I recenti sconsiderati atti e dichiarazioni di un ministro della Repubblica e lo scarso senso di responsabilità dimostrato dal suo partito ci hanno profondamente indignati. Pur considerando tali manifestazioni come funzionali a meri interessi domestici ed elettorali, al pari di molte altre sortite altrettanto dissennate e incivili del recente passato, siamo convinti che si sia passato il segno.
La libertà, diritto fondamentale di ogni essere umano, incontra un limite cautelativo e talvolta invalicabile nella libertà e nei diritti degli altri, nel riconoscimento e nel rispetto della dignità di ogni persona con la propria diversità, sia essa culturale o religiosa. E? un principio che vale per le espressioni di un politico ma anche per quelle di un vignettista, di un giornalista e di chiunque altro, specie se volto alla derisione e allo spregio.
Intersos da sempre cerca di vivere nella propria azione quotidiana – anche se con molti limiti e manchevolezze – i valori della fratellanza umana, della solidarietà, del riconoscimento della dignità di ogni essere umano, del rispetto e valorizzazione delle culture e delle fedi religiose. Queste ultime in modo particolare, anche perché toccano l?essere umano in profondità, ne definiscono la trascendenza, danno senso e significato alla stessa esistenza.
Abbiamo quindi cercato, ogniqualvolta siamo entrati in contatto con culture e fedi diverse, di approfondire le nostre conoscenze, di dialogare, di vivere quella fratellanza che accomuna ogni essere umano.
Con l?islam, in particolare, questo cammino di dialogo è stato rilevante, sia nei paesi dove siamo intervenuti sia in Italia. Il convegno a cui hanno partecipato i rappresentanti delle principali comunità musulmane, realizzato nel novembre 2004 a Roma con il significativo titolo ?islam, islam europeo, islam italiano?, è stato un momento importante di riconoscimento e di rafforzamento del dialogo. Ad esso sono seguite alcune pubblicazioni sull?islam per approfondirne la conoscenza, senza la quale nessun dialogo e nessuna comprensione è possibile. Dovremo continuare il nostro impegno in questo senso.
Mi piace ricordare anche il profondo rapporto che unisce Intersos alla comunità musulmana del Kosovo e che, anche grazie alla ricostruzione di moschee incendiate dall?odio etnico, ha dato risultati sorprendenti per il rafforzamento del cammino di pace dopo i terribili anni della guerra. Rapporto analogo a quello con la comunità serbo-ortodossa kosovara, anch?esso improntato sul superamento delle divisioni e sulla ricostruzione, anche attraverso i simboli religiosi, di un nuovo clima di dialogo e riconoscimento reciproco.
Questo è e deve rimanere il nostro messaggio: un messaggio di pace, di rispetto, di riconoscimento, di costante ricerca di comprensione, di dialogo e di collaborazione. Si tratta dei nostri valori, definiti nella nostra Carta fondamentale. Valori che abbiamo condiviso con i nostri partners nei paesi dove siamo intervenuti, trovando risposte altrettanto rispettose, riconoscimento reciproco, volontà di conoscenza e di dialogo, collaborazione. Viviamo quindi con sgomento e severa condanna le strumentalizzazioni e le generalizzazioni di singoli fatti che implicano singole responsabilità. Strumentalizzazioni e generalizzazioni che fomentano l?odio provocando divisioni e morte laddove c?è bisogno di comprensione e tolleranza per assicurare la vita.
Ma sulla base della nostra esperienza riteniamo che, al di là delle rumorose e mediatiche manifestazioni di intolleranza, di fanatismo accompagnato dall?avversione e talvolta dal terrorismo, di negazione dell?altro, di rifiuto della comprensione e dell?ascolto vi sia nell?essere umano, in ogni paese, in ogni cultura e in ogni religione una forte e straordinaria spinta alla tolleranza e alla convivenza pacifica e alla costruzione di appropriate forme di dialogo. Vivere questa spinta nella quotidianità, vivere nella pace e nella convivenza senza fanatismi e intolleranze, come in realtà sta facendo la stragrande maggioranza della gente nei vari continenti, non fa scalpore, non fa notizia, non è mediaticamente interessante e quindi sembra non esistere. Tocca anche a noi testimoniare con la nostra presenza e il nostro lavoro che si tratta invece, pur con le innumerevoli difficoltà che l?accompagnano, di una realtà diffusa, da valorizzare e da far conoscere.
E? anche il modo migliore per manifestare la nostra contrarietà e il nostro disappunto di fronte alla stupidità, all?ignoranza e al fanatismo. Ovunque, e quindi anche in casa nostra.
In momenti così confusi, di fronte all?incapacità di iniziativa e ai silenzi delle istituzioni europee e internazionali, sentiamoci ancora più impegnati in ciò che facciamo, cercando di vivere a fondo e nella quotidianità i valori su cui si basa la nostra organizzazione e la nostra azione umanitaria.
Vi saluto e vi abbraccio tutti.
Lettera alle operatrici e agli operatori di Intersos