Questa volta l?esempio viene da Taranto, dove un gruppo di volenterosi si è autonomamente attivato per cercare di risolvere, nel loro piccolo, il problema del ?digital divide?, ossia di quel divario tecnologico ed in particolare digitale che limita l?ingresso nella Società dell?Informazione dei giovani, che avranno quindi difficoltà a cogliere le opportunità offerte e anche delle persone più anziane, che non sapranno come sfruttare a proprio vantaggio queste tecnologie, per cercare di raggiungere una, perché no, seconda giovinezza.

Francesco Settembre ed Antonio Confessore presso la parrocchia Santa Famiglia di Taranto (quartiere Salinella) hanno realizzato un progetto che prevede il recupero di vecchi computer, giudicati obsoleti dagli standard del mercato, ma a saper ben guardare ancora perfettamente funzionanti, li hanno rimessi in sesto, hanno provveduto ad installare Linux come sistema operativo e quindi software Open Source in generale. Non contenti, si sono anche attrezzati per realizzare dei corsi di formazione, ben lontani come scopi della famigerata patente del computer europea (ECDL). Il risultato? Un successo.
Non è la prima volta che si cerca di recuperare computer funzionanti ma non dell?ultima generazione, per esempio per creare un unico elaboratore collegando in rete computer datati, ma difficilmente lo scopo è stato così umanitario e di ampio successo.
Ecco quindi un fulgido esempio di come ci si possa muovere concretamente, nel nostro piccolo e piccolissimo quotidiano, per sfruttare le occasioni di riequilibrio offerte dalla Società dell?Informazione, il tutto partendo dalla sensibilizzazione di aziende ed organizzazioni a cedere il loro materiale informatico datato (ma anche i privati sono invitati a donare i loro elaboratori), condirlo con un po? di passione e di conoscenza per la rimessa in sesto dell?hardware ed organizzare la distribuzione ed i corsi di formazione.
Gli obiettivi dichiarati sono quindi almeno tre: riciclare i PC in modo assolutamente efficace, diffondere la conoscenza e l?uso del software libero (Linux in primis, OpenOffice.Org in secundis) con tutte le sue implicazioni e vantaggi e ridurre il digital divide non solo portando i computer presso le famiglie più disagiate, ma insegnando anche loro concretamente come usarli e come sfruttarli, fornendo istruzione a diversi livelli, sia relativamente all?hardware che al software, a costi praticamente nulli.
La scelta del software Open Source è stata espressamente pensata come la migliore soluzione per imparare qualcosa, perché, se si vuole, permette di capire tutti i passaggi di funzionamento di un programma e dell?hardware, oltre a non avere ovviamente problemi di licenze. E, non ultimo, dà facoltà di usare macchine di qualche anno fa fino al massimo delle loro risorse.
La classica obiezione all?uso del software aperto per queste iniziative, soprattutto se rivolte ai giovani come in questo caso, è che se imparano ad usare alcuni software e poi nel mondo del lavoro ne trovano altri (a pagamento), viene vanificato il lavoro di istruzione precedente. Le risposte possibili sono diverse: innanzitutto i giovani hanno una capacità di apprendimento decisamente elevata, inoltre la maggioranza degli applicativi di lavoro sono praticamente tutti uguali, nel senso che fanno tutti le stesse cose, magari in modo leggermente diverso, ma la logica nello scrivere una lettera o riempire le celle di un foglio di calcolo è sempre quella, così come ascoltare della musica o modificare delle fotografie.
Le cose possono essere diverse (e lo sono) nel momento in cui si voglia cambiare delle impostazioni specifiche del sistema operativo, ma a questo punto si esula un po? dal saper usare un computer per scopi casalinghi.
Ecco quindi un?applicazione pratica di cosa possa portare la Società dell?Informazione. A chi crede che sia stata solo foriera di guai, si può ora rispondere che la stessa Società contiene al suo interno anche le soluzioni agli eventuali problemi posti.
Quante altre volte ci è mai capitato nella nostra vita quotidiana? Benvenuti nel Nuovo Mondo.