La Caritas Diocesana di Roma continua la lotta per la realizzazione dei progetti in Congo e in Guatemala. Festa domenica 5 febbraio 2006 all’ALPHEUS ore 21. Il ricavato della festa verrà interamente destinato ai progetti:
Un banco per Kindu
Un libro per Nuevo Horizonte
I biglietti per la festa sono disponibili in prevendita presso:SEPM – Caritas di Roma VICARIATO IV piano; Libreria San Paolo Piazza San Giovanni in Laterano; Parrucchiere Giulio Manca; Piscina A.S.D. nuoto Borgo Don Bosco.

Dal 1996 la popolazione della Repubblica Democratica del Congo ha vissuto una guerra civile (la più sanguinosa dalla Seconda Guerra Mondiale) e le sue terribili conseguenze: morti, sfollati, malnutrizione, mancanza di accesso alle cure mediche e all’istruzione.

Nella città di Kindu, in particolare, le conseguenze della guerra si vedono in modo indelebile: come molti altri edifici, la maggior parte delle strutture scolastiche è stata distrutta (i locali sono serviti da base per i belligeranti, che hanno utilizzato porte, finestre, banchi e sedie come legna). Le scuole sono dunque oggi sprovviste di ogni tipo di infrastruttura destinatari del progetto sono circa 1200 bambini costretti a seguire le lezioni stando seduti per terra, con evidenti problemi sia di carattere didattico che igienico sanitario. Pertanto si intende finanziare l?acquisto di 600 banchi e 30 lavagne per un importo complessivo di ? 15.900,00.

Il progetto parte dalla convinzione che la dimensione formativa possa essere un?occasione di superamento dei traumi della guerra e della povertà, aiutando i bambini a recuperare la fiducia nel futuro. L?obiettivo è dunque quello di permettere agli alunni del territorio di Kindu di frequentare la scuola in condizioni dignitose: in concreto si tratta di acquistare banchi e lavagne per 5 scuole particolarmente colpite dalla guerra.

Non credo che rimarremo in silenzio davanti a una proposta di aiuto del genere, non credo che riusciremo a guardare i nostri figli senza provare un brivido per quei bambini che hanno gli stessi occhi dei nostri figli, e, che forse, riescono ancora a sorridere malgrado la loro miseria.
Non credo che molti di noi non si facciano portavoce di questo grido di aiuto per mani e occhi innocenti, per queste creature che non hanno voluto la guerra, non hanno voluto gli stermini e le atrocità che la guerra ha loro ?donato? non come un pasto caldo, o come una coperta per potersi riscaldare, ma come dolore e traumi che solo il nostro profondo amore incondizionato può tentare di attutire.
Non rimaniamo indifferenti a questo richiamo.
Vi aspettiamo in molti perché più uniti siamo e più riusciamo a costruire qualcosa di positivo.
Venite in tanti.