Riformismo? Riformismo? Riformismo era la parola d?ordine che Francesco Rutelli da poco divenuto segretario della Margherita lanciava dal palco del Palafiera di Parma.
La sua relazione non lasciava alibi ad altre opzioni, se la Margherita nuovo soggetto politico aveva ambizioni di recitare un ruolo determinante nelle vicende italiane non poteva transigere da un atteggiamento riformista scaturente da un approccio programmatico.
Certo la parola riformismo suscita suggestioni positive per chi la pronuncia, grandi riformisti si sono affacciati sulla scena politica italiana, dalla loro azione grandi cambiamenti hanno contribuito alla crescita del paese.
Da ricordare innanzi tutto Alcide De Gasperi che intraprese con i suoi governi una fase di modernizzazione della società italiana fino ad allora arcaica e contadina.
Per non parlare di Franco Basaglia famoso per la chiusura dei manicomi che rivoluzionò completamente l?approccio alla psichiatria.
Per ultima citerei Rosy Bindi autrice della riforma dell?intra moenia che rompeva finalmente un muro derivante dalla doppia professione medica che portava inevitabilmente a prestazioni professionali diverse in base al contesto dove si operava e che le costò inevitabilmente il posto di ministro.
Perché noi italiani ci sentiamo tutti profondamente riformisti o riformatori, ma l?importante è che la riforma non ci riguardi o meglio non riguardi alcuni interessi personali o di categoria acquisiti nel tempo e che magari incidono negativamente sul bene comune.
Per citare alcuni casi non è riformista confindustria, impegnata a difendere gli interessi di guadagno degli imprenditori e che ben si guarda dallo stimolare un ammodernamento delle capacità produttive mediante investimenti sulla ricerca, non sono riformisti i sindacati vincolati agli interessi dei loro iscritti per lo più lavoratori dipendenti di età avanzata e quindi con l?unica missione di difendere le pensioni, non sono riformisti gli apparati dello Stato sempre più ancorati a posizioni di potere finalizzate a se stesse con l?unico compito di inserire ostacoli in qualsiasi voglia di modernità procedurale, e per ultimi come campioni del conservatorismo citerei gli insegnati, repulsivi a qualsiasi tentativo di moderata riforma tanto che i nostri ragazzi ancora studiano con i programmi di Gentile e si mantiene ancora in essere il nepotismo per le cariche universitarie.
Complicato per la classe politica dichiararsi riformista con un quadro così, eppure è indispensabile perseguire il cammino delle riforme, magari evitando l?ipocrisia del ?con il consenso di tutti?.
Francesco Rutelli la strada la conosce, è stato per sette anni Sindaco di Roma, un grande Sindaco riformista, ha cambiato la città , la ha presa in condizioni miserevoli, alle soglie della bancarotta, con servizi fatiscenti, e senza nessun progetto di sviluppo.
Ha saputo trasformarla, non ha ridotto tutti i mali, ma ha iniziato un progetto di sviluppo con mille iniziative che hanno portato il tessuto cittadino a sviluppare un processo virtuoso tale da consentire ora a Walter Veltroni di poter essere considerato anche lui un grande Sindaco.
Certo gli ostacoli sono stati tanti, di errori ne sono stati fatti, (solo chi non fa niente non fa errori) superati con intelligenza e soprattutto con lavoro di squadra, con un team di assessori e dirigenti oltre che professionalmente validi, motivati al fare bene ed all?affermazione del bene comune.
Francesco Rutelli ora è chiamato a scegliere il futuro suo del partito e di chi crede al riformismo .
Può scegliere per se e per il partito di essere o una medusa o una barca di coppa america come luna rossa.
Può trasformare il partito in un organismo composto di sostanza gelatinosa informe difficile da maneggiare ed anche urticante, in balia delle correnti (poteri forti) che la trascinano dove vogliono negandole il desiderio di andare dove vuole ma garantendole sostentamento e sopravvivenza.
Oppure essere una barca come luna rossa, solida, tecnologicamente avanzata continuamente migliorata nelle prestazioni, capace con il vento in poppa di navigare velocemente ma soprattutto capace di risalire il vento contrario con andatura di bolina (metafora del riformismo), senza problemi malgrado le forze scatenate da eolo respingano chiunque osi sfidarle, e con un gruppo di uomini motivati, esperti, preparati, che all?unisono agiscono tanto da permettere alla barca grandi prestazioni.
A te Francesco la scelta.
Metafore e riflessioni su riformismo e organizzazione di partito