In riferimento alla Siria una mia amica, superando di qualche metro la soglia dell’ingenuità, ha scritto: “Ma i buoni e i cattivi di una volta? Mi sembra difficile avere un’opinione fondata, qualcuno vuole aiutarmi?”.
“Magari” -mi sono detto- magari fosse possibile smontare i pezzi del puzzle e farsi una idea chiara e un’opinione fondata per poter identificare chi sono i buoni e chi sono i cattivi!
In un utile articolo apparso su Il Post dal titolo “Chi combatte chi in Siria, e perché” si afferma: “Se la situazione in Siria sembrava prima complicata e quasi irrisolvibile, dopo l’intervento russo sembra lo sia ancora di più… in Siria stanno combattendo diversi gruppi e i fronti di guerra sono molti: c’è il regime di Assad che combatte contro i ribelli moderati, contro i gruppi jihadisti, tra cui al Qaida, e in misura minore contro l’ISIS. I ribelli moderati combattono contro il regime di Assad e contro l’ISIS, e a seconda dell’opportunità combattono contro o si alleano con i gruppi jihadisti”. Ci sono poi gli interventi incrociati di Stati Uniti, Francia, Russia, Iran, Turchia, Arabia Saudita e Qatar che -spesso con logiche contraddittorie- complicano lo scenario e la sua interpretazione.
L’analisi di una persona competente come l’amico Armando Sanguini (qui e qui) ci può aiutare a capire l’estrema complessità di uno scenario in continua evoluzione. Se ci venisse la tentazione di rifugiarci lontano dalla realtà -limitandoci a riaffermare i valori che vorremmo- Sanguini ci ricorda pragmaticamente che “Quando ci si fa paladini di valori alti e di principi universali occorre essere anche pronti a lottare per affermarli o per difenderli nel momento in cui essi siano minacciati o calpestati. Se manca questa determinazione pur avendo gli strumenti per darvi seguito concretamente, lo sbocco è pressoché inevitabile: quei diritti e quei valori risulteranno violati e/o calpestati in virtù di altre logiche: di potere, di ignoranza, di furbizia, etc. Logiche che rimandano al realismo del “male minore” ovvero di un’emergenza prioritaria.“
E allora, i buoni e i cattivi di una volta? I buoni e i cattivi di una volta non ci sono più, ci sono situazioni complesse, storie che si intrecciano e interessi contrastanti.
Difficile capire, difficilissimo giudicare, complicato intervenire.
Ho quasi finito i verbi: rimane “indignarsi” ma è inutile, “auspicare” ma è come indignarsi, “sperare” ma questa volta è difficile immaginare esattamente cosa (e se è generico vale come auspicare).
Rimangono “pregare” (che non fa mai male) e soprattutto “fare” quello che possiamo secondo le nostre possibilità: dall’aiutare chi sostiene i profughi siriani che arrivano nel nostro paese o negli sterminati campi in Giordania, Libano e Turchia, a tenerci informati con pazienza anche quando il groviglio delle notizie sembra indecifrabile, a difendere logiche di accoglienza quando incontriamo chi è invece tentato di chiudersi in una torre e staccare l’audio.
Lo so, non è né risolutivo, né gratificante, ma è quello che -oggi- passa il convento siriano.