Margherita: che succede?
Mentre si aderisce con entusiasmo alla creazione della lista unica
nell?Ulivo, si consolida una grave frattura nella Margherita Romana.
Si punta ad una ?Primavera Riformista? e i colori sono quelli autunnali delle
rotture. Ma frattura tra chi, intorno a quali idee, in vista di quali obiettivi?
La stampa, quasi tutta, semplifica personalizzando: Gasbarra contro Rutelli,
Democratici contro Popolari, Dalia contro Giachetti, e poi Marini, Parisi, D?Ubaldo,
i consiglieri, gli assessori? Non è nella personalizzazione che si chiarisce
il problema.
Per cercare di capire bisogna intanto chiarire che cosa questa frattura
non è:
non è un confronto intorno a grandi idee, intorno a valori
guida (mi viene da dire ?purtroppo?, avrebbe più senso andare a scontri anche
laceranti).
non è un contrasto tra cattolici/laici, né tra popolari/democratici.
Infatti si trovano in tutti e due gli schieramenti persone che appartengono
alle diverse aree.
non è un antagonismo Rutelli/Gasbarra. Abbinata vincente anche
nelle ultime elezioni provinciali, è palese espressione di sinergia, in ruoli
diversi ma complementari. NON è uno scontro che può essere ridotto a simpatie/antipatie
dei leaders.
Non è tutto questo anche se tutti questi elementi influiscono
nel rafforzare le incomprensioni.
È una grande divergenza sul metodo: sul modo di vivere un partito,
di guidare un partito, di partecipare al partito. Contrapposizione o
concertazione ?
C?è chi ritiene che, una volta stabilito un obiettivo, questo
vada raggiunto nella sua interezza. E se qualcuno si oppone, questi va emarginato,
distrutto. Naturalmente, in un regime democratico, bisogna garantirsi la maggioranza,
bisogna contarsi. È questo un metodo di forte efficientismo, che rischia però
di lasciare tante vittime, anche illustri, per il cammino. È un metodo che,
per restare democratico, esige grande attenzione alle regole di partecipazione.
C?è chi ritiene, invece,che gli obiettivi vadano raggiunti
trovando le necessarie convergenze, con faticosi processi di concertazione.
Sono modalità lunghe e faticose, dove a volte non trionfa l?idea migliore ma
quella del ?sopravvissuto? nelle paludose, estenuanti trattative. E? un metodo
che richiede equilibrio e saggezza dei leaders.
A Roma, secondo me sbagliando, si è andati verso un congresso di contrapposizione,
proprio nel momento in cui la creazione della lista unica ci imponeva un grande
impegno unitario. Primo errore, ma poi ne abbiamo fatti altri:
ci siamo dati un regolamento che era l?opposto della promozione
di una partecipazione ampia e aperta alla società civile, idea forte della Margherita;
ci siamo dati delle regole che raffreddavano ogni volontà
di partecipazione dei non addetti: essere presenti al dibattito congressuale
per tutto il giorno o, in alternativa, andare ai seggi due volte nella stessa
giornata;
non si sono realizzate, infine, le possibilità minime di partecipazione
democratica attraverso un adeguato accesso alle liste municipali degli iscritti
(all?ultimo minuto e ?liste coperte?). A questo punto mancavano i presupposti
democratici propri di un confronto congressuale.
Per questo è stato richiesto un rinvio dei congressi, che anch?io con convinzione
ho sottoscritto. Il rifiuto che ne è seguito ha consumato una frattura, in seno
alla Margherita, profonda e lacerante.
E ora: Margherita, che fare ? Si metta da parte l?orgoglio e si ricominci
a discutere a tutti i livelli .
Riprogrammiamo i nostri appuntamenti congressuali con una reale apertura alla
società civile, e con una seria ricerca di ogni convergenza possibile.