Al circolo culturale Ex Novo in via Monte Zebio 9, a Roma, si è tenuto il 29 gennaio 2004 una relazione dell?economista Paolo Forti, in merito ai contenuti della finanziaria 2003/2004. Dalla relazione e dal dibattito che ne è seguito sono emersi i limiti di una finanziaria, che utilizza provvedimenti una tantum per fare cassa, senza un visione programmatica di lungo periodo.
Le considerazioni di Forti si sono basate sui contenuti presenti nei dati della Finanziaria, nei quali appare evidente che la proroga di tutta una serie di sgravi fiscali anche al 2004, comporta un aumento della pressione fiscale, per i governi successivi, aggravando così il bilancio futuro dello Stato. La rivista l?Espresso, nel secondo fascicolo di febbraio, registra già per il 2003 questo aumento.
Forti è partito dal presupposto che non necessariamente i tagli delle tasse sono un beneficio per una collettività, ma occorre spiegare invece a cosa serve una misura del genere e da dove sono prelevate le risorse per attuare questo progetto. Inoltre egli prende in considerazione il modo con cui viene approvata questa finanziaria, ossia attraverso il decreto legge, che blocca la possibilità di discuterla ed emendarla al Parlamento. Nel voto di questo decreto, del 26 novembre 2003, non si vota soltanto l?impianto generale della finanziaria, ma anche le scelte di politica economica. Negli altri paesi occidentali avanzati, la finanziaria viene votata all?inizio con un decreto legge, ma solo per quel che riguarda l?entità e la natura delle risorse e delle spese, solo successivamente, a seconda della contingenza, sono votate le scelte di politica economica. Il caso italiano rappresenta invece l?accettazione o il rifiuto di un sistema di provvedimenti legislativi a scatola chiusa, abbassando così il tasso di democrazia nel nostro paese.
L?economista pone l?accetto soprattutto sulla natura delle entrate, in particolare, Condono edilizio, Concordato preventivo, Dismissione patrimonio immobiliare e su quello delle uscite, quali Detax e il bonus per il secondo figlio.
Sul Condono edilizio, egli evidenzia come esso sia successivo a quello del 1994, del primo governo Berlusconi, nel quale la Corte Costituzionale accetta il provvedimento considerandolo imposto dalla situazione di emergenza, ma vincolandolo all?impossibilità di un’altra misura del genere in futuro. Un altro condono è invece quello del 2002/2003, emanato dopo quelli del 1985 e del 1994, con una cadenza ciclica di nove anni, che viene poi prorogato anche al periodo 2003/2004. Il condono del 2002 dovrebbe essere quindi incostituzionale, perché mette in condizione chi vuol violare la legge di farlo per poi essere legalizzato, con un provvedimento una tantum, a tutto svantaggio delle persone oneste, che si sudano il muto della loro prima casa. Infatti nel 2002, rispetto al 1996, anno di ascesa dell?Ulivo al governo, secondo dati Istat, viene toccato l?apice della quota degli investimenti nella costruzione illegale d?immobili e la quota più bassa per gli investimenti nella costruzione legale d?immobili. Nel 1996 rispetto al 1994, anno di ascesa del Polo, questo rapporto è l?esatto contrario. Il 1994, rispetto al 1985, ripropone l?apice della quota degli investimenti nella costruzione d?immobili illegali e quella più bassa per quel che riguarda gli investimenti nella costruzione legale d?immobili. Inoltre, questo provvedimento viene descritto nella finanziaria, come uno strumento per la riqualificazione urbanistica e la repressione dell?abusivismo, evitando così possibili veti da parte della Corte Costituzionale.
Il Concordato preventivo riguarda il campo fiscale delle attività economiche, con partita Iva, per le quali viene previsto l?eventuale regolarizzazione a partire dal 2003, attraverso il pagamento di una quota fissa, stabilita dallo Stato, che aumenta progressivamente ogni anno, con un sistema di aliquote, che vede il massimo nettamente più basso a quello del personale dipendente. Forti evidenzia come questa misura, concepita per combattere l?evasione fiscale, essendo un provvedimento temporaneo, modificabile in futuro da altri governi, non rassicura affatto gli evasori, che dichiarandosi diventano visibili al fisco e a future compagini governative.
L?economista evidenzia, inoltre, come l?aumento delle tasse di registro del catasto per gli immobili, favorisce la dismissione dei beni immobiliari dello Stato, prevista dalla finanziaria, a prezzi più bassi di quelli di mercato. Egli constata la grande perdita di una patrimonio culturale ed economico, per tutta la collettività.
L?economista si pronuncia anche sulla legge ?Tremonti de-tax?. Il primo provvedimento legislativo consiste nel devolvere l?1 per cento dell?Iva, dei prodotti acquistati, ad organizzazioni senza scopo di lucro (Onlus). Queste Onlus devono convenzionarsi con grandi catene di distribuzione commerciale e per fare questo necessitano di pubblicità, per accattivarsi il favore dei potenziali clienti. Chi può permettersi questo oneroso impegno finanziario, sono le organizzazioni no profit più grandi, a discapito di quelle più piccole. Dal dibattito successivo emerge che la pubblicità in Italia è concentrata nella maggior parte nel trust di Pubblitalia, che guarda caso è controllata da Berlusconi e in questo senso, solo Onlus, ?allineate? al premier, potrebbero essere favorite da questo provvedimento.
Forti si esprime anche sul bonus di 1000 euro per il secondo figlio, in riferimento al lavoro di alcuni studiosi, questo bonus può coprire l?incremento di spesa del 18 per cento, per un solo anno, delle famiglie con al massimo 5000 euro di reddito annuo. Il problema più grave, emerso dalla relazione, è che questa concessione finanziaria non è vincolata al reddito di eventuali beneficiari, quindi tutti possono usufruirne; è evidente che una famiglia ricca decide di fare un figlio, non perché il governo Berlusconi decide di concedergli l?elemosina. Si tratta di un aiuto modesto, perché il provvedimento vale per un solo anno, inoltre non avendo nessuna coerenza di lungo periodo, rappresenta solo un aggravio per la spesa pubblica, senza risolvere il problema della natalità in Italia.
A detta di Forti, tutte le relazioni tecniche, riguardo la finanziaria, presentano degli errori marchiani ed esprimono un?approssimazione di fondo, nell?approccio ai problemi reali del Paese, da parte del governo. Nel dibattito successivo alla relazione, alcuni uditori espongono il sospetto che Berlusconi, con le sue misure una tantum, sia consapevole di perdere le prossime elezioni e che per questo si limiti a tutelare i suoi interessi economici e dei suoi clienti.