Il lampione dei lucchetti è crollato.
Evento che alcuni avevano predetto, altri avevano augurato, altri ancora avevano temuto. Tra mille polemiche politiche sorte tra chi era favorevole allo “scempio di Ponte Milvio” e chi no, ci si è semplicemente dimenticati del simbolo che quei lucchetti rappresentano per chi li ha posti: sono un “per sempre”.
Ritengo che a molti risulti difficile capire l’importanza di quel simbolo, e forse perchè ci stupisce che questo sia nato dalla presente generazione di teenager.
Diciamoci la verità: stiamo parlando di una generazione che cambia scarpe e cellulare con la stagione, convinta che tutto le sia dovuto solo perchè i propri genitori sono divorziati e suppliscono alla mancanza fisica e alla carenza di affetto con mille “cose”, affinché il giovane delfino/a della famiglia non si senta diverso dagli altri, possedendo, ad esempio, un iPod meno capiente.
Il consumismo delle cose materiali, però, è solo una minima parte di un problema ben più grande, che è il consumismo dei sentimenti: nella società moderna, dove non ci si sposa perchè tanto c’è il divorzio, o ci si sposa proprio perchè tanto c’è il divorzio, l’anomalia del “per sempre” salta subito agli occhi.
Possibile che centinaia di ragazzi, chiudendo un lucchetto intorno ad un lampione e buttando la chiave, davvero non facciano altro che imitare un libro o un film? Non è forse possibile che la generazione nata dagli adulti che non credono più nell’amore eterno, scelga di credere che possa davvero esistere un “per sempre”? E se così fosse, chi siamo noi per dire: nessun amore dura per sempre?

Forse non ci abbiamo creduto anche noi, almeno una volta? Ed ora non ci riusciamo più… Non riusciamo più a dare una possibilità all’amore, non abbiamo più il coraggio o la voglia di crederci davvero, nell’amore. Ma questo è solo a causa della società che NOI abbiamo creato, perchè da giovani abbiamo creduto nella politica, nella possibilità di migliorare il mondo, nel vincere le battaglie sociali, nel fare soldi e carriera. Loro no, loro sono una generazione che non sa la differenza tra destra e sinistra, che non si preoccupa (almeno apparentemete) della fame nel mondo, che non sa trovare l’Afghanistan su una cartina, che non sa cosa farà da grande…ma evidentemente su qualcosa sono stati più saggi di noi: sono una generazione che sta riscoprendo la voglia di amare, di darsi completamente a qualcuno, di sentirsi amati, di rischiare di dire “per sempre”. E se non sarà così, resterà un lucchetto a ricordare che, almeno in quel momento, si era felici e si credeva davvero nel futuro.