Il voto delle politiche del 9-10 aprile decreta per l?Italia una spaccatura del paese, tra destra e sinistra. La legge elettorale, votata ad hoc dal centrodestra per ottenere un possibile pareggio o una vittoria, ha favorito l?instabilità istituzionale. La coalizione vincente, guidata da Romano Prodi, si ritrova al Senato a legiferare con una manciata di seggi in più rispetto al centrodestra. In questo ramo del Parlamento tale coalizione ha riportato in Italia una maggioranza di voti sul centrosinistra di circa 400.000, ottenendo solo un seggio in più, vanificato dal voto degli Italiani all?estero, che ha premiato con quattro senatori l?Unione. Alla Camera il centrosinistra ha vinto per circa 25.000 voti, circa lo 0,07%, ottenendo grazie al premio di maggioranza 64 parlamentari in più rispetto la Casa delle Libertà (CdL). La Cdl ha contestato circa 43.000 voti nulli alla Camera dei deputati ed ha ottenuto un netto successo elettorale in entrambi i rami al Nord.
Il parere del centrosinistra è quello di una legge sbagliata, fatta su misura rispetto le necessità elettorali della Cdl, la quale ribatte che la stessa cosa era stata fatta con il Mattarellum, in occasione della vittoria dell?Ulivo, alle elezioni politiche del 1996. Inoltre alcuni esponenti dell?Unione hanno affermato che in presenza del maggioritario la loro coalizione avrebbe riportato una vittoria netta.
Certo è che avendo sbaragliato il Nord, la parte più popolosa del paese, è difficile dire che il centrodestra avrebbe perso con il maggioritario, con questa legge alla Lombardia spettano 145 seggi su 927 complessivi, una regione tradizionalmente di centrodestra, con 9 milioni di abitanti, quasi un sesto della popolazione italiana. L?evidenza dei dati parla di un autogol del centrodestra, che con il premio di maggioranza alla Camera e il voto degli italiani all?estero ha consegnato entrambi i rami del Parlamento all?Unione, pur avendo una scarto molto lieve alla Camera dei deputati e la maggioranza dei voti in Italia al Senato.
Da questa tornata elettorale emerge un bisogno di stabilità del sistema istituzionale: non è possibile che una maggioranza decida una legge elettorale su misura ad ogni rinnovo del Parlamento, ciò è possibile solo attraverso una riforma condivisa dai due schieramenti, affinché il sistema democratico funzioni e per far ciò è necessario un minimo di accordo sulle regole generali. Tale impossibilità esprime con maggiore evidenza la realtà di un Paese spaccato, polarizzato, così come lo ha definito Romano Prodi, dopo essersi proclamato nuovo Presidente del Consiglio, durante la lunga nottata dello spoglio dei voti.
La storia istituzionale passata e recente presenta un sistema bicamerale italiano con un?attività legislativa spesso imbrigliata dal suo assetto burocratico, basato su due rami parlamentari, che rallenta la produzione di leggi. Inoltre la recente riforma elettorale, nell?ambito delle due camere, non è riuscita ad esprimere una chiara e netta maggioranza. Una proposta che i due schieramenti potrebbero condividere è quella di abolire uno dei due rami e assegnare in modo proporzionale, con premio di maggioranza e attraverso uno sbarramento, il governo del Paese ad una coalizione ben precisa, senza equivoci di sorta. Questo progetto va in direzione opposta a quello di un Senato delle Regioni, proposto insistentemente dalla Lega Nord, ma potrebbe risultare più funzionale ad accentrare l?attività legislativa ed a velocizzarla, garantendo maggiore stabilità all?azione di governo. Tale prospettiva potrebbe delineare un?architettura istituzionale più armonica, nel rapporto tra potere esecutivo e legislativo.
Vista la difficile situazione economica e sociale è auspicabile che nei due schieramenti prevalga il buonsenso e la lungimiranza politica.
Un?analisi all?indomani del voto