Se soltanto lo 0,02% dei minori italiani ha problemi con la giustizia, la percentuale sale all?1,4% per gli stranieri. Infatti su 40.588 minori denunciati nel 2002, 10.009 erano stranieri (24,7%), il 40% dei quali di sesso femminile.
Più della metà delle denunce riguarda i reati contro il patrimonio, mentre i problemi di spaccio coinvolgono prevalentemente i maggiori di 14 anni. Il 65% circa dei denunciati viene dall?est europeo, il 18,2% dal Marocco, e questi ultimi prevalentemente per reati connessi allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Nel seminario internazionale tenutosi a Roma lo scorso ottobre 2003, presso il Dipartimento di Giustizia Minorile del Ministero di Grazia e Giustizia, è emerso che nel quadro dei gravi problemi posti dal fenomeno migratorio, particolare rilevanza assume quello dei minori.
Gli adolescenti immigrati non accompagnati sono principalmente rumeni e marocchini, i primi più coinvolti in episodi di reati contro il patrimonio, i secondi più dediti al traffico di stupefacenti. Focalizzando meglio, i minori rom (prevalentemente rumeni), si stanno allontanando dalle ?tradizioni? dell?etnia di provenienza, più dedita al furto e al borseggio, per spostarsi verso lo spaccio.
Nel primo semestre 2003, su circa 800 minori detenuti, 400 sono stranieri.
Un dato da considerare con particolare preoccupazione è che l?incremento dei reati è fortissimo a Torino, dove da molto tempo è insediata una forte comunità di immigrati marocchini; questo significa che la devianza non deriva soltanto dalla difficoltà di inserimento non appena arrivati in Italia, ma tende invece a diventare lo ?stile di vita? per molti già da tempo insediati e magari con regolare permesso di soggiorno. Contrariamente a quanto si può credere, sembra infatti che la seconda generazione degli immigrati sia quella più a rischio.
La legislazione italiana è particolarmente favorevole ai minori. Esistono per loro qualcosa come 6/7000 posti nelle strutture di accoglienza, con un budget di 150.000.000 euro l?anno. Dal 1999 il minore non può più essere espulso. Ma allo scadere del 18° compleanno? O il ragazzo lavora (ma per avere il permesso di lavoro deve rientrare nelle quote programmate) o torna a casa; forse una casa che non ha mai conosciuto e della quale magari non parla neppure la lingua, in quanto la cittadinanza è riconosciuta soltanto a chi è figlio di italiani, indipendentemente dalla nascita sul nostro suolo. Ossia: il minore straniero ha parità di trattamento con l?italiano, diversamente da quanto accadeva con la legge 943/86 che lo considerava un?appendice del genitore, ma a 18 anni finisce tutto, e quella che finora era stata considerata una terra ?madre?, improvvisamente diventa matrigna. Nessuno ha mai indagato sul disagio: quanti suicidi, quanti tossicodipendenti tra i minori stranieri?
I dati ufficiali non dicono tutto. Per esempio, i minori stranieri che vanno alle elementari sono 60.000 in meno di quelli ufficialmente residenti; dove stanno, che cosa fanno? La percentuale di scolarizzazione poi si abbassa ancora per le medie, e non parliamo delle superiori.
Qualcuno li ha definiti bambini ?a zig zag?: estremamente mobili, spesso si sentono italiani, parlano dialetto, ma la loro famiglia ha una cultura e un?identità diversa, oppure la famiglia è lontana, non c?è, o c?è solo il padre; occorre rivedere quello che fanno i servizi, che troppe volte si limitano a organizzare i ?cous cous party?, peraltro lodevoli, ma che non fanno vera integrazione culturale.
Se cadono nelle maglie della giustizia, i minori stranieri, spesso non vincolati a una residenza, sono facilmente sballottati da un?istituto all?altro ?tanto non c?è nessuno che li va a trovare?, il che compromette l?avvio di un progetto rieducativo; la rete, il coordinamento tra le varie realtà sociali e istituzionali che si interessano del fenomeno, a volte esiste solo come dichiarazione d?intenti.
A macchia di leopardo si intravedono soluzioni innovative, come per es. l?affidamento monoculturale (ossia a famiglie provenienti dalla stessa cultura) sperimentato a Bologna, ma non basta. E tuttavia ci sembra estremamente importante che ci si cominci a interrogare sul problema, cercando nuove soluzioni.
Troppi italiani vivono ancora l?immigrato come presenza temporanea, qualcuno che prima o poi tornerà a casa sua, non realizzando che il progressivo calo demografico, unito all?aumento della pressione migratoria a livello mondiale, va in senso totalmente diverso, ossia verso un insediamento stabile.
Peraltro questa è stata per tanto tempo la posizione anche della Germania, meta di immigrazione da molto prima dell?Italia; solo recentemente è stato riconosciuto il diritto di cittadinanza ai nati sul suolo tedesco, benché figli di immigrati. E? una possibilità da prendere in considerazione.
Allora, a parere di chi scrive, un dibattito su questo argomento potrebbe anche costituire un banco di prova per verificare se e in che misura certe recentissime aperture espresse da due partiti del governo di centro destra siano sincere, o soltanto strumentali agli equilibri interni della coalizione.