Il fatto di trovarsi fuori dall?Italia, se si hanno a disposizione mezzi di comunicazione, non chiude fuori dal circuito dell?informazione. E in Marocco si trova molta ?informazione? straniera, soprattutto occidentale. Anche troppa, a dire la verità: si tratta di una ?perversione del sistema? che rende la vita molto difficile ai media ed alla stampa locale.
Quindi, ho l?impressione di riuscire a ricevere un?informazione migliore, a tutto campo, perché passa non solo per libri, internet, televisione – sic! – e giornali italiani, ma anche tramite i media internazionali.
I media stranieri – checché ne dica chi cerca di oscurarli mantenendoli sotto l?onnipresente tesi del complotto ai suoi danni – parlano dell?Italia in maniera molto più obiettiva di quanto facciano, purtroppo, molti dei nostri.
E viene da mettersi le mani nei capelli, quando un abitante di un Paese in Via di Sviluppo- lo dico con tutto il rispetto che ovviamente gli porto- commenta la situazione della nostra libertà di espressione, dicendomi che forse, invece di pensare all?alto compito di pubblicare vignette che offendono la loro religione e provocano gli estremisti, faremmo meglio a pensare al nostro sistema mediatico, e alle sue posizioni nelle classifiche mondiali sul tema.
Stimo molto Enzo Biagi, per il suo valore giornalistico, e tra l?altro i suoi occhi assomigliano a quelli di mio nonno, che non c?è più da qualche anno. Ci trovo la stessa ?pulizia?.
Le sue ?strettamente personali? al Corriere
(http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2006/04_Aprile/02/biagi.shtml)
fanno un bell?effetto.
E uguale effetto fa la presa di posizione del direttore Mieli, che risale a qualche settimana fa, e che merita di essere letta nella suo contesto:
quando se ne andò il direttore De Bortoli, e alcuni media parlarono di soddisfazione della redazione, i giornalisti di via Solferino erano talmente felici e soddisfatti che scesero in piazza a protestare. L?editoriale di Mieli (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2006/03_Marzo/08/scelte.shtml),
che si schiera palesemente con il centrosinistra, ha il sapore di un tappo che salta.
Una storia di manipolazioni mediatiche, quella degli ultimi anni, che ha superato di gran lunga quella dei governi passati: non ci sono angeli da nessuna parte, ma sistematiche epurazioni come quelle degli ultimi non si erano mai viste. L?indipendenza delle redazioni, regola comune a tutti i Paesi democratici, da noi è diventata un crimine che scatena denunce a tutto spiano, proprio come quelle di cui è stato oggetto il Corriere, fino a dimissioni del suo direttore. Pare che il diritto di cronaca non abbia più
luogo: pubblicare, ad esempio, documenti che provano corruzione provoca pressioni e addirittura denunce, perché non rispetta la ?par condicio?:
ovvero, bisogna che sia corrotto anche il centrosinistra, o che anche il centrosinistra abbia un c onflitto di interessi o un po? di parlamentari inquisiti e condannati: se non è così, un giornale non può scrivere. Strano ma vero.
Ricordiamo ad esempio l?autunno 2001, quando si approvò a tappe forzate la legge sulle rogatorie che rese inutilizzabile la documentazione bancaria, giunta dalla Svizzera, che inchiodava Previti. Il cronista Biondini pubblicò allora sul Corriere due lunghi articoli illustrando il contenuto di quelle carte, e mise in prima pagina le copie del ?doppio bonifico? che trasferì più di 400.000 dollari dal conto estero del dirigente della tesoreria Fininvest a quello di Previti, e da lì a quello di Squillante. Carta canta, in un Paese civile sarebbe diritto di cronaca. La Fininvest protestò aspramente, fin qui nulla di strano: solo che in seguito si acuì l?attrito con il Corriere, terminato, dopo molti altri scontri e denunce, con le dimissioni di De Bortoli, il 29 maggio 2003.
Ci sono poi piccole perle, come quella del 23 settembre 2003: Berlusconi parla all?assemblea delle Nazioni Unite, e la sala si svuota essendo ora di colazione. I giornali accolgono le lamentale del premier, mentre il TG 1, non nuovo ad acrobazie di questo tipo, confeziona un servizio che mostra Berlusconi applaudito da una grande folla: la folla che aveva applaudito, qualche ora prima, il discorso di Kofi Annan.
Una tra tante, chi voglia leggerne una lista eloquente non ha che da comprare ?Regime? di Peter Gomez e Marco Travaglio (Edizioni BUR-2004).
Reduce, come voi, dal secondo confronto mediatico tra premier, che si è svolto sulle comode poltrone dell?ormai onnipresente Porta a Porta, mi piace farvi leggere una delle lettere che Enzo Biagi inviò al direttore RAI, Saccà durante della sua scomparsa mediatica, riportata da Marco Travaglio nel corso di una attenta ricostruzione del caso.
?Caro direttore, ti ringrazio della lettera e dei pensieri affettuosi che contraccambio, ma devo rinnovarti il senso del mio disagio. Da 41 anni faccio il giornalista in Rai: ho cominciato come direttore del Tg e ho continuato con programmi annuali; l?ultimo ? il fatto- è stato trasmesso per 8 stagioni di seguito. Confermo che mi sento legato profondamente alla Rai, anche per motivi di gratitudine, ma sempre nel rispetto della mi dignità professionale ed umana. L?ultima edizione del fatto, dati incontrovertibili, su 168 puntate per 111 sere è stato il programma più visto delle tre reti.
Riconosco al direttore di Rai1 il diritto di cambiare palinsesto con l?intenzione di battere Striscia la Notizia, ma in quell?incontro ? che ormai è divent ato famoso- mi fu prospettato il proposito aziendale di una trasmissione unica e omogenea che avrebbe riempito lo spazio tra Tg1 e prima serata. Mi risulta invece che ieri sera sono andati in onda ben 4 spezzoni diversi. Ho letto che Rai3 è disponibile a programmare il fatto, ma si opporrebbero problemi economici. Glieli risolvo subito: io sono pronto a rinunciare alle clausole finanziarie del mio contratto, che non risulta certo tra i più onerosi (anche nel mio settore) e desidero che diate anche a me il compenso che tocca all?ultimo giornalista assunto (senza raccomandazioni), da spedire però ogni mese a don Giacomo Stagni, parroco di Vidiciatico (Bo), che in un istituto ricovera i vecchi delle mie parti che non hanno nessuno. Sono a disposizione se i l mio lavoro può ancora servire. Auguri e molti cordiali saluti da Enzo Biagi?.
Enzo Biagi offrì addirittura di lavorare gratis, con questa lettera che è, come la definisce lo stesso Travaglio, un ?capolavoro di ironia?.
Biagi conduceva uno dei programmi di informazione più visti d?Italia. Eppure non lo vediamo più in televisione. Non è un caso isolato: la lista degli autorevoli scomparsi è lunga, e ben nota. Quasi un?Italia parallela, che si serve di internet, dei teatri, della strada a volte, perché in TV non gli è consentito di esprimersi liberamente.
Due più due, in Italia, forse fa ancora quattro? Io lo spero. E per le elezioni, torno in Italia, anche se caro mi costa (a proposito, sapete che i cooperanti non sono ammessi al voto all?estero?). Ma un voto in più, questa volta, secondo me serve. Per dirla con Berlusconi, sono una di quelle ?coglione? che pensa che l?onestà abbia un valore, e che la serietà di una persona al governo si misura dalla sua attenzione alla gente, e non dai suoi sorrisi, che ricordano drammaticamente i metodi del ?Grande Fratello? di George Orwell (nel suo capolavoro, 1984). Caso strano, il Grande Fratello è ora tra le trasmissioni più viste d?Italia. Dal 10 aprile, speriamo, avremo di meglio da vedere.