?Siamo in un discreto bordello!?. Queste parole risuonano come una sconfitta del sistema universitario, e il peggio è che si tratta di una ?gaffe/affermazione? del ministro Mussi in risposta all?intervento del Presidente Napolitano per una maggiore attenzione sulla didattica della riforma ?3+2? e sulla continua proliferazione di corsi e atenei.
Governi che cambiano, università e studenti che restano. I problemi sono sempre gli stessi, la spia si è accesa ora ma l?università italiana è ammalata da tempo. E gli studenti lo hanno sempre saputo.

Tra i sintomi ci sarebbe un dato che arriva dalle ultime ricerche Istat e che sembrava archiviato: la consistente diminuzione delle nuove matricole. Le stime che si riferiscono all?anno accademico 2004/2005 registrano una vera e propria fuga di nuovi iscritti che tornano così ai livelli del 2001: 332 mila, ossia16 mila iscritti in meno rispetto all?anno di partenza della riforma.
Pertanto, i nuovi iscritti diminuiscono mentre gli atenei e i corsi di laurea e specializzazione aumentano arrivando a situazioni paradossali di corsi semestrali con due (massimo tre) studenti a lezione, con un inevitabile spreco di risorse e un?inutile sopravvalutazione degli studenti che partecipano a queste lezioni. Nell?ultimo anno si sono contati la bellezza di 5300 corsi di laurea diversi, con esami che sembrano sfiorare il ridicolo: ? storia delle donne? e ?diritto degli animali?, giusto per citarne un paio.

Primo Salani, professore di Sociologia dei processi economici e del lavoro all?università La Sapienza di Roma, dice: ?È come in una costruzione di ?lego? in cui cambiano i tasselli, ma non la sostanza. Si fregiano di nomi accattivanti, ma nei contenuti ricalcano i capitoli dei volumi di altri esami, in un?offerta che inevitabilmente si fa ripetitiva?. E continua: ?I nuovi insegnanti creano un?eccessiva professionalizzazione, spesso mandando gli studenti a confrontarsi con un mercato del lavoro che invece chiede flessibilità e figure lavorative più generiche e modellabili?.
Ultimo punto tragicamente colpito dalla riforma è la qualità della didattica. Come ho già accennato, i corsi sono spesso una vera barzelletta, con titoli fantasiosi e durate irrisorie: ?solo il lunedì dalle 14 alle 14.30? o peggio ?leggiti questo libro, poi mi dici di cosa parla?. Se non ha ragione Mussi…