“Bisogna guardare più lontano e rendersi conto del grande cambiamento che è in atto in tutto il mondo. Stiamo decidendo scelte che incideranno sulla vita di intere generazioni dopo di noi. Può l’umanità decidere senza cogliere il contributo delle donne, di metà cioè dell’umanità? Ovunque c’è da dare una risposta che interessi la persona umana, dobbiamo radicarla questa risposta ai valori umani, etici, perché solo così il cambiamento segnerà il progresso dell’umanità?. (Tina Anselmi)
Così risponde Tina Anselmi alla domanda di una giornalista che le chiedeva “Cosa direbbe oggi ad una ragazza del 2001 che si affaccia alla politica”?.
Sfido qualunque donna dell’ultima generazione a trovare un nesso tra le parole della Anselmi e l’impostazione con cui oggi in Italia, il problema delle donne in politica, viene comunemente affrontato dalle donne stesse.
Se si affronta il tema della presenza, come pure dell?assenza, delle donne nei luoghi e nei ruoli decisionali ci si rende ben presto conto che si tratta di una strada complicata, contorta, segnata costantemente da luci e ombre.
Questo perché spesso in Italia l’impostazione utilizzata nell’affrontare l’argomento del ruolo delle donne in politica non è volto ad un obiettivo nuovo e altro rispetto al sottolineare la presenza del problema.
Il confronto di genere non può più essere fine a se stesso. Negli anni, le donne, in particolare in Italia, hanno fatto ogni tipo di radiografia sulla propria condizione, da ogni angolatura, con ogni chiave di lettura.
Si è lavorato molto sulla disparità di trattamento nel lavoro; si sono realizzate complesse valutazioni quantitative sulle diseguali opportunità in politica.
Tuttavia, dati gli accelerati mutamenti sociali ed economici, occorrerebbe impostare diversamente la questione, altrimenti il discorso rischia di rimanere sterile e fine a se stesso se non si prospetta un’altra chiave di lettura, adottando un’angolatura molto più vasta.
Per guardare meglio alla complessità di questo rapporto è necessario evitare alcuni luoghi comuni ma anche l?assunzione di un atteggiamento rivendicativo: prima le quote, poi le pari opportunità, e ancora la polemica contro i partiti.
Le donne non possono continuare a non vedere errori o limiti nella loro storia: altrimenti rischiano di non coglierne contemporaneamente la ricchezza.
Nell’esaltare l’impegno politico delle donne, nel corso della storia, si ricordano spesso, il rigore, la costanza, la coerenza, la dedizione, il sacrificio.
Queste dovevano essere delle credenziali per il diritto ad esserci. È sostanzialmente mancata la creatività, la sicurezza, il coraggio di affermare uno stile diverso, per esempio un approccio alla politica che valorizzasse e sviluppasse le problematiche di genere in Italia e in particolare nell?ambito della politica estera.
In un paese democratico come l?Italia il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali è garantito dalla Costituzione in modo eguale a tutti i cittadini e le cittadine, senza alcuna discriminazione in base al sesso.
Contemporaneamente, proprio nelle aree del Mediterraneo più vicine all?Italia, si è assistito negli ultimi anni a esplosioni di violenza sessista nei confronti delle donne che hanno trovato un?eco e una risonanza nella diffusione del fondamentalismo.
È dunque impossibile per le donne italiane ignorare quanto avveniva e continua ad accadere a poche centinaia di chilometri di distanza.
Questo ha determinato uno spostamento di mentalità, una sensibilità, maggiore che nel passato, nel guardare alle vicende internazionali con occhi di donne.
Insomma non si può continuare il piagnisteo, ormai poco credibile, delle donne vittime e deboli di fronte alle sgomitate maschili.
Si tratta invece di dire per quale politica vale la pena impegnarsi, spendersi e assumersi le proprie responsabilità davanti alla società e per quale non ne vogliamo assolutamente sapere.
Ed è importante essere consapevoli che su questo terreno le donne, per fortuna, non sono tutte uguali.
Bando ai piagnistei e largo all'impegno