Ricordate quella pubblicità televisiva degli anni ?80 che invitava a bersi una città come fosse un amaro? Di anni da allora ne sono passati tanti e adesso quelle immagini sbiadite sono solo un ricordo un po? amaro per molti di coloro che in buona fede vi hanno creduto. Quella città era Milano e il periodo era quello del Raphael, del nazionalismo di Sigonella, dell?economia di mercato alla Lady di ferro, dei missili di Gheddafi su Lampedusa, del P.I.L. dell?Italia che aveva superato quello della Gran Bretagna, (ma sarà poi stato vero?). Tutto era così estremamente ipervelocizzato. La nostra economia sosteneva grandi opere civili e politiche all?estero, dalle autostrade inesistenti in Somalia alle attività ?rivoluzionarie? dell?O.L.P. in Palestina. Un periodo di fermento civile e delle idee più che eccezionale. Voluto ed edificato dal Craxismo rampante di quegli anni.
Quella città l?abbiamo temuta, odiata, digerita in tutte le maniere. Con il suo charme europeo fatto d?alta moda, d?alta finanza, d?alto bordo. Con la scala del calcio e dell?opera lirica. Con i sindaci parenti. E per un po? abbiamo avuto anche la paura che la proclamassero capitale d?Italia, per poi magari spostarci pure il vaticano con tutto il giubileo. Anni difficili per noi romani, anni di sacrificio. Anni a cui sono seguiti gli slogan irriverenti della Lega, i vari ?ce l?abbiamo duro? e ?Roma ladrona?. Anni in cui ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo lavorato sodo, proprio come diceva la pubblicità, ed anche perché a Milano continuavano comunque a berselo l?amaro, e a noi invece rimaneva come sempre il solito gusto in bocca.
Ma con la gestione felice della ?nostra cosa pubblica? da parte di Walter Veltroni e la sua giunta comunale di centrosinistra, negli ultimi anni il trend si è notevolmente invertito. I dati dell?ultimo quadriennio 2001/2005 sono addirittura esuberanti: il P.I.L. della capitale è stato del 6,7% rispetto al 1,4% del dato nazionale; l?occupazione è salita del 13,7% rispetto al 4,6% della media italiana; le imprese sono cresciute del 9,2 % contro il 4,5% nazionale; il traffico dell?aeroporto di Roma è quasi un terzo di tutto il traffico nazionale. Poi con la città della musica, l?estate romana, la notte bianca e tutte le altre iniziative culturali che la città di Roma oggi propone, indubbiamente il baricentro d?Italia non è più quella Milano da bere così irritante ma si è spostato più a sud.
E sarà anche per quel certo modo ?spensierato? di fare politica che decisamente ci siamo lasciati alle spalle. Adesso la capitale economica e culturale d?Italia, oltre che politica, è Roma. Degnamente alla pari di capitali europee come Londra, Madrid, Parigi e Berlino. E tutto questo grazie ad un grandioso lavoro da parte di tutti, che già finemente impostato dalle precedenti giunte di Francesco Rutelli, oggi con Walter Veltroni ci permette finalmente di poter raccogliere i preziosi frutti. Doveroso adesso è di non disperdere questo valore raggiunto così faticosamente, cercando il 28 maggio prossimo di non gettare via tutto ciò che di buono abbiamo costruito in questi anni ma di riconfermare pienamente chi ha già gestito così eccellentemente la nostra città.
Il boom economico e culturale della capitale