Lunedì 21 maggio: una trentina di persone fanno irruzione in aula Giulio Cesare durante la seduta di Consiglio. Tra loro esponenti politici di An, rappresentanti dei comitati di quartiere e cittadini residenti nella zona di Pineta Sacchetti, adiacente al Parco regionale del Pineto. Brandiscono cartelloni e slogan opinabilmente ironici: ?I nomadi li vogliamo solo in concerto? oppure ?L?effetto Serra fa crescere il numero dei nomadi?.

Martedì 22: i rappresentanti delle maggiori organizzazioni romane e italiane che a vario titolo si occupano di assistenza alle popolazioni nomadi e rifugiate, incontrano il Sindaco e gli assessori competenti. Le associazioni sono allarmate da un passo del ?Patto per la Sicurezza di Roma? siglato la settimana precedente con il ministro Amato, che recita, tra le proposte di interventi su sicurezza, accoglienza e decoro cittadino, ?Contenimento del numero della popolazione nomade a ridosso dell?area urbanizzata della città: allestimento di ulteriori quattro o cinque Villaggi della Solidarietà in aree collocate fuori dal GRA?. La proposta di risolvere il complesso problema della permanenza di Rom e Sinti a Roma attraverso la costruzione di grandi campi periferici capaci di contenere 1000 o 1500 persone, è ritenuta dalle associazioni ?grave in sé?, oltre che ?per il messaggio che essa contiene?. ?Dato che già oggi i campi riconosciuti sono fuori o ridosso del Gra ? si legge in un documento diffuso il giorno precedente l?incontro ? la novità della proposta non è nell?ubicazione dei luoghi, ma nel messaggio: accanto a Rom e Sinti non si può vivere?. Il sindaco Veltroni ammette che sulla questione ci sia stato ?un errore di comunicazione?: il trasferimento nei nuovi campi attrezzati è stato pensato per rispondere alle esigenze di quanti occupano attualmente aree abusive con alloggi di fortuna, privi di qualsiasi forma di servizio e di assistenza.

Mercoledì 24: le organizzazioni incontrano nel palazzo dei gruppi consiliari alcuni membri della commissione per le politiche sociali, anch?essi piuttosto sconcertati riguardo ad un provvedimento che, oltre a non essere stato discusso e concertato, mostra elementi di aperto conflitto con il cosiddetto ?Piano Rom? approvato dal Consiglio Comunale nel 2005. Secondo quel documento, la presenza nomade in città doveva essere gestita secondo un criterio di ?progressione? abitativa, che da grandi campi di prima accoglienza, procedesse verso piccoli campi adatti ad ospitare pochi nuclei familiari, fino all?uscita dal campo e all?insediamento in vere e proprie abitazioni.

Giovedì 25 : il Consiglio Comunale approva a larghissima maggioranza una mozione a firma del gruppo di Alleanza Nazionale, in cui si impegna il sindaco «a rimuovere celermente gli insediamenti abusivi e a stanziare i fondi per lo sgombero e l’abbattimento della baraccopoli», situata all?interno del Parco del Pineto.
All?alba dello stesso giorno, polizia e vigili urbani fanno irruzione dentro l?insediamento abusivo di Tor Cervara, dove pare trovassero rifugio più di 400 persone. Le operazioni di sgombero e di pulizia dell?area si sono svolte senza particolari incidenti, sebbene solo ad una parte degli abusivi sia stata garantita una sistemazione alternativa all? attuale. Detto in altre parole, tutti coloro (la maggioranza) per i quali l?amministrazione non provvederà ad una ricollocazione, troveranno rifugio in qualche altro anfratto della città, finché i proprietari dell?area occupata o i cittadini allarmati dalla loro presenza, non si adopereranno per un nuovo trasferimento.
(Quello di Tor Cervara è peraltro il quinto sgombero effettuato negli ultimi mesi).

Sulla questione ?nomadi? la temperatura politica è tornata a salire vertiginosamente dopo la firma del cosiddetto ?Patto per la sicurezza di Roma? siglato dal sindaco Walter Veltroni con il ministro dell?Interno, Giuliano Amato. Un testo di cui si sapeva e si è discusso poco nelle settimane che hanno preceduto la firma, e che soltanto negli ultimi giorni ha innescato un turbinio di polemiche, tanto tra i politici che tra la popolazione ?non nomade? (ma verrebbe quasi da dire gagì). Anche per l?effetto di amplificazione prodotto dalla stampa, il rischio concreto è ora quello di vedere riaccendersi vecchie e nuove ostilità nei confronti di un ?popolo? che per storia, abitudini, condizioni di vita si è sempre prestato ad essere un facile bersaglio su cui scaricare problematiche e percezioni di problematiche riguardanti sicurezza e decoro pubblico.

Una parte dell?opposizione capitolina (An e Udc) ha già lanciato l?idea di un referendum per chiedere ai romani ?Cosa ne pensano loro della soluzione, visto che in base all?accorso sono loro a dover ospitare i nuovi campi nei municipi dove vivono?, ha spiegato l?onorevole Dino Gasperini (Udc). Solo apparentemente meno rigida, la posizione assunta da Forza Italia: secondo Marco Pomarici infatti, un referendum avrebbe il principale inconveniente di riconoscere ?istituzionalmente? lo status ?stanziale? del Rom che, invece, «deve tornare ad essere nomade ». Dichiarazioni piuttosto sterili, considerando che circa 5000 tra rom e sinti vivono a Roma da oltre trent?anni e che centinaia di famiglie sono in lista di attesa per l?assegnazione di una casa popolare. E senza contare soprattutto che almeno 4000-5000 persone indicate come ?nomadi?, sono in realtà immigrati da paesi dell?est europeo, gli stessi da cui provengono di norma i Rom, costretti a tale condizione per pura necessità.
Approfittando di quella che è stata letta come una stretta sulla sicurezza, in vari punti della città si sono inoltre registrate manifestazioni più o meno spontanee di cittadini, che hanno colto l?occasione per ribadire le proprie difficoltà a convivere (cioè a vivere nei pressi) di stanziamenti nomadi, indistintamente regolari o abusivi. D?altra parte si preparano a scendere in piazza anche i residenti in quelle aree dove plausibilmente potrebbero sorgere i grandi campi della solidarietà che, dalla loro, hanno certamente il fatto di sentirsi già gravati dai disagi dell?estrema periferia romana.

In questo conflitto tra sensibilità, prospettive e interessi divergenti, ogni tentativo di mediazione sembra destinato a sfumare, insieme alla possibilità di risolvere attraverso una pianificazione seria e di lungo periodo la questione della presenza dei ?nomadi? a Roma. Una questione dai contorni sfumati, che tocca certamente problematiche reali quali legalità, sicurezza e decoro urbano, ma che riguarda anche e soprattutto le politiche di accoglienza e di integrazione e, con esse, problemi legati all?inserimento sociale, lavorativo e scolastico, oltre che abitativo.
E in questo senso, l?idea che l?emergenza esplosa in questa settimana, come ogni allarme, sia destinata prima o poi a rientrare, non può, o almeno non dovrebbe, rassicurare proprio nessuno.