La casta politica dominante sia di destra che di centro-sinistra, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, più proiettati alla propaganda che all?indagine giornalistica vera e propria, oggetto delle mire di controllo da parte dei poteri forti, ha fatto credere all?opinione pubblica che fino ad ora, i ritardi relativi alla costruzione della tratta ferroviaria ad alta velocità (Tav), che dovrebbe attraversare la Padania trasversalmente, siano da imputare esclusivamente all?opposizione delle popolazioni locali ed in particolare a quei ?sovversivi? dei No global. In realtà un?indagine più analitica e meno contaminata dalla propaganda e dagli interessi di partito e dei potentati economici, a questi connessi, evidenzia come la realtà delle cose non stia propriamente in questi termini.
La Tav è un?imponente struttura ferroviaria che dovrebbe collegare Lione a Kiev, per la quale l?Unione Europea ha messo a disposizione dei paesi partecipanti alla costruzione 8 milioni di euro, di cui un paio dovrebbero spettare all?Italia. Secondo un articolo del corrispondente del Financial Time a Bruxelles, Geroge Parker, del 28 maggio 2007, la situazione finanziaria del governo Prodi getterebbe delle ombre inquietanti sulla sostenibilità economica di questo progetto. Vediamo quali sono le perplessità più nel dettaglio. La finanziaria 2006/2007, che lo stesso governo ha giudicato molto onerosa per le finanze dei cittadini italiani rispetto al passato, consta di 33,4 miliardi di euro, di cui 14,8 sono finalizzati al contenimento del deficit e 18,6 a promuovere lo sviluppo. Inoltre il debito complessivo ammonta al 107% del Pil, ciò significa che su un guadagno pari a 100, l?Italia paga 107. La spesa complessiva del governo Prodi per la costruzione della Tav, preventivata dall? Ue, ammonta a 46 miliardi di euro. Rispetto a questi dati, le perplessità suscitate dal Financial Time circa la fattibilità del progetto sono giustificate. Occorrerebbero infatti tre finanziarie per deliberare una capacità di spesa di questa entità.
Le riserve rispetto a questo piano d?investimenti aumentano se lo si valuta non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche da quello qualitativo. In effetti il progetto ?padano? stride con la situazione del sistema ferroviario nazionale, che presenta notevoli ritardi infrastrutturali e forti diseconomie, soprattutto al Sud. Le popolazioni locali hanno offerto al governo Prodi un percorso alternativo per costruire la ferrovia in Val di Susa: si tratta di potenziare la tratta ferroviaria ad alta velocità già presente sul luogo, la quale però è sottoutilizzata e quindi presenta una scarsa redditività. Il progetto del Ministero delle Infrastrutture prevede invece che la ferrovia passi attraverso le Alpi, con un traforo, il cui costo è quantificato in 7 miliardi di Euro, finanziabile solo fino al 30% dall?Ue.
Il governo Prodi ha avuto il merito di avere rinunciato al progetto di costruzione del ponte sullo stretto di Messina, che sarebbe costato alle tasche degli italiani ben 150 miliardi di euro, ma tuttavia i 46 miliardi del progetto Tav non sono mica ?bruscolini?, se li si confronta con i costi finanziari necessari a modernizzare un sistema di trasporto ferroviario nazionale antiquato. L?auspicio è che una spesa pubblica di questa entità sia effettivamente utile al benessere collettivo dell?intera nazione e non a quello particolare di alcuni potentati economici, fortemente interessati all?allargamento del cordone della spesa pubblica, le cui imprese otterrebbero così lucrosi profitti dagli appalti connessi a questo progetto.
I dubbi a riguardo sono giustificati dal fatto che spesso i costi sostenuti per costruire un chilometro di ferrovia, in Italia, sono di gran lunga maggiori rispetto a quelli sostenuti negli altri paesi occidentali. Di conseguenza settori importanti dell?opinione pubblica sono preoccupati che i costi economici connessi a progetti pubblici faraonici, come la Tav, siano compensati da ingenti tagli alla spesa pubblica, funzionali a sostenere anche le spese di guerra, così come registriamo quotidianamente, e soprattutto comportino fortissimi oneri per l?ambiente locale, giustificati dalla casta politica italiana con l?impellenza di modernizzare il paese. Il problema è che investire in progetti d?avanguardia, come la Tav, dimenticandosi degli investimenti utili a sostenere complessivamente il sistema di trasporti ferroviari nazionali, non aiuta molto la modernizzazione infrastrutturale del paese, ma certamente contribuisce a degradare un patrimonio naturale già fortemente compromesso.