Leit motiv di tutto il convegno è stato: La proposta di riforma?Burani-Procaccini? alla legge 180 è inemendabile, ossia totalmente non accettabile.
Nella relazione introduttiva Marida Bolognesi denuncia il vuoto di proposte e di monitoraggio verificatosi negli ultimi due anni, e ciò viene messo in relazione con la formulazione della proposta di controriforma. Viene pertanto lanciata l?idea, ripresa da molti interventi, di organizzare entro l?anno una conferenza programmatica non governativa sulla salute mentale, che riprenda il filo di quella di due anni fa (tenutasi all?Aula Magna della Sapienza) presieduta dall?allora ministro Veronesi ma concepita già dal suo predecessore, on. Bindi.
M. Bolognesi denuncia il tentativo della Burani ? Procaccini di confondere malati mentali e devianti di vario tipo (tossici, prostitute, emarginati), e tuttavia questa stessa confusione si ritroverà successivamente in vari interventi di esponenti oltranzisti di Psichiatria democratica, a cominciare da Emilio Lupo (segretario dell?organizzazione). Su questo punto si registrano due interventi molto precisi di esponenti della Scuola Romana di Psicoterapia e Psichiatria che rivendicano l?assoluta necessità di non confondere i malati mentali (il cui disturbo è un disturbo del pensiero, e che richiedono una cura psichiatrica) non solo con gli emarginati di vario tipo, ma neppure con i soggetti di interesse neurologico (cerebropatici, dementi senili, mongolini ecc.) in quanto portatori di problematiche diverse e suscettibili di diversi tipi di soluzione.
Quello che accomuna la pressoché totalità dei relatori è che comunque a 25 anni dall?approvazione della ?legge Basaglia? c?è bisogno di una riflessione e di operare degli aggiustamenti. Si riscontra concordanza sul fatto che la chiusura definitiva dei manicomi ? lager è una conquista di civiltà irrinunciabile, mentre la destra vuole reintrodurli più o meno surrettiziamente dando ampio spazio al privato, ossia alla ricostituzione dei manicomi, stavolta però anche a pagamento. Anzi, nella Burani ? Procaccini è previsto che anche il T.S.O. (trattamento sanitario obbligatorio) sia effettuato privatamente.
Alcuni relatori segnalano che recentemente sono state portate delle modifiche alla proposta di controriforma, ma che ancora non c?è stato tempo per esaminarle attentamente.
Da questa valutazione generalmente condivisa si passa alle differenziazioni. Tutti gli esponenti di Psichiatria Democratica, e in modo particolare Rocco Canosa ed Emilio Lupo, tendono a radicalizzare l?indirizzo basagliano proponendo la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e addirittura in prospettiva l?abolizione dei reparti ospedalieri – dove vengono attualmente effettuati i T.S.O. -nonché di ogni altra forma, benché temporanea, di residenzialità (es: le comunità terapeutiche). A detta di Canosa queste ultime sarebbero soltanto fonte di guadagno per un cosiddetto no profit che tale non sarebbe. Accenti del genere sono riscontrabili anche nell?intervento di Luigi Ferrannini, quando dice attenti alla sussidiarietà, è pericoloso pensare che altri facciano ciò che lo Stato deve fare (quale immagine di sussidiarietà ha il relatore?) Per risolvere questo ed altri problemi Lupo (sic!) arriva a proporre anche il self help. La proposta appare non meno fatua di quella, denunciata da Muggia, presidente di un?associazione di familiari, del progetto Moroni, basato sulla telemedicina.
Fortunatamente ancora qualcuno mantiene il buon senso. Scarpa, responsabile dell?O.P.G. di Montelupo Fiorentino, espone un?esperienza in cui l?O.P.G. può non essere un lager e tentare la cura e il recupero dei malati mentali delinquenti. Luigi Cancrini fa notare che per es. portare gli attuali ospiti degli O.P.G. in carcere, nell?attuale situazione di assoluta inadeguatezza delle strutture carcerarie, che si trovano in stato di drammatica emergenza, è assolutamente improponibile. Cancrini ed altri sottolineano che se la malattia mentale sopravviene in un certo ambiente nel quale il soggetto è inserito (a cominciare dalla famiglia), è terapeutico per la persona stessa allontanarsi da quell?ambiente, che assume funzioni patogene. Quello che conta, per Cancrini, è che soprattutto nel caso dei giovani si fronteggino immediatamente le crisi, perché se prese per tempo sono recuperabili, altrimenti si cronicizzano. E non possono essere confusi giovani alla prima crisi e cronici. Cancrini ricorda che è giacente in parlamento una proposta di legge popolare per il riconoscimento della psicoterapia come forma di cura fornita dal S.S.N., cosa attualmente non prevista, e sollecita l?approvazione della legge stessa. Successivamente l?on. Lumia denuncerà (pur senza mai fare il nome di Cassano e del progetto ?Idea?) che c?è chi va in giro per le scuole fingendo di fare indagini e statistiche, in realtà per propinare psicofarmaci ai bambini, anche delle elementari.
Mentre Psichiatria Democratica rinnova l?ormai frustra lamentazione sulla mancata applicazione della 180, perché molte regioni sono in ritardo nella creazione delle strutture da questa previste, altri si pongono il quesito di come veramente affrontare un problema che è sempre più drammatico e vissuto pesantissimamente dai malati in primis, ma anche dalle famiglie. Lo stesso Ferrannini ammette che le esigenze di tutti gli stakeholders non sono sempre componibili, e che familiari ed utenti dei servizi di salute mentale sono insoddisfatti. Appare perciò quasi fatuo dire, come lui dice, che è una questione di scarsa visibilità dei servizi stessi. E? pur vero, come denunciato da R. Milano, che i fondi da destinare a questo tipo di servizi sono continuamente a rischio, per cui occorre fare una battaglia di retroguardia per non andare indietro rispetto ai livelli già raggiunti, ma forse il problema non è tutto lì. Lo stesso Dell?Acqua, compagno di prim?ora di Basaglia, ammette che la 180, più che risolvere i problemi, ha costretto tutti a porseli in altra maniera, mettendo al primo posto i diritti di cittadinanza dei malati. Se in un luogo emblematico come Collegno, antica sede di uno dei più grandi manicomi, come denunciato da Marina Costa, assessore alle politiche sociali, si assiste a tentativi di riutilizzare i locali dell?ex manicomio per introdurvi qualche forma di residenzialità, forse una domanda inevasa c?è, e va ascoltata.
Livia Turco, riprendendo il discorso della dignità e cittadinanza dei malati, propone di ricollocare la questione psichiatrica sul piano politico ? culturale, uscendo dal recinto degli addetti ai lavori.
Molto più concretamente Rosy Bindi ammette che stare all?opposizione può essere una grande occasione per fare autocritica e approfondire la ricerca. Uniti nel respingere l?attacco della destra, riconosciamo che al nostro interno ci sono differenziazioni scientifico-professionali, c?è un pluralismo interno, e pertanto vanno superate le rigidità ideologiche, e bisogna avere il coraggio di chiamare per nome la malattia, ammettendo che c?è anzitutto bisogno di cura. Pur d?accordo sul rifiuto dell?inserimento del privato nel settore, dice che la personalizzazione dell?intervento nei confronti dei malati richiede un?integrazione pubblico/privato, soprattutto con il volontariato e il no profit.
Riflessioni su un convegno