Una panoramica dell?attuale stato dell?informazione pubblica attraverso la storia degli ultimi decenni, è stata composta da Luigi Zanda, già Presidente dell?Agenzia per il Grande Giubileo dell?Anno 2000 e membro del precedente Consiglio di Amministrazione della Rai, intervenuto all?incontro dell?Associazione Amici per la Città svoltosi martedì 20 maggio con il titolo ?Il condizionamento della pubblica opinione?.
?Occorre anzitutto ricordarsi ? ha specificato Zanda ? che ?l?opinione pubblica? è costituita da tutti noi e pertanto svolgiamo due funzioni essenziali: quella di verifica sia della politica di governo sia del funzionamento complessivo della società?. Zanda ha proseguito analizzando il ruolo dell?informazione che varia secondo i paesi: ?In un regime come quello sovietico o quello cinese c?è una forma debole di controllo della pubblica opinione che consiste nel dare il compito alla stampa e alla televisione di replicare al brusio e al bisbiglio della popolazione sui fatti che accadono. La stampa in Francia, Inghilterra, Svizzera ed in altri paesi europei, è costituita da due generi distinti: una fornisce informazioni e commenti, l?altra, definibile popolare, ha come riferimento base il pettegolezzo. Il panorama della stampa italiana vede questi due generi mischiarsi fra loro, determinando l?unione della cronaca con i retroscena. I nostri media sembrano un?arena e quindi risulta molto complesso per il lettore capire come stanno effettivamente le cose?.
L?oggetto del dibattito si è così incentrato sulla situazione italiana in cui, secondo Zanda, l?informazione ha avuto negli ultimi decenni un cambiamento repentino: ?Nel nostro paese ? ha detto ? si vendono 5 milioni di quotidiani al giorno, ma la televisione moltiplica facilmente l?informazione fino a sei volte più di quanto può fare la stampa. Questo determina una presenza del messaggio televisivo molto più invadente e invasivo di quanto determini la carta stampata.
Un fattore decisivo in questo ambito è stato senz?altro la fine del monopolio pubblico della Rai avvenuto alla fine degli anni ?70, quando nacque la televisione privata comunale e iniziò l?esperienza di Berlusconi?. In questo caso si trattava semplicemente di un invio di cassette a diverse emittenti esattamente alla stessa ora dello stesso giorno: si era creato un modo efficace per dare l?idea di essere una televisione nazionale e di vendere facilmente spazi pubblicitari. ?In quegli anni, – continua Zanda – il Governo regolamentò tale sistema e nacque il duopolio televisivo pubblico e privato.
Nel 2001, con la vincita delle elezioni, Berlusconi rimase proprietario di Mediaset ed esercitò una notevole influenza sulla televisione pubblica . Pertanto dal 2001 siamo passati ad un monopolio di fatto che non potrà essere sciolto se non verrà regolamentato il conflitto di interessi?.
Zanda ha successivamente specificato come la televisione abbia la capacità di far intendere una diversa situazione della realtà e ha proseguito soffermandosi sulle problematiche ritenute ancora aperte all?interno della Rai: ?Il motivo per il quale mi sono dimesso dal Consiglio di Amministrazione ? ha concluso Zanda – è per il mio giudizio sull?idoneità di raddrizzare le sorti dell?azienda la cui malattia ritengo sia grave. La Rai sta avendo da molti anni una flessione. Poca qualità, bilanci molto fragili nonché una mancanza completa di visione strategica rispetto alla sua ristrutturazione.
In realtà occorre chiedersi perché la Rai, a differenza di Mediaset, copre giornalisticamente tutto il mondo, investe più denaro ma non è premiata dagli ascolti. Sembra che la Rai non voglia o non sappia competere. In questo contesto ho ritenuto opportuno esporre pubblicamente questa situazione piuttosto che combatterla inutilmente dall?interno?.
Gli scenari dell'informazione nella storia degli ultimi decenni