Il maestro guarda divertito il quaderno in cui sono incollati i volantini elettorali del capolista dell?Ulivo al Comune di Roma Amedeo Piva, ed il viso di Benedetta si fa interrogativo, chiedendosi cosa susciti l?ilarità del suo insegnante di Italiano.

È un fatto certamente originale che una bambina porti a scuola ?un quaderno elettorale?. Forse al maestro non era mai capitato di sfogliarne uno nella sua scuola, soprattutto se mostrato da un suo alunno. Probabilmente il maestro avrà ritenuto altrettanto originale che, di questi tempi, su un terrazzo di una casa romana si riunisca un gruppo di giovani amici per parlare di politica.

?Allora non è morta la partecipazione politica della gente comune?, avrà pensato. Pare di no. Certo negli ultimi anni non ha goduto di buona salute, forse è stata anche un po? trascurata da una società che nel migliore dei casi si rifugia nel volontariato, nella partecipazione civile o alla peggio nell?indifferenza generica e generale su tutto ciò che esula dall?interesse personale. Tanto che molto della scorsa campagna elettorale per le politiche si è giocato proprio sull?interesse personale della gente comune.

Ma quel gruppetto di amici che si riunisce attorno ad un tavolo pieno di volantini elettorali e che si organizza sulle riunioni da fare per diffondere il più possibile la candidatura di Amedeo Piva a consigliere comunale come capolista dell?Ulivo è segno che le cose stanno cambiando. Se a questo si aggiunge che la riunione si svolge davanti ad una bimba di sei anni che incolla silenziosa volantini sul suo quaderno nuovo vuol dire che per il futuro c?è speranza.
La speranza per il futuro immediato è che Amedeo Piva vinca le elezioni; ma la cosa più bella è che, per molti di noi, per la prima volta c?è un candidato amico.

Per noi che siamo gli amici di Benedetta, Amedeo è uno di cui fidarsi, uno che tutti sanno essere una persona onesta, uno che piace non perché rappresenta gli interessi personali dei suoi amici, ma perché crede come noi nel bene comune, nel valore della politica volta al miglioramento della società, uno che non pensa ad abolire tasse o a promettere posti di lavoro e ricchezza, ma uno che reputa importante il bene della società, quella fatta della gente, a cui offrire la migliore istruzione possibile, le migliori cure possibili, le strade asfaltate e i trasporti pubblici efficienti. Questo porta alla ?civiltà?, e non certo il fatto la possibilità di risparmiare sull?ICI quando poi i marciapiedi vicino a quella stessa casa su cui non paghiamo le tasse sono dissestati, pieni di spazzatura e impraticabili per un passeggino. Amedeo ci piace perché, come noi, sa bene che se in una società gli ultimi stanno bene, tutti stanno meglio.

Abbiamo un candidato, il nostro candidato, e di questi tempi è un bene raro: avere finalmente qualcuno che ci rappresenta veramente perché con lui condividiamo innanzitutto ideali e progetti, poi gli interessi. Noi diamo fiducia alle sue idee prima che alla persona: se tradisse le sue idee tradirebbe anche noi. Ma questo non sarebbe il danno più grande: quello che non potremo mai accettare e che Piva tradisca Benedetta che a sei anni pensa che la politica sia una cosa bella, perché il suo papà gli ha insegnato che fare politica vuol dire occuparsi del bene comune e del futuro dei bambini; con lei verrebbe tradita la nostra speranza in un futuro in cui la politica finalmente non sia ?una cosa sporca?. Non possiamo permettere che la nostra fiducia finisca in un cestino dei rifiuti insieme a quel bel quaderno colorato che in prima pagina ha il volto sorridente di Amedeo Piva.