Avere un bambino piccolo che gira per casa fa sempre piacere, un po? meno quando si avvicina alla collezione di CD e DVD faticosamente raccolta (e non certo a buon mercato). Il desiderio di fare delle copie dei beni in questione diventa urgente (provate a tornare in negozio con un CD rigato chiedendone la sostituzione), oltre che legittimo. E difatti il legislatore mette a nostra disposizione il ?diritto alla copia personale? (legge n. 93 del 1992 e d.lgs. 68/2003 art. 71 sexies, quest?ultimo è un recepimento della Direttiva Comunitaria 29/2001, ma che si richiama soprattutto alla legge del diritto d?autore R. D. n. 633 del 1941), purché non sia a fini di lucro. Nella Società dell?Informazione diremmo piuttosto ?copia di backup?, ma il concetto è quello. Con un qualsiasi computer attuale mediamente equipaggiato, le risorse hardware non mancano e quelle software sono facilmente reperibili. Ma subito ci imbattiamo in qualche problema. La copia non è possibile perché protetta dal diritto d?autore. Le case discografiche e di produzione cinematografica assistono infatti i loro iscritti in vari modi: grazie al legislatore con la tutela del suddetto diritto d?autore, sempre tramite leggi (n. 93 del 1992 e n. 128 del 2004) intervenendo sul bene fisico che ci hanno venduto tassandolo alla fonte (cd. ?equo compenso?) e, ad ulteriore rinforzo, pongono delle difese software alla fruizione del CD, per evitare la copia pirata; dicono. Per fare una più che legittima copia di backup noi dobbiamo quindi superare queste barriere di protezione, sia legislative che tecniche, ma così facendo compiamo un illecito. Capito il paradosso?
Sembra quindi che di fronte alla legge siamo tutti uguali, ma le società di intrattenimento sono più uguali di altri. E questa situazione non è solo italiana.
Le case discografiche e di produzione cinematografica quindi, non si accontentano di limitare fortemente il diritto alla copia privata del singolo cittadino, contrapponendo al diritto di copia un più forte diritto d?autore, ma a scopo cautelativo hanno da poco imposto una tassa sui CD e DVD vergini e sui masterizzatore (il già citato ?equo compenso?). Quindi se io voglio salvare dei miei dati personalissimi su un supporto ottico devo pagare alla SIAE un balzello, perché questo ente da per scontato che ogni singolo supporto ottico e ogni periferica di masterizzazione venduta serva a fare copie pirata. Come dire: sono molti gli automobilisti che compiono infrazioni e non vengono sanzionati, nel dubbio tutti coloro che hanno una patente di guida pagano per le multe che non si riescono a fare.
Inutile dire che per quanto riguarda le protezioni software, si raggiunge la tragicommedia. Alle volte tali difese, sbandierate come insuperabili, si sono rivelate assolutamente fallaci: a seconda delle ?protezioni? basta tenere premuto il tasto maiuscolo della tastiera quando si inserisce il CD protetto, oppure tracciare una linea sul retro del CD con un pennarello indelebile, o ancora semplicemente non usare il sistema operativo Windows, ovvero aspettare che qualche informatico riesca a superare la protezione con sistemi software, non sempre in modo illegale.
Ma queste protezioni tecniche spesso sono un ulteriore limitazione delle nostre libertà. In molti casi i CD non sono ascoltabili sui lettori da automobile, o negli impianti stereo di casa un po? datati, ma solo sul PC, magari installando ulteriore software assolutamente non richiesto.
Le soluzioni proposte sono molte, ma per un motivo o per l?altro scoraggiate dalle case discografiche e di cinema, perché rimettono in discussione il potere da loro acquisito. E vecchi comici riciclati in altri e più remunerativi mestieri non esitano a difendere ad oltranza questo stato di cose, senza capire il nocciolo della questione. Anche la strada della politica si è necessariamente fermata di fronte allo strapotere economico.
Una delle poche proposte veramente originali e per certi versi provocatoria proviene da quel Claudio Cecchetto che negli anni ?80 tanto spazio aveva proprio in ambito musicale: vendere ogni CD musicale con una copia di backup già acclusa. All?industria musicale non costa nulla, le economie di scala sono ben collaudate e l?utente finale non ha più necessità di compiere illeciti, perché ha già disponibile la sua copia di riserva.
Concludendo, per tornare al titolo, chi viene protetto dal nostro Legislatore? Noi cittadini o i grandi gruppi dell?intrattenimento e le baronistiche istituzioni di protezione degli artisti?
Riuscirà la Società dell?Informazione, formata da ciascuno di noi, a risolvere questo paradosso?
Il paradosso sul diritto di copia di CD e DVD: chi viene tutelato dal legislatore?