Sala1. – ISIS conquista Sirte. L’ambasciata di Tripoli invita gli italiani a lasciare subito il paese. Un thriller mozzafiato alle porte di casa.

Sala2. – Ucraina in fiamme. Il conflitto rischia di degenerare in modo incontrollabile. Russia contro America -come ai vecchi tempi- e Angela Merkel che vola a Mosca, Washington e Minsk per una  tregua all’ultimo minuto. Un classico di guerra fredda e spionaggio.

Sala 3. – Trecento. Altri trecento profughi annegano nel Mediterraneo in una notte gelida. L’Europa discute su Frontex, Triton e Marenostrum incerta sul look della prossima stagione. Una storia di vita, morte, speranza e moda culturale.

Sala 4. – Parlamento di notte. Tre appassionanti nottate di risse e simulazioni rilanciano la saga “riforme istituzionali”, a trentadue anni dalla prima serie (commissione Bozzi 1983). Un evergreen.

 

Ogni mattina sfogliamo giornali e pagine web, scorriamo editoriali, blog e social, ci preoccupiamo, ci indigniamo, ci emozioniamo, tifiamo con convinzione… eppure ci rimane la sensazione (amara!) di essere solo spettatori in un multisala. Assistiamo a tragedie spaventose, percepiamo l’importanza di decisioni che possono modificare il nostro futuro, partecipiamo al dibattito di persona e su internet, ma il nostro “sapere” e il nostro “dire” quanto incide realmente sugli eventi che ci circondano?

Siamo attori o spettatori? Siamo spettatori che credono di essere attori o attori che credono di essere solo spettatori? Difficile rispondere con certezza. Ma il dubbio di essere sono spettatori ininfluenti si fa strada con sempre maggiore insistenza.

Forse dobbiamo, con onestà e realismo, fare i conti con le nostre forze, concentrarci su quello che davvero possiamo modificare e sugli esiti sui quali davvero possiamo incidere, direttamente o indirettamente.

Direttamente, senza sottovalutare l’efficacia della concretezza che vale mille volte di più  del solo chiacchierare. Indirettamente, quando scegliamo chi ci rappresenta e quando riusciamo a “fare opinione” e a farla pesare.

È faticoso e non sempre gratificante, ma l’alternativa è la settimana enigmistica.