Boston. Fucina di brillanti menti, moderna Babilonia, crocevia di giovani giunti da tutto il mondo per frequentare le più prestigiose università dell`era globale. Sono qui ormai da due mesi ma ancora sento un brivido di emozione passeggiando tra le strade invase da studenti di diverse etnie, le borse piene di libri o in spalla uno strumento musicale. Il sistema universitario di questa città è semplicemente favoloso, con strutture all`avanguardia e biblioteche aperte fino alle due di notte che permettono di vivere davvero l`università. Qui lo studio delle arti ha quella dignità professionale che nella cinica Europa sembra aver perso. Naturalmente questa incredible macchina educativa ha un prezzo. Così elevato da permettere solo a pochi eletti di accedervi, contribuendo a creare un`elite su principi di classe anziché di merito. I primi nella lista degli esclusi sono i neri, che nel centro di Boston sono un numero esiguo impiegato per lo più in lavori umili, evidenziando uno dei problemi più antichi della società americana. La discriminazione razziale rimane infatti una questione irrisolta, aggravata da dati inquietanti come la notizia che il 12 per cento degli afroamericani di età compresa tra i 20 e i 34 anni è in prigione. Come questo possa accadere in quella che dovrebbe essere la nazione più liberale del pianeta è solo uno dei tanti enigmi di questo paese, complesso e pieno di contraddizioni. Tanta libertà e mille restrizioni. È severamente proibito bere sotto i ventuno anni, ma il numero degli alcolizzati è elevatissimo e molti giovani usano tranquillanti e medicinali acquistati con ricette fasulle per stordirsi. Lo stato di New York ha proposto una legge che proibisce di fumare per la strada, ma anche un ragazzino può comprarsi una pistola. La costituzione di questo paese nomina la “felicità” come diritto dell`uomo ma se non hai un`assicurazione medica e sei malato di cancro per ricevere cure adeguate dovresti vincere alla lotteria. È una nazione moderna in cui la ricerca scientifica non teme confronti ma sopravvivono sette religiose dalle idee assurde e superstiziose. Dappertutto slogan che inneggiano ai valori familiari mentre circa la metà dei matrimoni finisce con un divorzio e gli anziani vivono in uno stato di totale abbandono, aggirandosi per le strade come fantasmi, tute sgualcite ed occhi spenti. E poi c`è la contraddizione più grande di tutte: la ricerca cieca e feroce di giustizia dell`America che si trasforma in un`ondata di rabbia e di violenza. Difficile spiegare fenomeni grotteschi come la gente che assiste alle esecuzioni di morte e i reality show che alle sei del pomeriggio trasmettono scene degli arresti più brutali. Sembra quasi che la legge abbia il principale scopo di contenere e censurare la debolezza della natura umana, non per garantire una convivenza civile ma per soddisfare un?esigenza morale. Ecco allora che le pistole vanno bene perché aiutano a tenere ogni cosa sotto controllo ma l`alcol e il fumo sono solo vizi e come tali non meritano pietà. Il risultato che ottengono con la repressione di ogni abbandono è proprio l`opposto. La maschera di uomini tutti d`un pezzo è talmente stretta e soffocante da provocare un esplosione che sfocia in mille eccessi. Mi sembra quasi di percepire nella spietata sete di giustizia di questo paese come l`esigenza di sfogare una rabbia innata. Ed è forse questo il nocciolo, capire qual`è la fonte di tutta questa rabbia. Forse bisogna ricercarla alle origini, forse sopravvive ancora il desiderio di rivincita dei primi coloni che giunsero qui come esclusi. Eppure, a dispetto di tutte le sue atroci contraddizioni l?America rimane ai miei occhi di un fascino ammaliante a cui è difficile resistere. Come un abile illusionista ti incanta, mostrando una realtà apparentemente perfetta, luccicante e straordinariamente ricca di opportunità. Quando infine svela il trucco, allora si rimane sedotti dal mistero, dalla scoperta lenta e appassionante dei suoi mille volti, fatti di meraviglie e di orrori.