Inevitabilmente spira un forte vento di scontentezza. Poco a poco che comincia a delinearsi il vero volto del futuro Partito Democratico, l?umore euforico che ci apparteneva durante la fase embrionale dei primi giorni si va sempre più sbiadendo e appiattendo rovinosamente su gradazioni cromatiche scure e pessimistiche. Rabbia, delusione, sconcerto, rassegnazione. Troppo velocemente il sogno di un nuovo partito fatto da uomini nuovi con nuove idee si sta dissolvendo, sacrificato, prima ancora di nascere, alla crudele e spietata macchina della politica asservita al raggiungimento e mantenimento di un unico scopo: il potere.
Esageratamente forzata è la connivenza tra lo spontaneo processo di nascita ed evoluzione del PD, con i propri fragili e virtuosi contenuti che porta in sé nella sua fase costituente, con la terribile necessità di far sorgere al più presto possibile un nuovo soggetto politico che possa risolvere d?incanto la profonda e drammatica crisi che vive oggi la sinistra al governo. L?aver costretto il PD ad assumere il ruolo di panacea a tutti i mali ne ha inevitabilmente smorzato l?entusiasmo tarpandone le ali, la freschezza, la creatività, l?impatto positivamente rivoluzionario ed originale che ne contraddistingueva la sua premessa. L?averne poi già deciso il suo potenziale leader predisponendosi a costituirne anche il restante corpo, fatto di uomini e strutture già preesistenti, tenendo conto solo della opportunistica e fredda somma delle due diverse entità costitutive in un?eccessiva, e troppo scontata, precisione manualistica di cencelliana memoria, non ne è che la disarmante conferma.
Quel che ieri era solo un pensiero, una ventilata paura che serpeggiava un po? ovunque, ma spazzata via subito dall?incredibile carica emotiva e pionieristica che appartiene solo ai padri fondatori e a chi pone la prima pietra, oggi sta venendo fuori in tutta la sua dirompente valenza: il diverso peso specifico delle due compagini. Una fa conto su di una capillarità ed organizzazione perfette, su d?una macchina mostruosamente grande, fatta d?apparati funzionanti da decenni ed oleati in ogni suo più piccolo ingranaggio, l?altra, invece, non è ancora un partito vero e proprio, ma è una forza fatta di movimenti e correnti che si rincorrono e si soppesano ancora.
Questa notevole, quasi abissale, differenza tra la struttura dei DS e quella dei DL, sta divenendo motivo sostanziale di frustrazione da una parte e supponenza dall?altra, spingendo tutti ad una corsa nervosa per accaparrarsi un posto al sole nelle liste che sosterranno il candidato unico. Ma è proprio in questa dimensione, e con queste regole del gioco, che dobbiamo stare attenti a non farci prevaricare facendoci schiacciare ed omologare in un qualcosa che non ci appartiene. Perché, così facendo, la sola forma che potrà avere il nuovo soggetto politico che sta nascendo tra l?unione dei pezzi del carro armato DS con quelli dell?utilitaria DL sarà quella di un altro carro armato identico al primo ma con le ruote di una 500.
Allora rimbocchiamoci le maniche e non buttiamo al vento anni di intenso lavoro. Continuiamo ad essere quelli di sempre scrollandoci di dosso le foglie secche, i parassiti molesti. Continuiamo a stare sul territorio, facendo politica con la città, con la gente, con gli stranieri. Costituiamoci in circoli, facciamo le nostre liste, proponiamo le nostre idee. Ad Amedeo e Federico, e a tutti coloro che di questo gruppo ne sono l?anima e la forza, chiediamo fin dove è possibile di non lasciarci assolutamente assorbire da meccanismi adulatori e minacciosi ma di andare avanti per la nostra strada stringendo ben ferma tra le nostre mani l?unica certezza possibile per il nostro avvenire: che il PD siamo noi.
Rimbocchiamoci le maniche:
il PD siamo noi
il PD siamo noi