Luce di una candela. Silenzio. Nemmeno un passo, nemmeno un rumore. E il computer portatile acceso, finché la batteria tiene. Così, qui, si lavora di sera. Così si scrivono gli articoli, nella campagna del Beni Meskin. Manca solo la penna d’oca. Ma la voglia di scrivere c’è.
Per il fine settimana del 2 giugno, tutti a Rabat alla festa dell’ambasciatore italiano: sfarzo, imprenditori e tartine. Un italiano un po’ ubriaco ad un certo punto urla “Berlusconi: vaf……” e i puntini di sospensione sono assolutamente d’obbligo. Arriva lo staff della sicurezza, è quasi un momento di panico. Noi, il gruppo delle ONG, tutti insieme, siamo molto solidali con questo tizio dell’UNESCO che si è probabilmente giocato il contratto di lavoro in trenta secondi. Il giorno dopo si mangerà le mani per il suo atto “politicamente scorretto”. Ma la scena è da applauso: premio speciale dell’improvvisata giuria delle ONG, per l’audacia quantomeno.
Qualche giorno dopo dalla città si torna alla casa/ufficio della cittadina di Settat, e dalla cittadina si scivola in campagna, piano piano per non sentire troppo il cambiamento: provate a immaginare di essere nel pieno centro di Milano e di trovarvi catapultati, dopo quaranta minuti di jeep,nel Medioevo. Dove non c’è luce elettrica, dove la percentuale di analfabetismo sfiora il 70%, dove scoprire un filo di pelle in più è un problema, dove una donna smette di parlare davanti ad un uomo, e abbassa lo sguardo. Se lo avete immaginato bene, siete nella campagna del Beni Meskin,quaranta minuti dalla cittadina di Settat. In realtà anche nella campagna del Beni Meskin una sorta di “progresso” tecnologico c’è: inizia ad arrivare la corrente elettrica in alcuni dei villaggi, e quindi è possibile trovare nelle basse case di pietra – tipiche del posto – lettori DVD e televisioni. Non c’è miseria, nessuno muore di fame, ma c’è povertà di accesso. Ai servizi. Alle scuole. Al progresso sociale. Ci sono segni dell’Italia un po’ dovunque: qui si vive spesso delle rimesse degli emigranti e almeno una volta al giorno gli italiani – noi – vengono apostrofati cordialmente in dialetto barese da contadini che hanno un fratello, un cugino, un nipote… qualcuno che vive nel Belpaese.
Le case di campagna, per inciso, sfidano tutte le regole di lotta allo scorpionismo: gli scorpioni passano tranquillamente nei buchi dei muri e la gente se li trova in casa, ma informare e lavorare sulla prevenzione serve a ben poco. Muoiono molte persone, specialmente bambini: tuttavia, gli stessi marocchini che lavorano nello staff del progetto – che sono tutti del posto e tra i più istruiti della regione – vanno in giro con sandali aperti, in piena stagione di scorpioni. Se gli chiedi perchè, e perchè nemmeno i loro bambini hanno le scarpe chiuse e un letto sollevato da terra (regole fondamentali), ti rispondono che fa caldo e che i bambini Dio li manda e Dio li toglie, quindi sapete com’è: Inshallah!
Noi italiani moriamo di caldo dentro scarponi supercoprenti e la sera passiamo i letti e le stanze in rassegna, anche se è difficile che un adulto robusto muoia per il morso di uno scorpione. Ma ne ho trovato uno nella doccia due giorni fa e sapete com’è: aiutati che Dio t’aiuta!
Oggi è un giorno di festa: le donne che partecipano ai corsi di alfabetizzazione hanno organizzato un pranzo invitando tutto lo staff femminile del progetto. È indescrivibile il fascino che ha una festa di questo tipo agli occhi di un’europea. Mangiare con le mani – ebbene sì- piatti ricchissimi di spezie e sughi agrodolci uno più buono dell’altro. Le condizioni igieniche sono da urlo ma pazienza, le vaccinazioni servono anche a godersi in pace una nuova cultura. Bevendo il loro tè zuccheratissimo ma buonissimo, ballando, scattando foto e intrecciando una comunicazione non verbale che funziona in modo egregio, sostituendo l’arabo che sto faticosamente studiando con scarsi risultati…
A fine giornata si torna in jeep, come sempre in campagna. I primi giorni è stato uno shock guidare sulla pista, solo ora sto iniziando ad andare dritta e non “per campi” (nel senso letterale del termine :-).
La batteria del PC si sta scaricando. Tra poche ore, qui fuori ci saranno un po’ di dromedari a passeggio.