?Stanche dei diffusi episodi di corruzione che si verificavano nella distribuzione dei viveri nel campo profughi di Lainé, in Guinea meridionale, un gruppo di rifugiate ha deciso di prendere l?iniziativa. Hanno contestato la gestione del campo. Grazie a una lista anti-corruzione, una rifugiata, Nancy Washington, è stata eletta alla presidenza del campo e anche 16 dei 27 rappresentanti del campo sono donne”, riferisce Suor Maria Irizar, Direttrice del JRS Guinea.
Purtroppo ciò che è accaduto nel campo di Laimè è un caso isolato che non rappresenta la regola. Le donne rifugiate, infatti, spesso subiscono una doppia discriminazione. In quanto donne, vedono negati i loro diritti fondamentali come per esempio il diritto all?istruzione, al lavoro o alla proprietà. In quanto rifugiate, sono costrette ad abbandonare le loro case, a vivere senza il sostegno delle famiglie e dei loro cari.

In tutto il mondo il Jesuit Refugee Service si batte per i diritti delle donne rifugiate perché possano svolgere un ruolo attivo nelle loro comunità e ricoprire incarichi di responsabilità. In Uganda, i progetti di promozione della donna promossi dal JRS hanno portato risultati tangibili nell?incremento della partecipazione, nella valorizzazione di competenze e potenzialità emerse attraverso l?azione educativa rivolta alle rifugiate. In Nepal il JRS ha insistito per dare la possibilità alle ragazze del Buthan di accedere alla scuola del campo profughi. Ha voluto inoltre che venisse affidato alle donne del campo l?insegnamento e altre mansioni non necessariamente legate all?istruzione.

Queste esperienze positive realizzate dal JRS testimoniano chiaramente che le donne rifugiate, se messe in condizioni, possono essere promotrici di uguaglianza, sviluppo e riconciliazione. Consapevoli dei loro diritti umani, le donne rifugiate sarebbero guide ideali per le loro comunità e potrebbero modificare leggi e pratiche discriminatorie garantendo così alle loro figlie e nipoti un futuro migliore.