Il Chiostro del Bramante celebra i dieci anni di vita quale spazio espositivo aperto al contemporaneo con la mostra ?Pentiti e non peccare più!?, una grande mostra tematica dedicata ad Andy Warhol. Si tratta dell?artista con cui il Chiostro iniziò la propria attività espositiva.
La mostra, curata da Gianni Mercurio, di cui ha redatto anche un saggio introduttivo al catalogo, edito da Skira, è composta da circa 80 opere su tela, per lo più di grande formato, fotografie e video provenienti dagli archivi del Warhol Museum. L?esposizione approfondisce un aspetto poco conosciuto dell?arte di Warhol: il suo legame con la spiritualità e la religione. Ridefinisce così la complessità umana dell?artista, il quale affronta con il suo lavoro il difficile rapporto che lega vita e morte.
Due anni prima della sua morte, avvenuta nel febbraio del 1987, Warhol inizia a lavorare a quella che è forse la più complessa opera della sua vita, The Last Supper. Non si tratta tanto di una semplice rivisitazione in chiave pop, o di un confronto in chiave postmoderna del capolavoro di Leonardo, quanto piuttosto del risultato finale di un percorso intimo che ha le sue radici in un legame lontano con un senso di spiritualità e religione che l?artista ebbe a partire dalla sua formazione negli anni dell?infanzia e della prima giovinezza.
Negli sterminati archivi del Warhol Museum è conservato un libro di preghiere, regalo di sua madre, che raffigura nella prima pagina una minuscola riproduzione dell?Ultima Cena di Leonardo.
Nessuna opera è stata studiata e riprodotta da Warhol in centinaia di varianti, tuttora senza numero, quanto The Last Supper., che ne fanno l?artista americano in assoluto che ha trattato maggiormente il tema della religione; riprendendo innumerevoli volte lo stesso soggetto replicandolo nei dettagli e nell?insieme, Warhol non può non essere in uno stato d?animo particolare nei confronti del soggetto: alla fine della sua vita, consapevolmente, l?artista realizza in quest?opera la sua passione religiosa, il suo tributo alla salvezza della propria anima.
L?origine rutena della famiglia Warhola, costretta ad emigrare dalla Slovacchia, ha non poca influenza sulla formazione religiosa che la madre, in particolare, gli impartì. La religione di appartenenza di Warhol era la religione uniate, cattolica, poiché come si evince dal nome si è riunita con la chiesa d?occidente, ma che ha conservato numerosi riti e una particolare devozione nei confronti dei santi ortodossi.
Si scopre allora un Warhol praticante, che si recava a messa spesso, non solo la domenica, e che ben conosceva l?infinita varietà di immagini bizantine e gli arredi delle chiese, con una madre che una volta trasferitasi ad abitare da lui a New York aveva creato in casa addirittura un piccolo altare.
A fronte di tali premesse dunque, è possibile leggere il lavoro di Andy Warhol come il risultato di un?esistenza intrisa di valori tradizionali legati al culto religioso che interferiscono però pesantemente con il suo essere nella modernità. Non a caso il crocefisso e la radio, presenti in un dipinto che raffigura la sala da pranzo della sua famiglia, eseguito quando frequentava il Carnegie Institute of Technology Pittsburgh, rappresentano nella loro compresenza due elementi fondamentali della sua esistenza.
La mostra presenta la serie di dipinti con le figure ?iconiche? dei suoi primi quadri che lo hanno reso celebre, Marilyn, Marlon Brando, Jackie Kennedy rapprersentata nel giorno dei funerali del presidente assassinato, Liz Taylor (che si diceva all?epoca avesse un tumore senza speranza); in alcune opere i ritratti di Marilyn and Jackie appaiono su uno sfondo d?oro (Golden Marilyn e Golden Jackie), perché il fondo oro nelle icone bizantinze è simbolo di eternità.
E ancora, la serie dei Disaster del 1963 con le immagini degli incidenti automobilistici e delle vittime tratte dalle pagine dei giornali e ?resuscitati? sulle tele nel loro orrore, solo apparentemente tacitato una volta che non è più in prima pagina. Così anche in Tunafish disasterz, con allusione al caso delle donne avvelenate da scatolette, Big Electic Chair, strumento moderno di supplizio analogo alla croce, o il lavoro Suicide.
La morte Warhol l?aveva incontrata da bambino, quando aveva perso il padre, ed il fratello ricorda che ?era disperato e non riusciva a guardare la salma?, ma il suo personale memento mori si era incarnato nella persona di Valerie Solanas, la donna che tentando di ucciderlo lo ferì gravemente con un colpo di pistola; eventi questi, che certamente hanno segnato un rapporto già compromesso con la vita e con gli altri e che contribuivano ad accentuare in lui il desiderio di distacco dalle persone.
Nei suoi innumerevoli ritratti di gente ricca o famosa e di belle donne, realizzati a partire dalla metà degli anni ?70 (in mostra ne vengono presentati 25, tra i quali Truman Capote, Miguel Bose, Jane Fonda, Aretha Franklin, Judy Garland, Liza Minnelli, Keith Haring, Dennis Hopper, Grace Jones, Roy Lichtenstein, Neil Sedaka, Carly Simon, Lana Turner ), immagini che, per impedire la corruzione del tempo, truccava ed imbellettava i soggetti trattandoli esattamente come fiori che non devono appassire mai.
Anche la scelta di Warhol di riproporre una sua interpretazione di alcuni capolavori dell?arte classica, tra cui la Madonna Sistina e l?Annunciazione di Raffaello, la Primavera del Botticelli o San Giorgio e il Drago di Paolo Uccello, rivela una particolare attenzione ai temi religiosi, ma soprattutto a quanto c?è di ?immortale? nelle opere d?arte dei grandi maestri.
La mostra in via della Pace è aperta dal 29 settembre 2006 al 7 gennaio 2007, tutti i giorni, escluso la domenica.
Costo del biglietto 9 Euro, 7 Euro ridotto.