Incontro con Alan, kurdo-iracheno che vive e lavora in Italia grazie ad un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Nel suo paese, da cui è stato costretto a scappare due anni fa, lavorava per la FAO come responsabile di alcuni progetti agrari nel nord dell’Iraq. In questa intervista commenta la caduta del regime dittatoriale e la presenza delle forze straniere in Iraq offrendo il punto di vista di una parte della popolazione civile.

Ormai da mesi si sente sempre e solo parlare della guerra in Iraq. Tu cosa pensi di quello che sta accadendo nel tuo paese?

Per capire cosa succede è necessario fare una premessa. L’Iraq non è una “nazione” nell’accezione “occidentale” del termine; ma è un territorio su cui vivono tre popoli diversi, che tengono moltissimo alla loro identità: Sciiti, Sunniti, Kurdi. Da ciò non si può prescindere, perché altrimenti non si riesce a capire quello che sta capitando. Per esempio molti pensano che l’America ha attaccato Saddam Hussein e quindi tutto l’Iraq, invece non è così: il Nord dell’Iraq, dove vivono i Kurdi e dove ci sono 5 tra le principali città del paese, non ha avuto nulla a che fare con la guerra e non è stato toccato dall’attacco americano, era autonomo prima e lo è anche adesso, ha il suo governo democratico. Lo stesso vale per il Sud, dove ci sono i sunniti che non sono stati coinvolti nella guerra.
L’attacco americano concerne solo la parte centrale dell’Iraq, ossia la zona in cui Saddam Hussein esercitava la sua dittatura.

Questo vuol dire che Saddam Hussein non aveva il potere di tutta la nazione?

Esattamente, egli governava solo nella parte centrale, per intenderci l’area geografica dove vivono i sunniti. Infatti dopo la guerra del golfo, Saddam ha lasciato i territori kurdi e i territori sciiti. Su di loro non ha più avuto un’influenza diretta, anche se questi popoli sono sempre vissuti con la paura di un attacco da parte di Saddam.

Perché questi popoli avevano paura?

Perché nel passato sono accaduti dei fatti tremendi. Per esempio nel 1987 Saddam ha bombardato Halbca una città curda, lanciando una bomba chimica che ha provocato la morte di 5000 persone. Nel 1988 per eliminare i partigiani che stavano nelle montagne del Nord e che erano protetti dagli abitanti di quelle zone, ha raso al suolo interi villaggi e ucciso100.088 persone.

Quindi la popolazione irachena ha vissuto con sollievo l’arrivo delle truppe americane?

E’ dal 1979 che la gente spera di liberarsi di Saddam e dopo quasi 25 anni di paura e privazione di libertà in cui nessuno si è curato del popolo iracheno, le persone sono stanche di soffrire, di avere paura, non vogliono più la dittatura, né la guerra, né l’occupazione. Desiderano solo vivere in pace.

Cosa pensi della presenza americana sui territori iracheni?

Gli americani hanno portato il loro modello di democrazia, ossia hanno creato un governo formato da 13 sciiti, 5 sunniti, 5 kurdi, 1 cristiano, 1 turkoman: un governo che rappresenta proporzionalmente la divisione della popolazione. Per la prima volta nella storia i kurdi e gli sciiti sono saliti al potere. Però quello di cui gli americani non tengono conto è che questi gruppi etnici non si sono mai seduti attorno a un tavolo tutti insieme con l’intento di collaborare per la gestione del paese e non hanno nessuna intenzione di iniziare ora. Sicuramente appena gli americani se ne andranno, le varie parti ricominceranno a farsi guerra per avere il potere. Ma questo purtroppo è naturale: la nuova generazione politica non è mai vissuta in democrazia e non si può imporre una democrazia creata dall’oggi al domani da uno stato straniero di passaggio.
Inoltre i kurdi che al loro interno hanno un loro governo e sono autonomi, vogliono l’indipendenza, non vogliono essere iracheni. Mentre le persone che vivono nelle città che erano assoggettate da Saddam Hussein, ora sono confusi non sanno cosa desiderare, ancora devono capire cosa sia accaduto, perché durante il regime c’era una censura fortissima: niente giornali, niente televisioni straniere. Quindi nessuno sapeva niente.

Che idea ti sei fatto degli attacchi kamikaze contro le forze straniere in Iraq, in particolare dell’America?

Secondo me questi kamikaze non sono iracheni, ma vengono da qualche altro stato confinante, che non vuole la presenza degli americani in medio-oriente.
Ormai tra gli iracheni chi era contro la presenza americana o è scappato o non può fare più nulla. Ma a parte questo gli iracheni in genere non hanno un attaccamento tale alla loro nazione da sacrificare in nome di Allah la loro vita. Non è nella cultura di nessuna etnia arrivare a un tale livello di sacrificio. Per questo sono abbastanza sicuro che gli attentati non sono iraqeni.