La sanità è ormai al collasso e potrebbe sparire come servizio pubblico: per duecentomila medici la loro convenzione con il Servizio sanitario nazionale è scaduta da tre anni. Le Regioni non hanno ancora ricevuto i fondi sottoscritti dal Governo nell?agosto 2001 con la Conferenza Stato Regioni.
A dare il nuovo grido di allarme è Achille Passoni, segretario confederale Cgil per le politiche della salute, che, in un?intervista al settimanale Famiglia Cristiana del 25 aprile, lancia pesanti accuse: ?Le risorse non arrivano proprio perché il sistema deve saltare?. Passoni si riferisce al fatto che le Regioni, grazie all?autonomia finanziaria prevista dalla devolution, non possono spendere oltre quanto è stabilito per ciascuna regione. Inoltre è in crisi l?erogazione dei livelli essenziali di assistenza causa la riduzione dei trasferimenti statali e il mancato versamento dei fondi speciali.
Risultato? Il cittadino deve pagare di più i servizi sanitarie le categorie disagiate e svantaggiate hanno subito pesanti tagli.
Nella stessa inchiesta scritta da Giuseppe Altamore, il segretario del sindacato dei medici di famiglia Mario Falconi, spiega che il sistema sanitario nazionale si sta frammentando in 21 repubbliche indipendenti. E il mancato rinnovo della convenzione con i medici di famiglia per mancanza di copertura finanziaria sarebbe la dimostrazione dello smembramento del Servizio sanitario nazionale. ?Oggi la sanità è matrigna ? afferma Falconi ? Ci sono italiani di serie A e di serie B, a seconda della regione in cui hanno la fortuna di vivere. Ci sono luoghi come l?Emilia Romagna o la Toscana, dove l?assistenza domiciliare degli anziani funziona, e posti come il Lazio in cui i più svantaggiati non hanno un minimo di assistenza?.
Falconi vuole richiamare l?attenzione sull?assistenza domiciliare e sui medici di famiglia, considerati la ?vera emergenza del paese?, proprio mentre il mondo politico discute sul problema degli ospedali.