Nel precedente articolo sono stati enunciati alcuni punti di attenzione per chi volesse accingersi ad acquistare l?ultimo sforzo della Microsoft, in particolare la pesante richiesta di risorse hardware, tali da vanificare gli acquisti informatici delle famiglie più vecchi di qualche mese, e blocco dei contenuti digitali a seconda dei capricci e voleri delle grandi case di produzione dell?intrattenimento. Vediamo di concludere la rassegna e di porci le domande giuste di fronte al possibile acquisto.
Terzo punto: la sicurezza. I signori delle vendite di Microsoft, e non solo loro, si stanno facendo in quattro per garantire che questo è il sistema operativo targato Windows più sicuro di sempre. Qualcosa di vero c?è sicuramente, anche se già si parla di un Service Pack, ossia un consistente aggiornamento di sicurezza entro la fine dell?anno. In pratica ancora deve essere venduto e già ci sono falle da chiudere. Forse è meglio parlare di sistema meno insicuro. Intanto i soliti esperti sono riusciti ad aggirare l?anticopia del sistema operativo. Consideriamo inoltre che la stessa Microsoft consiglia fortemente l?uso di un antivirus e di antispyware da abbinare al nuovo sistema operativo.
Risultato: non c?è molta differenza con i sistemi operativi precedenti, che comunque richiedevano già questi interventi da parte dell?utente, il più delle volte chiedendogli ancora soldi per altre licenze software. Dove sarebbe quindi la maggiore salvaguardia? Non solo i problemi di sicurezza non sono stati quindi risolti, ma il concetto stesso di sicurezza in casa Microsoft deve avere un significato diverso che nel resto del mondo. E chi ci va di mezzo sono sempre gli utenti.
Quarto punto: versioni e prezzi. Ci sono diverse versioni in commercio, la Home Basic, che non ha nemmeno l?elegante e sberluccicante interfaccia chiamata Aero, poi c?è la Home Premium, la Business, la Enterprise e la Ultimate, a partire da 150 ? per la prima, fino a 600 ? per l?ultima, senza contare le versioni upgrade, licenze studenti, ecc. ognuna con qualche cosa in più o in meno rispetto alle altre. Insomma, un bel bailamme fra cui districarsi. Il tutto ovviamente per facilitare l?utente, il quale, come da licenza, non è proprietario del sistema operativo, ma ne ha solo la licenza d?uso.
A questo punto che fa il consumatore? Può restare con il PC ed il sistema operativo Microsoft che ha già, ufficialmente almeno fino al 2014, anno in cui a Redmond pensano di cessare il supporto per Windows XP. Può investire su un nuovo PC perché il suo ha obbiettivamente raggiunto i limiti di età pensionabile, oppure può passare ad altre alternative di mercato, in questo caso valuta le realtà di Apple Macintosh e Linux, che oltre ad essere veramente più semplici (il primo) e sicuri (il secondo), oltre a vantare già da anni soluzioni grafiche e di interfaccia paragonabili se non ancora superiori a quelle di Vista, oltre a funzionare benissimo su macchine di cinque o sei anni fa, di sicuro non soffrono delle limitazioni che Microsoft impone ai propri clienti e non sono terreno di coltura di virus e programmi nocivi per la stabilità del sistema.
Resta sempre valida la regola aurea, secondo la quale un prodotto tecnologico che presenti notevoli cambiamenti con il passato non va mai acquistato subito, in quanto i rischi che ci siano problemi ed incompatibilità sono molto elevati. È una tecnica ormai diffusa da parte di molte società produttrici di software di considerare i primi clienti come tester del prodotto. In base alle difficoltà riscontrate provvedono a migliorare e correggere, quando questa dovrebbe essere un?attività svolta a monte della vendita.
Un classico esempio in questo senso è rappresentato dalla lista delle applicazioni che Microsoft ha recentemente dichiarato completamente compatibili con il nuovo sistema operativo. Mancano non solo prodotti per la produttività di grandi aziende, come la Adobe, o quelli per la ?sicurezza? di Symantec, passando per alcuni fra i più recenti videogiochi, ma anche i principali prodotti open source che si contrappongono alle soluzioni Microsoft, come i programmi per ufficio OpenOffice.Org. Comprensibile in linea di principio che cerchino di limitare la presenza dei concorrenti, inammissibile che un utente non possa decidere cosa installare sulla propria macchina. Ovviamente entrare nel novero delle applicazioni certificate ha un costo, che non tutti i programmatori, piccoli o grandi, o le comunità di sviluppatori, possono o vogliono sostenere. Sempre meno quindi viene lasciata la scelta al consumatore finale di essere l?unico e completo proprietario del proprio computer.
Che fare quindi alla fin fine? La decisione ultima spetta a ciascuno, ma di sicuro questo è il momento buono per porsi delle domande sulla propria dotazione tecnologica casalinga, allargare lo sguardo a realtà consolidate, efficienti e sotto molti punti di vista migliori dell?onnipresente Windows.
Là fuori, c?è un mondo che ci aspetta. Ed è nostro.