Un irresistibile affresco, irrimediabilmente comico, dell’Italia di oggi e di chi la governa.
Immaginate un Paese spensierato e ridanciano – chiamiamolo PATONZIA – in cui l’evento più atteso dell’anno è la finale della Grande Padella, il reality più seguito della TV.
Immaginate un paese in cui i giornali e la loro funzione critica siano mortificati da un’IVA al 60% sui prodotti tipografici, e dal fervore legislativo della Camera de’ Noantri, che ha da poco concepito il delitto di «critica distruttiva» con l’aggravante dell’«estrapolazione di pubbliche dichiarazioni dal contesto».
Immaginate che questa nazione sia divisa in prefetture, con quelle del Nord più ricche e sviluppate a spese di un Sud folcloristico e arretrato. Tutto questo non vi dice ancora niente? Immaginate allora che a capo di tutto ciò ci sia appunto. IL CAPO. Onnipotente plutocrate padrone della TV Spaziale, col culto di se stesso, guidato dai propri insaziabili appetiti sessuali e dall’ossessiva idolatria per la propria virilità.
Per guidare un paese del genere, rintuzzando ogni giorno i vili attacchi diretti al governo da un’opposizione «faziosa e menzognera», ci vogliono uomini come Carlino: non lo scodinzolante compagno di passeggiate, ma il fedele braccio destro plenipotenziario del Capo.
Astutissimo manovratore dell’opinione pubblica e stratega della comunicazione, Carlino è anche l’unico vero confidente dell’uomo più potente di PATONZIA. Ne conosce le innocenti debolezze e le capricciose esigenze.
Per soddisfarle, di solito, sono sufficienti un aiutino farmacologico e le grazie della splendida Laila, bambola di piacere dalla tecnologia ultra avveniristica e più costosa di una Finanziaria.
Ma stavolta non basta. Il Capo si è innamorato – in un afflato democratico – di una bellissima commessa dell’OverCoop.
Su questo sfondo – fino a che punto surreale? -, l’unico baluardo della stampa libera, «L’idea», lancia il concorso on-line «Indovina di chi è?». A chi appartiene il sedere bianchiccio e dondolante tra le gambe gommose sbattuto nella foto in prima pagina? Riuscirà Piero Damezzo, cronista senza contratto e autore dello scatto rubato, a rovesciare la sua precaria situazione e a restituire il senso della verità a un intero Paese?
Il Capo non è un santo di LUIGI IRDI Fazi Editore
Dal 9 Ottobre in libreria
LUIGI IRDI, 56 anni, vive a Roma. Giornalista, ha lavorato per numerose testate nazionali, dal «Corriere della Sera» all’«Europeo». Poi un amico gli ha detto: «Ma non vedi che succede in questo Paese? Perché non ci scrivi su qualcosa?». E lui ha obbedito.