Uno scarto: facile da reperire, magari poco caro, l?uranio è un elemento presente in natura in tre forme isotopiche U234, U235 e U 238. Le prime due, U234 e U235 sono i comuni combustibili nucleari utilizzati negli impianti elettronucleari. L?U238 è la forma meno radioattiva dell?Uranio, e perciò meno pregiata dal punto di vista energetico. La composizione del minerale può variare secondo il luogo di estrazione. Una volta però che l?uranio viene utilizzato in un processo di fissione nucleare, la percentuale dei due isotopi più radioattivi diminuisce drasticamente, lasciando l?U238 come componente prevalente. Si parla allora di uranio impoverito, impoverito cioè di quegli isotopi più radioattivi e più preziosi quindi dal punto di vista energetico. Questo rifiuto industriale ha trovato, con il passare degli anni, sempre più vasta applicazione in campo militare. Avendo una massa atomica relativa altissima, l?uranio risulta avere una densità assai maggiore degli abituali componenti dei proiettili d?artiglieria. Ferro, carbonio ed anche il tungsteno hanno una densità assai minore rispetto all?uranio, mentre il piombo ha una eccessiva malleabilità per essere sfruttato con profitto come proiettile anticarro.
La densità dell?uranio impoverito è importante in quanto spiega il perché la scelta degli ingegneri statunitensi sia ricaduta su di esso come miglior materiale per un proiettile anticarro. È un caso di scuola: prendiamo due proiettili che abbiano uguale velocità. L?effetto del loro impatto sul carro nemico è dato dall?energia cinetica del proietto, ovvero dalla velocità. Se le velocità di due proiettili sono uguali è la massa che fa la differenza nell?effetto (come un proiettile di gomma e uno di metallo, ad esempio). Data l?estrema densità dell?uranio impoverito, ne basta poco per ottenere una massa consistente. In altre parole l?energia cinetica di un piccolo proietto di uranio impoverito è la stessa di quella di una grossa palla di ferro lanciata alla stessa velocità. Non solo: le caratteristiche di durezza di questo materiale fanno si che non abbia bisogno di essere indurito. In altre parole il ferro va legato con il carbonio per dare l?acciaio, e per ottenere prestazioni migliori bisogna ricorrere a costosi leganti come il cromo, il manganese o il tungsteno. L?uranio impoverito, infine, ha avuto agli occhi dei generali americani un altro grande vantaggio: quello di sembrare economico, estremamente economico. Può essere usato così com?è: appena uscito dal cestino dei rifiuti di una centrale nucleare. In realtà questa è solo parte della storia.
Sin dalla guerra del Golfo (1991) l?impiego di questi proiettili d?artiglieria richiedeva speciali precauzioni: uso di guanti nel maneggiarli, uso di mascherine antipolvere durante le azioni di fuoco e così via. Anche dopo i numerosi casi di leucemia (circa 200) verificatisi tra i veterani della guerra nel Golfo Persico, la posizione del Pentagono è rimasta la stessa: non ci sono prove sufficienti per dimostrare statisticamente una relazione tra l?uso dell?Uranio impoverito e i casi di leucemia.Uno degli argomenti principali è che nella Guerra del Golfo sono stati sperimentati sui soldati USA talmente tanti agenti (come per esempio nuovi vaccini che causerebbero impotenza e deficienza), che non si è sicuri che i casi di leucemia siano legati ai proiettili di uranio impoverito. Da numerosi studi condotti al di fuori di ambienti militari sappiamo che l?uranio impoverito presenta tre pericoli particolarmente gravi per l?uomo: la radioattività residua, le proprietà meccaniche del suo articolato, la sua tossicità chimica come metallo pesante.
Da queste osservazioni deriva che tre sono gli organi bersaglio dell?uranio impoverito: il midollo osseo, alle cui disfunzioni è legata la leucemia, i polmoni, che vengono intossicati con un meccanismo molto simile alla silicosi, i reni, danneggiati dall?Ossido di Uranio, dopo che questo si è combinato con l?ossigeno atmosferico. Le vie di contatto da prevenire sono quindi l?inspirazione e l?ingestione. E qui c?è una nota da spiegare. Sebbene la radioattività residua dell?Uranio impoverito sia più bassa di quello usato nelle bombe o nei generatori termonucleari, una volta che respirate le polveri di questo elemento non c?è più modo di eliminarle. In altre parole è come avere immesso nel corpo una sorgente di veleno perpetua. In termini più rigorosi, il tempo di dimezzamento dell?Uranio 238 è 4 bilioni di anni: il periodo durante il quale questo materiale continuerà ad emettere radiazioni.
In Kosovo proiettili di uranio impoverito sono stati usati dappertutto dagli americani. Ma se la guerra nel deserto non ha le stesse controindicazioni di quella nei centri abitati, non c?era nessun motivo di portare avanti una missione di pace contaminando irreparabilmente le regioni dei bombardamenti. Questo soprattutto considerando che il deserto è di per sé tale e non ci vive nessuno, mentre la densità di popolazione di tutti gli stati europei è mediamente dieci volte superiore a quella degli stessi Stati Uniti. Che gli americani impiegassero queste armi micidiali in Kossovo è sempre stato di pubblico dominio. Almeno negli Stati Uniti dove le televisioni trasmettevano costantemente servizi speciali sulle misure di prevenzione adottate dai soldati. I nostri soldati magari non hanno letto tutti i dossier, ma forse qualcuno non gli ha detto tutto.
Poco costoso, facile da reperire, un scarto industriale si trasforma in risorsa militare