Lavoro da molti anni nelle scuole di Roma e provincia, utilizzando l?arte con bambini, adolescenti, ragazzi diversamente abili…facendo con loro laboratori teatrali, di movimento, di pittura….ed ogni volta mi stupisco dell?effetto che ha su ogni singolo componente del gruppo e sul gruppo in generale. L?arte è un mezzo di espressione, innato nell?uomo; gli appartiene sin dalla nascita, si sviluppa e cresce con lui…ha però bisogno di essere stimolata al fine di divenire un mezzo di comunicazione tra l?universo interno e quello esterno; tra il mondo delle emozioni e quello delle relazioni. Ogni lavoro è in sé unico ed irripetibile, come unico ed irripetibile è ogni singolo essere umano. Il singolo si pone nel tempo e nello spazio dell?arte con il proprio patrimonio emotivo, le proprie potenzialità ed i propri limiti…e nel territorio comune del laboratorio incontra gli altri e i lati di sé che non conosceva, con cui non riusciva a mettersi in contatto.
Per fortuna anche in Italia, negli ultimi anni, ci si sta rendendo conto dell?importanza dell?arte come strumento di ?terapia? e di conoscenza; come mezzo alternativo alla psicoanalisi per entrare in contatto con problemi e patologie, come gioco in cui i personaggi, i colori svolgono il ruolo di catalizzatori di emozioni; di cose non dette, di paure inespresse.
L?arte soprattutto nel mondo dell?adolescenza diventa lo strumento di conoscenza di sè, del proprio corpo che cambia, delle proprie pulsioni, dei sentimenti, del gruppo e dell?io, delle relazioni difficili con la famiglia e spesso con i coetanei.
Assistere alle rassegne di teatro delle scuole medie e superiori è veramente avere davanti agli occhi uno spaccato di quel mondo che appare spesso così lontano ed incomprensibile…e paradossalmente ci sembra in quel momento così vicino ed umano; vedi davanti ai tuoi occhi ragazzi con un corpo troppo sviluppato, vestiti da ?fighetti? tremare e vergognarsi, diventare rossi, balbettare; vedi bambine che nella quotidianità sono timide fare la prime donne; vedi ?scimmiottare? gli adulti quando si realizzano commedie come Molière e di Goldoni; vedi la paura dell?amore in Romeo e Giulietta, vedi la vergogna per un pudico bacio e vedi l?infanzia appena lasciata quando gli facciamo mettere in scena bambini che sognano, che raccontano le storie…insomma quello che vedi nei loro lavori, sono loro, sono quei giovani e quei ragazzi che formano il branco, privi di maschere, nelle difficoltà e nella bellezza della loro età di passaggio cha noi educatori, insegnanti e artisti abbiamo il dovere di fargli vivere e nello stesso tempo anche il dovere di contenere.
Penso che sia sempre più importante permettere ai ragazzi di partecipare ad attività artistiche vicino alle classiche materie di insegnamento scolastico…spesso mi trovo a parlare con insegnanti turbati dai propri allievi…insegnanti che mi dicono ?ma quello a scuola è un somaro…guarda invece a teatro com?è bravo…? e viceversa.
Osservare i ragazzi in ambienti differenti è una ricchezza, un modo per riconoscere quali strumenti ha a disposizione ogni singolo essere umano. Per fortuna la società non è composta solo da scienziati e professori, ma è ricca di una serie di figure differenti, tra cui coloro che vivono di arte; il problema però è che difficilmente riusciamo a mettere sullo stesso piano e a dare lo stesso valore alle professioni e alle potenzialità. Se riuscissimo a farlo, molti ragazzi si farebbero meno problemi, soprattutto riguardo all?autostima.