Il cattolicesimo democratico che si riconosce nel popolarismo si trova oggi davanti alla grande sfida del partito democratico, ovvero la nascita di un nuovo soggetto politico come incontro tra i riformismi che hanno fatto la storia del nostro Paese: quello di matrice socialista, quello di ispirazione liberale e quello, appunto, derivante dalle vicende del mondo cattolico impegnato in politica. Partecipare o meno a questa sfida era il filo conduttore del recente convegno tenutosi a Chianciano e si è risolto con un sostanziale via libera al progetto. Con quali modalità e sulla base di quali contenuti realizzare il nuovo partito è invece uno degli interrogativi di fondo che tenta di sciogliere l?incontro di Stresa. Ne abbiamo parlato con l?on. Pierluigi Castagnetti, vice presidente della Camera dei Deputati.

1) On. Castagnetti, in Italia c?è ancora un futuro per il cattolicesimo democratico?

Non c?è alcun dubbio, l?esperienza del cattolicesimo democratico rappresenta un? eredità politica ancora utile per l?Italia di oggi e un prezioso ancoraggio per affrontare le grandi questioni della nostra società. La sfida odierna è dargli una diversa forma politica rispetto al passato, poichè è mutato il quadro di riferimento.

2) Da cosa è costituita l?eredità politica del cattolicesimo democratico?

Si possono individuare quattro punti qualificanti. La democrazia personalistica, cioè il riconoscimento dei diritti della persona come antecedenti a quelli dello Stato, che ha trovato spazio come nucleo etico a fondamento della nostra Costituzione. La sussidiarietà istituzionale, ovvero l?idea di avvicinare il più possibile le funzioni politiche ai cittadini attraverso il rafforzamento delle autonomie locali e regionali. L?economia sociale di mercato, per temperare la libertà economica senza farla ascendere a dogma ideologico ma finalizzandola invece alla realizzazione del bene comune. La dimensione sopranazionale, che ha consentito all?Europa di liberarsi dai veleni nazionalistici per giungere alla realizzazione di una comunità di popoli in un continente di pace. Come si vede è materiale di prim ordine. Valori che hanno dato risposte concrete e soluzioni credibili ai problemi che si ponevano dinanzi a noi, principi che sono il nostro irrinunciabile patrimonio ideale e che rappresentano l?apporto del cattolicesimo democratico alla realizzazione del nuovo partito.

3) Quanto spazio ci sarà per il popolarismo nel PD?

Abbiamo deciso di partecipare a pieno titolo alla nascita del partito democratico, ci considereremo quindi soci fondatori del nuovo soggetto e non potremmo accettare che tutto si risolva in una scelta tra l?opzione socialdemocratica o liberaldemocratica. Le ipotesi ?lib-lab? non ci interessano. Nodo decisivo del futuro PD è proprio lo spazio per l?originale proposta del popolarismo. Senza il contributo del cattolicesimo democratico il nuovo partito probabilmente non avrebbe neppure ragione di sorgere.

4) Come immagina il percorso verso il PD?

Si tratta di un cammino parallelo tra Margherita e Ds che dovrà essere accompagnato da un serio e approfondito dibattito perché bisognerà sciogliere i molti nodi ancora irrisolti. Nella Margherita vi sarà un congresso dove si discuterà apertamente e senza pregiudiziali di questo passaggio epocale. Siamo davanti a un progetto senza precedenti in Europa che mette insieme gli eredi di tradizioni diverse accomunate dall?elaborazione della Carta costituzionale ma che si sono anche duramente fronteggiate sul piano politico.

5) Un nodo è senz?altro la collocazione europea del futuro partito. Cosa pensa a questo proposito?

Escludo sin da ora che la Margherita accetti di entrare come ospite nella casa del socialismo europeo. Noi siamo cattolici democratici e il popolarismo non può venir confuso con la socialdemocrazia, nobile tradizione che però non appartiene alla nostra storia. La collocazione europea è un tema delicato che richiederà un?articolazione plurale del nuovo partito, che in alcun modo dovrà essere percepito come una mera evoluzione di una forza socialdemocratica.

6) I Popolari entreranno nel Pd come tali o come Margherita?

Entreremo come Margherita e poi, nell?indispensabile cornice pluralista che dovrà caratterizzare il nuovo partito, cercheremo di valorizzare l?identità del popolarismo. I cattolici democratici non intendono rassegnarsi ad un ruolo subalterno ma essere autentici protagonisti del soggetto politico che verrà alla luce.

7) Più che sollevare entusiasmi, il Pd sembra quasi un percorso obbligato. Non le pare?

Allo stato attuale è vero. C?è il rischio di avviare un processo di fusione fredda più che un progetto politico che scalda i cuori e l?immaginazione della gente. Occorre fare un salto di qualità, coinvolgere i militanti, creare passione e interesse attraverso l?elaborazione di idee forti. E? il compito più importante che hanno davanti le classi dirigenti di Margherita e Ds, se non si vuole che il nuovo partito si riveli un?effimera creatura di insipido sapore elettorale.

8) Eppure mai come oggi la politica è in crisi.

Sì, viviamo una fase nel quale la politica, sovrastata dallo strapotere della finanza e del mercato, non pare essere in grado di indirizzare il futuro della società facendo persino fatica a gestire l?esistente. Un fenomeno che non può certo generare soverchi entusiasmi e sul quale siamo chiamati a riflettere. C?è poi un altro fattore ancora più insidioso che allontana le masse dalla politica.

9) Quale?

Un?inquietante deriva oligarchica. La democrazia rischia di non essere più il governo del popolo ma quello dei professionisti della politica. Mai come oggi le assemblee elettive hanno perso di peso e il dibattito politico si è fatto tanto asfittico. E? in atto, anche in Italia, una tendenza verticistica che immagina di delegare il potere ad uno solo, considerando il Parlamento un freno all?efficienza decisionale. Si parla di federalismo ma poi si assiste all?indebolimento dei corpi intermedi favorendo un neocentralismo regionale. In queste condizioni come stupirsi se la politica interessa sempre meno. Credo che proprio su questo terreno la cultura cattolico democratica abbia qualcosa da dire. Sussidiarietà, corpi intermedi, centralità del Parlamento sono parte essenziale del nostro dna e debbono essere alla base della nostra azione, sia nel futuro partito sia più in generale come contributo alla vita politica del Paese.

10) L?attuale legge elettorale sembra fatta apposta per confermare la deriva oligarchica.

E? una legge assolutamente da cambiare, ripristinando le preferenze e restituendo potere al popolo. Si è perpetrato un furto di sovranità, qualcosa di inaccettabile in una democrazia. Oggi sono i capi partito, venti persone in tutto, i reali detentori del potere designando non già i candidati, come è logico in un sistema fondato sui partiti, ma scegliendo addirittura gli eletti. Ben venga allora il referendum che farà sicuramente da pungolo per il cambiamento, altrimenti difficilmente ci si muoverebbe.