Non ci sono molti treni in Argentina, e allora il pullman é il mezzo piú rapido e diffuso per viaggiare, ovunque. Ed é anche un buon momento per conoscere gente e per scambiare due chiacchiere. In genere é difficile uscire dai binari dei soliti discorsi su eventuali origini italiane, la situazione economica argentina, il calcio?
L?ultima volta, peró, ho conosciuto un professore di economia di Salta e fra le varie cose che mi raccontava una mi sembra particolarmente interessante: mi ha parlato della privatizzazione di YPF, una delle principali compagnie petrolifere in Argentina, e delle conseguenze dell?indennizzo ricevuto dai dipendenti. ?Gente umile che si é trovata con una consistente cifra in mano?, mi ha spiegato. E con questi soldi hanno, molti, aperto un chiosco. Poi, quando la domanda ha cominciato a scarseggiare, vista la grande offerta, qualcuno ha comprato un?auto e ha cominciato a lavorare come taxista. I guadagni erano buoni e allora altri gestori di chiosco in difficoltá hanno seguito la stessa strada.
Se l?offerta cresce, la domanda cala, le leggi economiche sono inarrestabili. E gli argentini anche. Ecco allora che i taxisti vendono le loro auto e avviano una peluqueria, e poi un locutorio, un punto internet, una tintoria…e cosí via.
Probabilmente il discorso non è così semplice, però, seguendo questo ragionamento, i risultati delle grandi privatizzazioni di imprese statali, avviate nel 1989 da Menem, a Buenos Aires sono molto evidenti.
Passeggiando per la cittá, che si tratti indifferentemente del centro, del quartiere genovese ?La Boca?, dell?elegante ?Recoleta? o di qualsiasi altro barrio, in ogni quadra (praticamente un isolato di 100 metri) sempre si può trovare almeno un chiosco, un locutorio con internet, un barbiere, il più delle volte da entrambi i lati della strada.
Minuscoli, strapieni, colorati e, tranne rare eccezioni, tutti uguali, i chioschi non dormono mai, anche se di notte chiudono le inferriate e gli acquisti si possono fare solo da dietro le sbarre. Acquisti di ogni tipo: caramelle, gelati, sigarette, panini, bibite, articoli di cartoleria, fazzoletti, biglietti della lotteria…e molto altro.
Poi ci sono i locutori. In genere contraddistinti dai colori giallo e blu dell?insegna e dalla scritta ?Telefonica?, sono delle piccole sale con cabine telefoniche per chiamate nazionali e internazionali. Di solito oltre alle cabine ci sono postazioni con computer più o meno nuovi dove con 1 o 2 pesos si può navigare un?ora in internet. A qualsiasi ora, del giorno e della notte, c?è qualcuno seduto di fronte a uno schermo e il battere sui tasti è sottofondo costante di chi, al lato, telefona.
Infine le peluquerias (generalmente per 10 pesos, ossia poco piú di 3 euro, si ha diritto a taglio e messa in piega) e le tintorie, con poche persone all?interno ma piene di cartelli di offerte e promozioni sulla strada.
Quest?ultima, a sua volta, é sempre colorata da un fiume giallo e nero: i taxi. Nel traffico caotico di Buenos Aires sembrano essere gli unici a non andare di corsa. Sono come avvoltoi, e sono 40.000. Costeggiano lentamente i marciapiedi, dirigendosi a destra e sinistra a seconda di dove si ?annidino le prede?. E come nei migliori film americani, basta alzare un braccio che il taxista piú vicino, o il piú rapido di riflessi, con un tocco di abbaglianti e le quattro frecce ti cattura.
Quello che non riesco a spiegarmi é come si faccia a vivere con cosí tanta concorrenza e prezzi cosí bassi. Allora ho provato a chiederlo a un taxista, e la sua risposta é stata breve ma del tutto esauriente: ?Si vive male?.