Ce ne siamo accorti sicuramente tutti, la quantità di informazione a disposizione oggi è di diverse misure di grandezza più elevata rispetto a solo 10 anni fa. Indubbiamente (ammesso che una maggiore quantità, spesso a scapito della qualità, sia sempre un fatto positivo) il grosso merito di questo traguardo è da ascrivere ai mezzi di comunicazione tecnologici, e al Web in particolare. I sistemi di informazione tradizionali, radio, TV e giornali non hanno potuto far altro, per il momento, che cercare di inseguire il galoppo forsennato di Internet, spesso con scarsi se non mediocri risultati. In particolare per la carta stampata. E? molto più facile, semplice e gratuito leggere i titoli di pagina sui siti web dei quotidiani, che non comprare l?intero giornale. Certo, c?è anche il piacere di sfogliare le pagine dove si preferisce, ma non tutti abbiamo le ore necessarie a leggere le oltre 40 pagine di un quotidiano.

Hanno avuto le prime avvisaglie qualche tempo fa negli Stati Uniti, dove l?unico giornale che sembra essere riuscito a mantenere alte le vendite (700.000 abbonati) nonostante il sito web è il Wall Street Journal. Il New York Times, invece, ha da poco registrato il sorpasso dei lettori on-line (più di un milione) rispetto a quelli più ?tradizionali?. Il Los Angeles Times invece ha pensato bene di chiudere la sezione dedicata agli interventi dei lettori a causa dei troppi abusi. E nella vecchia Europa il concetto di ?Citizen Journalism?, ossia di un giornalismo partecipato da parte dei cittadini, non è che goda di miglior salute.
L?idea di massima è che l?informazione professionale dei quotidiani che vuole passare per il Web non ha ancora ben capito cosa fare e soprattutto come farlo, in un contesto decisamente troppo mutevole, ancora poco conosciuto e tutto da definire, perché le regole stesse che lo definiscono (le tecnologie) cambiano vorticosamente.

Si può ipotizzare che le notizie via Web sono più seguite perché sono sostanzialmente gratuite, ma è anche vero che la logica classica della stampa, ossia la notizia di oggi raccontata domani, puzza di vecchio già solo a pensarla. Inoltre ancora una volta Internet offre la possibilità di uscire dal rango di fruitori passivi delle notizie, e di giocare un ruolo ben più attivo e dinamico.
Da un lato abbiamo quindi gli editori, dall?altro i lettori, in mezzo Internet. Gli ultimi due hanno già dimostrato di saper fare la loro parte. Resta un punto in sospeso: sapranno i grandi nomi del giornalismo rinunciare ad avere l?ultima parola su un argomento, per raccogliere i punti di vista e le discussioni suscitate dai forum e dai dibattiti in modo da migliorare la qualità dell?informazione? Sapranno rendersi conto dell?importanza e non della sventura che una simile opportunità porta? In teoria ciò che distingue un bravo giornalista da uno mediocre è la capacità di filtro, più che di analisi, di una notizia: cosa è veramente interessante da riportare al pubblico, e cosa no. Internet non rappresenta forse in questo senso una sfida professionale assolutamente avvincente e innovativa? Dal punto di vista di noi lettori, si, sicuramente.

Nascono ogni giorno nuovi strumenti tecnologici per migliorare e diffondere questa ?voglia di comunicazione dalla base?. Uno dei più popolari è sicuramente il Web-Log, comunemente noto come ?Blog?. Uno spazio web in cui ciascuno può scrivere quello che vuole, pubblicare quello che ritiene più interessante, foto, link, testi propri, e dove di solito viene permesso (in molti casi filtrando alla fonte) l?intervento del navigatore.
Ma se non a livello di pure speculazioni, non ci sono al momento esempi costruttivi e funzionanti di questo tipo di partecipazione, fra testate giornalistiche e lettori, che sia in grado di produrre informazione qualitativamente più elevata. Alcuni tentativi, seppur in ambiti diversi, possono essere la Wikipedia, o blog di scrittori, giornalisti od opinionisti gestiti però all?esterno del sito web della testata di appartenenza. Ma questa non è vera integrazione.
La strada da percorrere all?interno della Società dell?Informazione è ancora molto lunga, sono ancora tanti gli aspetti che necessitano di essere analizzati, studiati, valutati e messi alla prova. Le tecnologie già ci sono, e alla portata di tutti. Quanto dobbiamo aspettare per riuscire ad avere un ?dialogo? sulle notizie che ci circondano e quindi con coloro che ce le propongono, spesso correggendo le papere, le bufale e gli svarioni che sedicenti giornalisti ci propinano come ?verità?, e non essere più semplici spettatori con la voglia frustrata di partecipare allo scambio di informazioni?