante persone – , istituzioni, giornalisti, semplici cittadini – che affollavano giovedì mattina la sala conferenze di largo S. Lucia Filippini, dietro largo Argentina.
L’occasione era delle più importanti: l’assemblea pubblica convocata dalle principali realtà che operano nel Lazio a sostegno delle persone con disabilità medie e gravi – Casa al Plurale, Confcooperative Lazio, Legacoopsociali Lazio e Agci Lazio – perché i 384 ospiti delle Case famiglia romane possano continuare a vivere nelle 54 strutture che finora hanno consentito loro di trascorrere una vita serena e ricca di relazioni.
Le Case famiglia, come è stato ribadito dalle associazioni, sono “vere e proprie abitazioni, che rappresentano la casa, la famiglia, la vita intera di persone altrimenti completamente sole”. Un patrimonio quindi per la città di Roma, che oggi corre però un rischio gravissimo. Da marzo 2007 il Comune non adegua infatti le rette corrisposte alle Case agli effettivi costi di gestione, versando meno del 50% di quello che servirebbe. Le conseguenze? Se non si troverà entro la fine dell’anno una cifra minima, stimata intorno al milione e mezzo di euro, per coprire almeno le spese correnti le Case famiglia saranno costrette alla chiusura.
Un rischio che nessuno in cuor suo può augurarsi di correre. E diversi appelli sono stati infatti rivolti in questo senso alle istituzioni, tanto che lo scorso 28 giugno l’Assemblea Capitolina, a seguito delle ripetute richieste di intervento, ha approvato all’unanimità una mozione per definire un incremento immediato ma graduale delle rette corrisposte alle Case famiglia, tale da garantire nel 2011 una copertura del 67% delle risorse necessarie, per raggiungere il 100% solo nel 2016. Sono trascorsi da allora quasi 5 mesi, ma non si è ancora riusciti a trasformare l’intenzione in azione concreta.
“Siamo qui oggi per scongiurare un vero e proprio dramma umano e sociale” ha affermato Luigi Vittorio Berliri, presidente di Casa al Plurale. “Se non troviamo subito i finanziamenti indispensabili per coprire i costi delle Case, saremo costretti a riconsegnare al Sindaco le chiavi delle 54 strutture che accolgono nella Capitale persone con disabilità medie e gravi. E, con l’inizio del nuovo anno – ha concluso Berliri – a presentare alle istituzioni capitoline un programma dettagliato di dismissione degli ospiti delle Case famiglia”.
La speranza è che una possibilità di intervento possa aprirsi martedì prossimo, quando si riunirà la Commissione Politiche Sociali di Roma Capitale, in vista dell’assestamento di bilancio del giorno successivo. La proposta emersa durante la conferenza stampa è stata infatti quella di garantire intanto alle Case famiglia la somma minima necessaria per la sopravvivenza, intervenendo magari con tagli sulle voci di spesa del bilancio non altrettanto urgenti. E di dar quindi corso fattivamente alla mozione approvata quest’estate, perché il futuro dei nostri concittadini più fragili non sia mai più ostaggio del dubbio angoscioso e dell’incertezza.