?È avvilente per un paese che si dice civile creare un sistema del genere: fa male vedere dormire di notte, all?aperto, chi ha un contratto di lavoro. Gente di tutte le età, compresi donne e bambini. Mi sento indignato prima come uomo, poi come sacerdote?.
Questo ho pensato una volta consegnata la mia busta contenente il modulo per la richiesta di un lavoratore straniero che potesse rientrare nelle quote, dopo una notte passata al freddo con persone di varie parti del mondo che in quella busta avevano messo oltre che i moduli anche la speranza di poter riuscire ad aiutare un familiare o un amico ad avere un lavoro in Italia.
Al Centro Astalli, ci si era informati e organizzati per tempo per poter riuscire ad avere un ?buon piazzamento nella graduatoria generale?. Avevamo calcolato di andare davanti all?ufficio postale la sera tardi con l?automobile per poi darci il cambio durante tutta la notte. Ma ci siamo resi ben presto conto di essere stati troppo ottimisti: alle 16.30 arriva alla mensa la notizia che le file nei vari uffici postali del centro erano già iniziate. E così comincia anche per noi l?avventura che hanno vissuto centinaia di migliaia di stranieri in tutta Italia. Un giro rapido nelle poste di zona per poi scegliere quella di largo Arenula dove riusciamo a conquistare un dignitoso numero 63.
Davanti all?ufficio di via Arenula, in pochissimo tempo si è formata una fila di circa 140 persone: filippini, pakistani, cingalesi, rumeni, latinoamericani, una donna etiope con un bambino nel passeggino e altre immigrate con i loro figli. Tutti abbiamo trascorso la notte all?addiaccio.
Al mio arrivo alla posta gli immigrati si erano già organizzati da soli: avevano creato una lista (con i cognomi e gli orari di arrivo) e avevano distribuito i numeri corrispondenti; ogni tre ore circa veniva fatto un appello per verificare che le persone in fila ci fossero ancora. A causa degli abbandoni durante la notte sono riuscito a risalire la lista fino al numero 35. Gli elenchi sono stati aggiornati e autogestiti fino alla fine dagli immigrati: all?apertura della posta gli impiegati hanno chiesto agli stranieri di continuare a gestire la fila. Ma non ci sono stati problemi: ognuno stava in fila con il suo numero, tutto si è svolto in maniera civile e tranquilla, sotto l?occhio vigile dei Carabinieri, che però non sono mai intervenuti perché non ce n?era bisogno.
In questa situazione difficile è emersa l?umanità degli impiegati dell?ufficio postale, dei datori di lavoro e dei passanti e vicini che hanno assistito alla fila. Questa è la vera Italia: gli impiegati hanno permesso alle persone di entrare nell’ufficio postale per potersi sedere e stare al caldo, prima dell?apertura degli sportelli; alcune signore hanno offerto dei dolci, mentre alcuni passanti hanno offerto bevande calde; un bar vicino ha mandato tavolette di cioccolato.
I primi della fila presentavano il massimo delle domande, cinque, per fare un favore ad altri amici. Qualcuno, per mantenere il posto durante la notte, ha pagato un altro straniero; altri hanno provato palesemente a offrirsi per farlo a pagamento; ma la maggioranza delle persone gratuitamente ha offerto aiuto, con generosità.
Col senno di poi e dopo un lungo sonno ristoratore riesco a guardare a questa vicenda oltre che come un?umiliante trafila burocratica anche soprattutto come un?esperienza di solidarietà e gratuità.
In ogni caso, ciò non giustifica che non ci sia un sistema per presentare la domanda senza calpestare la dignità delle persone, ad esempio ampliando la rete di sportelli, evitando che la gente resti fuori, al freddo. Questo metodo è un modo per scoraggiare le persone e creare problemi: si crea la difficoltà ? se non l?impossibilità – a usufruire di un diritto.
Provo un profondo dispiacere nel veder infliggere un?offesa gratuita alle persone. Questa esperienza mi ha confermato la grande dignità degli stranieri che vengono qui per lavorare; hanno un contratto di lavoro e arrivano per rispondere a un bisogno reale del paese.
Il bilancio finale: le poste sono state efficientissime. Fino a tre impiegati per ogni sportello, procedure ottimizzate. Ma questa assurda gara a chi fa prima su base nazionale è ridicola. Si dà per scontato, ovviamente, che non sia la vecchietta che ha bisogno della badante, o il costruttore edile che cerca mano d’opera, o l’azienda agricola che deve assumere stagionali a sottoporsi a questa specie di maratona pubblica. Sono loro, la forza lavoro a basso costo, gli extracomunitari. I più ricattabili, quelli che probabilmente hanno pagato migliaia di euro la promessa di essere messi in regola (a loro carico, naturalmente).
Al Centro Astalli, ci si era informati e organizzati per tempo per poter riuscire ad avere un ?buon piazzamento nella graduatoria generale?