E? passato un po? di tempo, quel che è stato necessario a far calmare le acque e provare a capire, al di là degli slogan, cosa rimane veramente del Vertice di Cancun. La Conferenza Ministeriale dell?Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), si è chiusa lo scorso 15 settembre con un nulla di fatto.
Ma la sconfitta non risparmia nessuno, neanche quanti in un primo momento avevano esultato, come quei Paesi che hanno manifestato maggiore coesione a Cancun, entrando a pieno titolo tra i protagonisti della politica internazionale: il G20 plus ? che raggruppa i Paesi dalle economie emergenti ? e gli Stati africani a sud del Sahara ? in maggioranza Paesi in via di sviluppo. Questi Paesi, incuneandosi fra USA e UE, si sono opposti alle bozze di accordo da loro presentate, perché sbilanciate a favore dei Paesi ricchi, facendo saltare il negoziato.
E? stato, così, spaccato il duopolio che da anni ormai dominava la scena internazionale e si è manifestato in maniera evidente l?emergere di un nuovo soggetto politico, che ha costretto le potenze occidentali a prendere atto che ormai non è più sufficiente trovare un accordo a due, senza coinvolgere alla pari altri Paesi.
Questa nuova consapevolezza, mettendo a nudo i problemi di governance globale, investe anche la struttura dell?OMC e le procedure di voto, che sino a questo momento erano tarate su appena 50 Paesi ? quelli dell?Uruguay Round ? e che non è possibile oggi adattare ad un numero di membri tre volte superiore. A constatare l?urgenza di una ristrutturazione interna sono state anche Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, i quali nell?incontro di Dubai del 23 settembre hanno cominciato a discutere di come riformare il proprio sistema di voto e la propria composizione, in modo da dare più spazio ai Paesi dei Sud del mondo.
Sul piano politico, dunque, rimane indiscusso il valore del fallimento del Vertice, ma sul piano economico la vittoria è tutta da dimostrare.
Il fallimento di ogni accordo multilaterale provoca il mantenimento dello status quo, se non addirittura un vuoto normativo da colmare. Nel caso dell?OMC, si sono verificate entrambe queste condizioni. Innanzitutto, il commercio internazionale così com?è regolato non soddisfa nessuno, né i Paesi ricchi né i poveri: i primi chiedono un?ulteriore apertura dei mercati dei Sud ai propri prodotti e in nuovi settori; i secondi rivendicano il trattamento speciale e differenziato delle proprie merci ed una liberalizzazione reale del settore agricolo e di prodotti ?sensibili? come il cotone. Dunque, mantenere lo status quo al momento non interessa a nessuno, eccezion fatta per le imprese agricole che continuano a ricevere i sussidi, quegli stessi che dopo quattro giorni di estenuanti trattative a Cancun, l?UE aveva accettato di ridurre almeno per alcuni prodotti. Anche rispetto all?allargamento del negoziato ai Nuovi Temi (investimenti, concorrenza, appalti pubblici e facilitazioni agli scambi), nonostante i primi scontri, alla fine l?UE aveva proposto l?apertura di due soli negoziati. Pur rimanendo ampio il divario fra le richieste del G20 plus e dei Paesi africani, e le concessioni dell?UE, qualche passo in avanti era stato fatto, ma la chiusura improvvisa del Vertice ha prodotto come immediato contraccolpo un nuovo allontanamento ed irrigidimento delle posizioni.
Si apre, dunque, la via al vuoto normativo per cui i Paesi che non sono riusciti a trovare un accordo mutilaterale in sede di OMC, lo cercano a livello bilaterale o impongono misure unilaterali. Naturamente, su un fronte ristretto a farla da padroni sono i Paesi più ricchi, non certo i Paesi poveri la cui forza, in un contesto multilaterale, era data dalla coesione attorno a comuni interessi. E? questo il piano privilegiato di attori come gli Stati Uniti che, a poche ore dalla conclusione del vertice, hanno annunciato l?adozione di una misura unilaterale in materia di concorrenza: la creazione di un ufficio preposto al controllo delle merci importate, per sanzionare le pratiche di concorrenza sleale.
E ci si muove anche sul bilaterale: mentre l?UE e l?Italia confermano la propria sostanziale adesione ai principi del multilateralismo seppure integrato da una rete di accordi bilaterali, gli USA si ripropongono di rafforzare la propria posizione con accordi bilaterali e regionali, fra cui l?ALCA.
Ma tutto questo sembra non scoraggiare Supachai Panitchpakdi, direttore generale dell?OMC, che ancora richiama i Paesi membri ad impegnarsi per chiudere il round negoziale entro dicembre 2004 e che ha fissato un incontro straordinario a Ginevra prima della fine dell?anno, in modo da discutere su ?quelle aree in cui abbiamo raggiunto un alto livello di convergenza?.
Piuttosto che un commercio senza regole, un accordo commerciale accettabile che dia ai Paesi poveri un?opportunità di sviluppo, quella che la legge del più forte ha già più volte schiacciato in un contesto di vuoto normativo.
La sconfitta non risparmia nessuno e il fallimento del negoziato avrà molteplici conseguenze