Quanto accade ciclicamente di violento negli stadi di mezza Italia è probabilmente un malessere che viene da lontano, è un disagio che nasce e si sviluppa sui campetti di calcio di periferia e che si radica in una continua condizione di estrema competitività sportiva alimentata inesauribilmente da tutto un sistema pregno di sfaccettature molto complesse nel suo giro d?affari ma anche di lodevoli e pregiati valori sani.
Il settore del calcio non professionistico giovanile è un sistema composto da migliaia di piccole associazioni sportive sparse su tutto il territorio nazionale e da imprenditori, allenatori, dirigenti, addetti vari e da un enorme popolo di famiglie di piccoli giocatori in erba convinte di avere per figlio il futuro Francesco Totti.
In questo variegato mondo dilettantistico ogni settimana si svolgono migliaia di partite a tutti i livelli. E Sabato 17 Febbraio, nel piccolo campo di calcio della Associazione Sportiva Dilettantistica Garbatella di Roma, se ne è disputata una di queste valevole per il campionato di categoria esordienti ?94 della Provincia di Roma tra la squadra locale e la Roma Team. Il campionato esordienti, per chi non lo sapesse, è formato da squadre di calcio composte da ragazzi di 13 e 14 anni. Ma vi assicuro che l?agonismo dei giocatori e l?incitamento degli spettatori non hanno nulla da invidiare a quelli del campionato di calcio di Serie A.
Allo scadere del primo tempo, con la squadra di casa sotto di due goal, l?arbitro convocati i due allenatori li informa della sua decisione di sospendere la partita per le incivili intemperanze degli spettatori in tribuna. Intemperanze fatte dalle classiche parolacce ma anche da spregevoli incitamenti all?indirizzo dei propri ragazzi per invitarli a picchiare e a spezzare le gambe degli avversari. Decisione ineccepibile quella dell?arbitro, visti anche gli ultimi avvenimenti di Catania, e se non fosse stato per il responsabile tecnico della Garbatella Stefano Palmieri che lo convince a concedergli solo 5 minuti per risolvere la questione, la partita sarebbe finita lì.
Nell?emozione di quanto poi è successo in campo ci viene da ricordare l?ultimo Gianni Rivera nel campionato della prima stella del Milan, che in un momento particolarmente focoso degli spettatori si piazzò al centro dello Stadio di San Siro (oggi Meazza) e fece un appello al pubblico per placare i loro animi invitandoli ad avere un comportamento più civile e di permettere così alle due squadre di finire il match. E così emulando il campione, Stefano Palmieri è andato al centro del campo sotto la tribuna e ha parlato verso gli spalti. Ha parlato a braccio, istintivamente, rischiando di rimetterci anche del proprio e non sarebbe stata certamente la prima volta che un dirigente viene picchiato da qualche facinoroso tra il pubblico.
Stefano Palmieri è riuscito a fare quello che tutti noi vorremmo veder fare negli stadi italiani dagli attori stramilionari del calcio professionistico. Dopo poche parole dette con il cuore, specificando che il vero ruolo dei dirigenti e delle famiglie dei ragazzi non è solo quello di sostenerli nella prova sportiva, nella vittoria o nella sconfitta, ma di educarli ad una società e ad un comportamento civili, le tifoserie in tribuna si sono mischiate bonariamente tra loro ed hanno cominciato ad abbracciarsi, genitori con genitori, dirigenti con dirigenti, tifando insieme per i loro figli. E fatalmente la partita è finita 2 a 2.