Quanto è stato scritto, detto, disegnato e trasmesso nei giorni successivi all’episodio terroristico di giovedì a Parigi è impressionante: i commenti sembrano addirittura aver seppellito il fatto!

Il fatto, invece, rimane in tutta la sua gravità: dodici persone sono state uccise a sangue freddo. Chi ha commesso questo crimine ha risposto al dissenso delle convinzioni con l’omicidio: la condanna deve essere netta e non può essere attenuata da nessun “ma”. Il nostro amico Khalid Chaouki lo ha espresso in modo forte non “malgrado sia musulmano, ma proprio “perché” è musulmano nel suo articolo “Hanno infangato la mia fede”.

In poche ore la marea di reazioni, strumentalizzazioni e giudizi -spesso di segno opposto- ha invaso tutti gli spazi disponibili, finendo spesso per creare confusione e rendere plausibile qualunque interpretazione.

C’è chi si sente Charlie, chi si sente Ahmed, e c’è anche chi ha giustamente scritto che si sente nigeriano: in Nigeria, infatti, proprio nelle stesse ore in cui si consumava l’attentato di Parigi,  i terroristi di Boko Haram hanno ucciso oltre duemila persone. Duemila persone alle quali i media hanno dedicato brevi e frettolosi servizi: non erano disegnatori satirici e non erano famosi, erano neri e (in gran parte) musulmani, ma -soprattutto- erano lontani da noi e dalle televisioni. Per capire –almeno un po’- cosa sta avvenendo in questo importantissimo paese vi suggerisco l’approfondimento di Padre Giulio Albanese: Nigeria, quale strategia dietro i massacri?.

Io mi sento triste e confuso.

Mi sento triste perché molti sono morti per mano di altri senza alcun senso e nulla è nato da queste morti.

Mi sento confuso perché, mai come questa volta, parole importanti come “libertà”, “cultura”, “religione”, “verità”, “laicità” -stravolte nel loro significato e utilizzate soprattutto per offendere e difendersi- hanno perso il loro valore e smarrita la loro funzione. Una deriva pericolosa: se si corrompono le parole si corrompe anche ciò che esse significano.

Je suis Amedeo” e auguro a me e a voi un po’ di silenzio per recuperare distanze, proporzioni e significati, così da poter vivere questo tempo con maggiore lucidità.

Abbiamo un nuovo anno da vivere, non possiamo sprecarlo in chiacchiere. (Auguri).