Proponiamo un’altra lettura della vignetta in homepage “SATIRA-ISLAM”, sulla base della quale abbiamo deciso, giorni addietro, la sua pubblicazione: l’intollerabilità della taglia (1 milione di dollari) per giustiziare gli autori delle vignette blasfeme, il cui richiamo è esplicito nell’occhiello.
Esiste certamente (almeno non possiamo non crederci) una via all’incontro delle culture e questa passa inesorabilmente attraverso il dialogo e la conoscenza rispettosa dell’altro da sé.
Tuttavia vi sono dei principi fondanti della propria identità culturale, della propria identità di comunità, in una parola della propria civiltà, dai quali è opportuno non derogare in alcun caso, pena l’impossibilità stessa di un vero e profondo incontro con lo straniero (sia esso musulmano, zoroastriano, mongolo o eschimese).
A questa categoria non ascriviamo la libertà indiscriminata (e sciagurata) di espressione, quando questa risulti gravemente lesiva dell’altrui sensibilità e colpisca la sacralità delle confessioni religiose, invece vi ricomprendiamo senza alcun dubbio il rispetto (questo sì indiscriminato) della vita altrui.
La nostra civiltà del diritto si fonda sulla proporzione tra delitto e pena e se giudichiamo ignobile la pena di morte comminata dagli stati, sempre e in tutti i casi (anche quando irrogata a gerarchi nazisti o ad aguzzini del regime di Pol Pot) non possiamo che rigettare lo strumento della taglia sugli autori danesi delle vignette, senza interrogarci troppo se abbiamo inteso fino in fondo l’offesa arrecata alla sensibilità islamica.
Abbiamo deciso tuttavia di pubblicare le tue considerazioni con il riferimento nel titolo alla nostra vignetta in homepage perché la grafica della matita spezzata, se non letta congiuntamente all’occhiello, può evocare la tua interpretazione.
Una lettura alternativa