Era una lontana estate fa. Avevo appena sostenuto un esame e desideravo condividere la mia soddisfazione con i miei. Cera ancora mio padre, anziano, con il bastone tra le mani e mia madre anziana anche lei, ma che di anni dimostrava la metà.
Leco lontanissimo della guerra sera assopito, ma nonostante il miracolo economico di quegli anni, si vedeva da un miglio che eravamo gente semplice che badava al sodo, e che non amava sprecare soldi in costosi abbigliamenti. Le scarpe venivano risuolate ricolorate, ed un capo di vestiario un po sotto tono, era la visibile testimonianza che si stava lavorando per qualche cosa di più importante. Non si trattava di rinunce, ma della trepidante attesa di obiettivi da raggiungere. E noi assieme ne avevamo appena raggiunto uno: lacquisto di una fiammante Mini Minor Innocenti 850. Una vettura che avrebbe assunto nel ricordo collettivo familiare una valenza quasi mitica.
Il lungomare dopo Foce Verde era inondato dalla luce pomeridiana di un giugno incipiente, le onde di un mare lievemente mosso si susseguivano vicine e schiumeggianti, davanti a noi come il dorso di un dinosauro assopito, la sagoma del Circeo.
Odore di mare frammisto allodore dellasfalto e dei pneumatici. Un piccolo on the road nostrano, con tanta voglia che la strada non finisse mai.
Allora le autoradio erano un lusso per pochi, ed io avevo montato un impianto che mi permetteva di collegare il mangianastri Philips allamplificazione della radio portatile, montata a regola darte sotto il cruscotto. Allora le radio di questo tipo, una Telefunken Bajazzo , assomigliavano più ad una valigetta 24 ore che ad una radio.
Ricordo come se fosse ieri, il vento che entrava dai finestrini laterali, che scorrevano in orizzontale, e che scompigliava i capelli di mio padre e di mia madre, mentre dagli altroparlanti usciva una canzone di Joe Cocker With a little help of my friends.
Il Rock montava lentamente, sempre più forte, per poi esplodere nel refrain.
Era la parabola degli anni 70, gli anni della vigorosa gioventù che si stava avvicinando al culmine della percezione di tutti i nostri sensi. Ci sentivamo invincibili, semidei. Eravamo fatti di miele, acciaio e fiele.
Eravamo resistenti, scolpiti come il profilo dei pneumatici Michelin XZ.
Dovevamo ancora percorrere tanta strada, ed eravamo ancora inconsci del tempo che ci avrebbe consumati lentamente. I traguardi erano dappertutto, e rare erano le soste.
Ma ora che le nostre gomme sono lise, e non osiamo affrontare le curve ed i tornanti con la stessa disinvoltura di un tempo, e torniamo volentieri nel ricordo a quei momenti in cui la vita sembrava dilatarsi, ed anche le curve più pericolose sembravano rettilinei.