Vorrei soffermarmi sulla frase : “…Lo stesso Lazzati rilevava che i cattolici sono i meno adatti a fare politica perché pensano ed esigono che i valori in cui credono trovino una immediata e totale applicazione pratica, ignorando che la politica è il luogo della paziente mediazione….”
e soprattutto (noto io), perchè molti di loro pensano ed esigono (a torto) che i valori in cui credono debbano essere i valori di tutti… con quello che ne segue (ingerenze, interferenze, imposizioni vere o supposte, il tutto a discapito della laicità ed oserei dire della religione stessa.
In questi giorni mi è tornata sotto gli occhi una frase che ognuno di noi dovrebbe stampare sul proprio cuore e nella propria mente: bisogna che il fine sia onesto. Grande. Il fine giusto è dedicarsi al prossimo. E in questo secolo come lei vuole amare se non con la POLITICA o col SINDACATO o con la SCUOLA? Siamo sovrani. Non è più il tempo delle ELEMOSINE, ma delle SCELTE.
(I ragazzi di don Lorenzo Milani)
Auguriamoci di farcela!!!! ciao Mara

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Nel tuo elenco di Soggetti non hai incluso i Cristiani, ovvero Coloro che per natura e formazione rifuggono da etichette o idee precostituite e che proprio per questo sono abituati a rimboccarsi le maniche sempre e comunque non perchè adusi a valori o idee precostituite ma perchè autori ed attori del nuovo in nome di Cristo e di se stessi; perdonali ma così li hanno abituati anni e anni di duro lavoro. Per Costoro il motto è FAI IL MASSIMO NELL’AMBITO DELL’IMPOSSIBILE. Essi non saprebbero fare diversamente e lo dimostrano quotidianamente. Alza il tiro e mira in alto perchè siamo stanchi di una azione politica mediocre e, se mi permetti, non citare Altri ma Te stesso, se no… che gusto c’è nel proporre NUOVE IDEE.
Con affetto Giuseppe
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Nel discorso ai partecipanti al convegno promosso da COMECE per i 50 anni della firma dei trattati di Roma, Benedetto XVI ancora più esplicitamente afferma che la democrazia non è in contrasto con i valori assoluti. Nel caso contrario ?si finisce in questo modo per diffondere la convinzione che la ?ponderazione dei beni? sia l’unica via per il discernimento morale e che il bene comune sia sinonimo di compromesso. In realtà, se il compromesso può costituire un legittimo bilanciamento degli interessi particolari diversi, si trasforma in male comune ogni qualvolta comporti accordi lesivi della natura dell’uomo”. Ne consegue che la mediazione democratica non può limitarsi a mediare tra i diversi senza riferimento alla loro verità e che non sempre le strade della trattativa democratica sono percorribili.
Forse vedo le cose troppo semplicisticamente e ti prego, in tal caso, di chiarirmi le idee. Un politico cattolico si definisce tale in quanto crede nelle verità della fede insegnateci da Gesù Cristo e rivelate alla Chiesa. Una verità (leggi principi non negoziabili) non può essere accettata (per Sua stessa definizione ) solo in parte. Quindi, ad esempio, se il Parlamento discute di aborto il parlamentare cattolico voterà contro (senza rivoluzioni ne ritiri sull’Aventino). In tale contesto, non ricorrere alla mediazione democratica vuol solo dire che in certi contesti il politico cattolico è “obbligato” nel suo agire. Altrimenti, rimani un politico, ma per coerenza non puoi definirti cattolico. La storia del Cristianesimo è piena di martiri che hanno accettato di morire pur di non indietreggiare di fronte alla verità ed anche Gesù… Scusami non vorrei sembrarti un talebano ma questi non sono tempi dai facili compromessi.

Roberto
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Sono d’accordo che i principi non vadano solo enunciati, ma vadano tradotti in beni concreti e fungibili e che il passaggio dall’enunciazione alla realizzazione inevitabilmente comporti mediazione e compromessi: evitiamo però che la “negoziazione” politica si traduca in “negazione” di principi e valori e che il risultato concreto e fruibile di tutto ciò finisca con l’essere l’assenza totale di moralità e sentire religioso!
Maria Chiara