Ad essere obiettivi, le possibilità -ad oggi- che in Italia qualcuno contragga il virus sono davvero infinitesimali. Nei tre paesi in cui l’epidemia è più acuta (Sierra Leone, Liberia e Guinea) i contagiati sono stati 9.200 su una popolazione di 22 milioni (418 ogni milione), in Europa 2 contagiati (Spagna e Germania) su una popolazione di 742 milioni (0,0027 ogni milione). Insomma è più probabile che un asteroide centri il mio motorino rotto nel cortile del S.Alessio!
Questi i numeri, ma -si sa- una cosa è la realtà e una cosa è la paura.
Sembra quasi che abbiamo bisogno di aver paura, come se -senza paura- la vita fosse troppo banale. La paura, inoltre, è un ottimo alibi: sia per chi governa, sia per chi è governato.
Alla paura –si dice- “non si comanda” e invece è proprio qui che si annida l’inganno: alla paura si comanda! Si comanda con la ragione, con i numeri, con le idee, i valori e la volontà!
La realtà, spesso, non possiamo cambiarla: la paura sì.
Ebola è una malattia, come tante, e non è certamente tra le cose di cui avere più paura.
Mi preoccuperei più del lavoro, dell’economia e del colesterolo e dell’influenza: non è la gravità a nuocere, è la probabilità.
[P.S. – Per tornare a Sierra Leone, Liberia e Guinea: oltre a blindare tutti e buttare via la chiave, qualcuno si preoccupa dei 21.990.800 abitanti NON contagiati, costretti a vivere in una prigione a cielo aperto, senza più cibo, acqua, scuola e assistenza, esposti davvero al rischio di contagiarsi (drammatico l’articolo sul The Guardian) ? O l’impero ha troppa paura per preoccuparsi della sua periferia?]