La mattina, il vento si è calmato. La sveglia suona verso le 7:00, ed è la sveglia del cellulare perchè quella elettrica avrebbe bisogno dell?elettricità in orari in cui non c?è.
La gatta sta miagolando fuori dalla porta, perchè ha fame, probabilmente. È qui da anni, da quando i primi cooperanti hanno deciso che tra lei e topi era molto meglio lei.
Un po? per sottolineare che non avrebbe mai avuto un padrone definitivo, nessuno le ha dato un vero nome. Si chiama Micia.
Micia mi si butta addosso strusciandosi più che può appena esco dalla porta: ha proprio fame.
Alle otto si scende in ufficio: per gli espatriati italiani si tratta proprio di scendere le scale. Si passa da un ambiente dove tutto è legno e macchie di pittura colorata (tracce della fantasia dei primi occupanti della casa) ad un ambiente sobrio, color crema e PC. Per i locali, c?è un po di strada in più: arrivano tutti in motorino o a piedi, dai douars vicini.
Sono più o meno puntuali.

I responsabili locali sono 4, ognuno ha il suo personaggio. Il più divertente è Hamid, responsabile dell?animazione. Un bel faccione, grandi occhi e…ogni tanto prende delle cantonate che definirei epiche. Rashida, che si occupa delle attività femminili, è un donnone che ha scelto di buttarsi addosso alle tradizioni troppo restrittive, e sfondarle. Quindi, è l?unica donna senza velo della regione, una delle poche laureate, e non per niente il Progetto per cui lavoriamo l?ha assunta al volo. Abdelkebir, responsabile della contabilità, è uno dei personaggi più colorati: odia la contabilità con tutto il cuore, rivendica la sua laurea in economia (poco valida in realtà, almeno pare) e si porta dietro ogni giorno una pelle di pecora che stende sulla sedia dell?ufficio per renderla più morbida. Abdellah, in ultimo, è l?efficienza in persona: responsabile locale delle attività produttive, è così bravo che a volte si trova sommerso dalle incombenze. Gira la voce che se vuoi una cosa ben fatta, devi chiamare lui.
Poi c?è il personale del Progetto: tecnici, operai, alfabetizzarici, animatori e agents de suivi. In totale, il Progetto dà lavoro a circa 100 persone, anche se molti sono stagionali.

In cima a tutto, noi.

Purtroppo, come in tutti i progetti di sviluppo, rimane forte la figura del cooperante, responsabile finale di tutto. Siamo tre: Andrea, il capoprogetto; Giulio, il ?rambo? responsabile delle attività di produzione, ed io che sono responsabile del settore sociale. In tre facciamo cent?anni, e questo fa riflettere. Ma le condizioni di lavoro in cui siamo non attraggono i senior.

Se non ci sono riunioni, alcuni, appena arrivati, ripartono per altre destinazioni. Per gli spostamenti lavorativi servono le automobili, e le automobili sono al Progetto: nella zona del Meni Meskin non ce ne sono molte altre. La mattina presto fa fresco, e viene voglia di lavorare: tra le 12 e le 15 viene solo voglia di svenire dal caldo con un cappellone in testa, o meglio ancora dentro una casa.
La pausa pranzo è, quindi, piuttosto lunga, su richiesta dei responsabili locali. Spesso notiamo una certa mollezza nei ritmi di lavoro marocchini, ma sul problema ?calura? nessuno degli espatriati se l?è sentita di dargli torto.
Hamid stamattina arriva tutto trionfante a darmi una notizia: ha trovato il modo di far riparare le macchine da cucire. Sono quattro e potranno servire per fare un?esperienza pilota di corso di taglio e cucito. L?insegnante dovrebbe essere sua moglie, e questo lo rende ancora più dinamico al riguardo. Chissà perchè, proprio la moglie di Hamid ha seguito in passato un corso di cucito pagato dal Progetto: chi si è trovato vicino agli italiani ha avuto numerose possibilità in più rispetto agli altri. Inevitabile.

Per il pranzo a volte ci si divide, a volte si mangia tutti insieme: la cucina marocchina è ottima ma ripetitiva, almeno così ci sembra. Perciò, alterniamo con delle sane pastasciutte, cosa che non rientra nei canoni del vero viaggiatore. Ma noi non siamo di passaggio per un mese, e allora c?è qualcosa di più: mantenere parte delle proprie abitudini è anche un modo per salvaguardarsi dal rischio di perdere la propria capacità di inter (g) razione. Come a dire che per avere l?incontro, deve esserci anche la consapevolezza delle proprie caratteristiche.

Alle 15:00 c?è una riunione, però prima si fa un giretto in jeep: durante un corso di alfabetizzazione due ragazze si sono prese per i capelli. Litigi da adolescenti ma la proprietaria della casa in cui si tiene il corso è infuriata. E se ci toglie la casa sono dolori, trovare i locali non è mai facile. Quindi, la gitarella tocca a me e a Rashida: io parlo con le due ragazze, che mi guardano attonite, perchè non capiscono una parola di quel che dico, ma ho un?autorità data dalla risonanza che il Progetto ha nella zona. Parlo, Rashida traduce e le ragazze annuiscono. Si scuseranno subito con la proprietaria della casa. Problemino: la suddetta proprietaria intanto ha fatto un voto che la costringe a restare digiuna tra giorni se rimetterà casa sua a disposizione. Vorrei mettermi le mani nei capelli, ci mancava solo il voto. Che si fa, la lasciamo tre giorni a digiuno? Rashida sorride, sei ancora straniera, capirai: nel frattempo, dai a quella donna 15 dirham, e il voto è rotto.

Quando usciamo dalla riunione sono le 18:30. Domani ci sarà parecchio da fare. I tempi non sono e non saranno mai svizzeri, ma ci si prova. Mille cose dovrebbero funzionare e non funzionano, ma ne funzionano 10 e quelle 10 sono davvero utili. È un buon periodo comunque, c?è vento di rifinanziamento e questo faciliterebbe molte attività.

Stasera si resta in campagna a dormire. Andrea incontra il guardiano ?motor safi? ?ok? e si sorridono. Vuol dire che dato che abbiamo finito di lavorare, si possono spegnere i generatori. Nel frattempo infatti, stiamo già eccendendo le lampade a petrolio in cucina. Nelle sere in cui dormiamo qui in campagna, ovvero nella sede del Progetto (qui attorno ci sono le coltivazioni, gli allevamenti legati al progetto. Qui ci sono gli uffici a cui tutte le attività fanno capo. Qui attorno ci sono tutti i beneficiari) si legge, si ascolta musica, si scrive. Si vedono film sullo schermo del PC, si va a correre e a volte si tira di box, contro un sacco che abbiamo fatto mettere noi stessi in cortile, con grande divertimento dei guardiani. Peserà 30 chili ed ha suscitato una tale ondata di curiosità che lo hanno voluto appendere di corsa: sulla facciata della casa, nella foga, hanno fatto un cratere, più che un buco.
Shokran, abbiamo detto. Grazie. Come vedete un po? di dialetto arabo lo sto imparando.