Fra le organizzazioni internazionali più importanti e, sicuramente, più potenti nell?attuale assetto della governance mondiale vi è l?Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), che riunisce in questi giorni a Cancun (Messico) il massimo organo, la Conferenza ministeriale, chiamata a decidere in merito al nuovo ciclo di negoziati lanciato a Doha (Qatar) a novembre 2001 e noto con il nome di ?Round dello Sviluppo?.
Sin dal 1995, anno in cui sostituì il GATT (Accordo Generale sul Commercio e le Tariffe), essa ha determinato la progressiva liberalizzazione dei mercati dei Paesi membri, rispetto al commercio di quei prodotti che sono oggetto degli accordi alla base della sua costituzione. Infatti, oltre all?accordo istitutivo dell?Organizzazione, ne furono siglati altri cinque, obbligatori per tutti i membri, e due plurilaterali, vincolanti solo per i Paesi firmatari. I primi cinque sono: il GATS sulla liberalizzazione dei servizi di pubblica utilità, il TRIPS sui diritti di proprietà intellettuale relativi al commercio, il GATT 1994 sui prodotti agro-alimentari e industriali, il DSU sul sistema di risoluzione delle controversie e l?accordo sul riesame delle politiche commerciali; gli accordi plurilaterali, invece, sono relativi agli appalti pubblici e all?aviazione civile.
I ?prodotti? di cui l?OMC regola gli scambi non sono, dunque, solo merci e manufatti, bensì anche una serie di beni non tipicamente commerciali. A partire dal Vertice di Singapore del 1997, poi, a questi si sono aggiunti, sebbene ancora solo a livello di proposte da negoziare, altri importanti ?prodotti?, che hanno assunto nel corso degli anni un peso sempre maggiore nello sviluppo dell?economia globale: gli investimenti, la trasparenza negli appalti pubblici, le facilitazioni agli scambi e la concorrenza.
Sino a quando i Paesi dell?OMC erano 50 e tutti con un livello di sviluppo similare ed avanzato, l?inclusione di tutti questi settori nei negoziati non creava situazioni di squilibrio, né ledeva i diritti fondamentali dei cittadini dei Paesi membri, i quali potevano vantare un benessere economico e un apparato statale che garantiva loro il godimento dei diritti sociali e l?accesso ai servizi di base (scuole, ospedali, poste, mezzi di comunicazione, ecc.) e a beni necessari all?esistenza umana, quali l?acqua e il cibo.
Le cose sono cambiate negli ultimi otto anni, nel corso dei quali l?OMC ha assunto un potere sempre maggiore nel determinare le logiche del mercato internazionale, attirando a sé numerosi Paesi in via di sviluppo, i quali, vedendo compromessi gli accordi preferenziali che avevano con i Paesi industrializzati per via della ?clausola della nazione più favorita? ? uno dei principi cardine dell?OMC ? e progressivamente ridotte le quote di mercato coperte dai loro prodotti, si sono visti costretti ad aderire all?Organizzazione. Conseguenza ne è stata un allargamento di questa a 146 Paesi, che diventeranno 148 all?indomani di Cancun, con l?entrata di Nepal e Cambogia.
L?asimmetria che è venuta a crearsi all?interno dell?OMC tra Paesi con livelli di sviluppo così differenti è alla base di divergenze politico-economiche, che chiamano in causa i diritti e pongono il problema della loro primazia sulle esigenze del mercato: liberalizzare il settore agro-alimentare, o sancire e tutelare il diritto alla sovranità alimentare dei Paesi poveri, accettando che questi ?proteggano? in qualche modo la propria economia, in prevalenza agricola? Derogare all?accordo TRIPS nel caso dei farmaci salvavita, per consentirne l?accesso alle centinaia di migliaia di persone che ogni anno muoiono di malattie altrimenti curabili, o tutelare il diritto di proprietà intellettuale ventennale che fa svettare il prezzo dei trattamenti sanitari, a vantaggio delle multinazionali farmaceutiche?
Il Round dello Sviluppo fu lanciato proprio all?indomani dei tragici accadimenti dell?11 settembre, con l?intenzione di dare al commercio internazionale un nuovo assetto che favorisse lo sviluppo dei Paesi più poveri, considerando questo il presupposto fondamentale della sicurezza internazionale e l?arma più efficace per combattere il terrorismo. Ma sin dai suoi albori, fu evidente la differente interpretazione che i Paesi industrializzati e i Pvs davano all?evento: per i primi esso costituiva l?occasione per liberalizzare ulteriormente alcuni settori già oggetto di un precedente accordo e per estendere l?autorità dell?OMC a quelli ancora esclusi ? è il caso dei già citati ?Temi di Singapore?; per i secondi, il nuovo negoziato avrebbe dovuto essere avviato solo dopo la piena applicazione degli accordi del precedente round negoziale e il riconoscimento ai Pvs di un ?trattamento speciale e differenziato?, in considerazione del livello di sviluppo più basso che non li metteva in condizioni di sostenere la concorrenza di Paesi dalle economie forti, nei diversi settori da liberalizzare. Da qui, la ferma opposizione dei Pvs all?inclusione dei ?Temi di Singapore? nell?agenda di Doha.
Da un lato, dunque, l?incrollabile fiducia nel libero mercato, motore di ogni sviluppo e panacea di tutti i mali, dall?altro la ricerca di gradualità lungo la strada della liberalizzazione.
Saranno questi alcuni dei nodi che i ministri del commercio dei Paesi membri si troveranno a dover sciogliere tra il 10 il 14 settembre a Cancun, se vorranno procedere sulla via tracciata a Doha, che vorrebbe i negoziati chiusi entro gennaio 2005. E la creazione di un consenso intorno ai diversi temi è tanto più necessaria, in ragione del principio del ?single undertaking? ? altro principio cardine dell?OMC ? secondo cui ogni Paese deve siglare l?intero negoziato e non solo gli accordi che condivide, pena l?esclusione dall?Organizzazione. Inoltre, poiché l?OMC è l?unica Istituzione internazionale dotata di un sistema di risoluzione delle controversie commerciali con potere sanzionatorio, gli Stati membri che hanno sottoscritto gli accordi sono tenuti a rispettarli, salvo incorrere in ingenti sanzioni di diverso genere.
La fase di stallo in cui attualmente giace il round negoziale potrebbe sbloccarsi o incancrenirsi a Cancun. Certo è che, qualunque siano gli esiti, andranno ad inserire un tassello importante sulla via di una nuova governance globale, in bilico fra un difficoltoso multilateralismo e un sempre più seducente bilateralismo.
Storia e strategie di una delle organizzazioni internazionali più importanti e potenti