“Dopo il sacco di Roma, tra solidarietà e sostenibilità”. È il titolo decisamente provocatorio scelto per il primo incontro della stagione 2015 di Praxis.

In attesa dell’arrivo delle due protagoniste del dibattito, il sottosegretario all’Economia Paola De Micheli e il neo assessore alle Politiche Sociali di Roma Capitale Francesca Danese, mercoledì 11 febbraio c’è stato un piccolo intervallo per scambiare due chiacchiere.

Al Collegio Romano si ritrovano anzitutto degli amici: si condividono le esperienze vissute, si festeggiano i traguardi conseguiti – il vicepresidente di “Amici per la città”, Guglielmo Micucci, che è diventato nel frattempo direttore generale della sezione italiana di Amref Health Africa, l’amico Palmino Ferrante, che ha ricevuto il titolo di Grande Ufficiale e ha trasformato il suo pensatoio “Municipalità e cittadinanza” in un vero e proprio soggetto politico.

Quindi, dopo il saluto del direttore di Praxis Amedeo Piva e un breve intervento di Alessandro Radicchi per presentare a tutti la bella iniziativa di Binario 95 in vista della prossima Pasqua, la serata ha avuto inizio.

La parola è andata a Donatella Parisi del Centro Astalli, che ha riportato tutti alla giusta indignazione e al dolore per la tragedia – purtroppo attesa – avvenuta durante la notte al largo di Lampedusa, costata la vita a 232 persone.

E poi l’apertura di Gianni Del Bufalo, che ha messo a fuoco il tema della serata: “Solidarietà e sostenibilità non sono due concorrenti in guerra tra loro, sono due facce della stessa medaglia. Due realtà – ha proseguito Gianni – che o esistono insieme o cadono entrambe. La solidarietà senza sostenibilità non esiste: è una bugia buona solo per una campagna elettorale poco seria. La sostenibilità senza solidarietà non ha senso. Sostiene se stessa?”.

Ottimi spunti per partire con gli interventi.

Paola De Micheli, ospite di Praxis nel “primo incontro pubblico da sottosegretario fuori dalla mia città, Piacenza” ha ricordato come due delle deleghe ereditate dal suo predecessore Giovanni Legnini (NdR: attualmente vicepresidente del CSM) riguardino proprio i comuni in dissesto – i profili finanziari e il monitoraggio dei piani di rientro degli enti locali – e Roma Capitale.

Una sfida non da poco: impossibile non pensare al verminaio scoperto con le inchieste del cosiddetto “Mondo di mezzo”, solo la punta emergente di un sistema diffuso fatto di inefficienza  e corruzione.

“Per il Mef sostenibilità significa rigore nei conti” ha esordito De Micheli, sgombrando il campo da ogni possibile equivoco, senza troppi giri di parole.

“Una questione che spesso i politici sottovalutano è il ruolo dell’amministrazione pubblica, che gioca una parte fondamentale nella garanzia della democrazia – ha proseguito il sottosegretario, aggiungendo che – rigore e democrazia hanno molto a che fare con la solidarietà”.

“Quando l’approccio di rigore viene meno, vengono meno i principi di democrazia. Quando il ruolo della burocrazia sconfina nell’eccesso oppure rinuncia al proprio ruolo con connivenza o con indifferenza, viene meno la possibilità dell’esercizio di tutte quelle che sono le garanzie fondamentali”.

La solidarietà senza rigore – senza un saldo ancoraggio al principio di realtà – è posticcia, una parola vuota. “Se non c’è un approccio di rigore anche nella gestione del nostro afflato solidaristico non ce la facciamo, ci fermiamo prima”, ha chiarito la De Micheli. “Noi abbiamo una idea di solidarietà attiva”, ha aggiunto. Un obiettivo possibile solo “se la politica ha un approccio orientato alla giustizia sociale”.

Su Roma, il giudizio del sottosegretario è netto: quella che è mancata è “una rigorosa analisi della realtà”. Un caso per tutti: “Sono una di quelle persone che ritengono che questo comune debba accelerare le privatizzazioni di alcune attività, ad esempio le farmacie comunali” (NdR: la Farmacap, partecipata al 100% di Roma Capitale che gestisce 44 farmacie comunali con 358 dipendenti, è in rosso cronico e ha costretto sei mesi fa l’amministrazione capitolina a tirare fuori 15 milioni per tappare i buchi).

Alla domanda del pubblico se il governo Renzi davvero stia applicando politiche di equità, De Micheli ha risposto sostenendo con ponderatezza la linea dell’esecutivo: “Io sono convinta che lo status quo abbia prodotto gravissime disuguaglianze”. Il sottosegretario ha quindi ricordato la situazione difficile in cui versa il Paese, “con la crisi profonda per tutti, a parte quel 10% della popolazione che è diventato più ricco”. E ha concluso, con grande franchezza e onestà intellettuale: “Tutti i cambiamenti li desidero, ogni cambiamento mi interroga”.

Dopo l’intervento del sottosegretario è stata quindi la volta di Francesca Danese, subentrata lo scorso dicembre alla Cutini alla guida dell’assessorato di viale Manzoni. A introdurre e moderare questa seconda parte del dibattito, il presidente di Spes contra Spem Luigi Vittorio Berliri.

Un discorso potente – quello della Danese – con un crescendo drammatico di domande tese a delineare il quadro preciso delle politiche sociali da attuare nella Capitale.

“Questa città non è stata più studiata da oltre 20 anni – ha esordito la Danese, che ha aggiunto – il dovere di un assessore è anche quello di vedere se ciò che viene messo a bilancio corrisponde al vero”. Non sempre questo è stato fatto con scrupolo, ha chiarito l’ex numero uno del Cesv di Roma: “Vogliamo dire che il monitoraggio e la valutazione degli interventi sono mancati in questa città?”.

E oggi? “Roma ha una partita importante: quella della trasparenza, del controllo”, ha proseguito la Danese. “Noi paghiamo due amministrazioni – nel Lazio e a Roma – che forse non avevano a cuore politiche di uguaglianza e di integrazione sociale”. Il pensiero di tutti è riandato ai tempi sgangherati del duo Polverini&Alemanno e a più di uno è corso un brivido lungo la schiena.

Certo, le criticità non mancano: “Il POR – ha affermato l’assessore – non può trattare Roma come Latina o Frosinone”. Senza contare che, secondo quanto previsto dal piano di rientro di Roma Capitale,  “dobbiamo fare in un anno quello che si fa in tre”.

Ma le idee sono chiare: “Dobbiamo fare scelte coraggiose e difficili. Il non esercizio della cittadinanza attiva ha portato a questa situazione”. La Danese non pensa di certo a un gioco di rimessa, perché – come ha chiarito, “io non vorrei fare riduzione del danno, vorrei fare scelte vere”.

Per fare questo “ci deve essere una presa di coscienza e di consapevolezza. Il tema welfare deve riguardare tutti”. E ancora: “Dobbiamo riaprire un dibattito pubblico strategico”.

Questo l’impegno imminente dell’assessore: “Farò delle scelte molto pesanti e difficili. Scelgo di togliere delle questioni che non servono più a questa città”.

E infine un accenno al metodo: nessun incontro nelle segrete stanze. L’assessore incontrerà i cittadini, ascolterà le loro richieste, sul territorio, pubblicamente.

Mille stimoli, una bella determinazione, tanto da fare.

Un bell’inizio, non c’è che dire.