Cosa è un partito? La domanda sembrerà strana ai più, eppure ora me lo chiedo con sempre più frequenza visti i difficili giorni in cui un comico cerca di suonare la sveglia, non solo alla classe politica al governo, bensì a tutti i politicanti dell?arena italiana.
La ?sparata? di Beppe Grillo deve aver fatto riflettere, visto che è riuscito a suscitare il mio interesse per un argomento come la politica, da me sempre utilizzata nei Tg come momento utile per fare zapping.
Sono arrivato al punto di spulciare un volume di diritto costituzionale italiano e comparato per vedere se non ricordo male cosa è un partito.
Fra le tante definizioni, una mi è sembrata illuminante e recita così: ? Associazione di persone che agiscono per fini generali ed esprimono visioni particolari degli interessi generali? meglio ancora ?Ciò che fa di un?associazione un partito è innanzitutto il suo agire in nome e per fini d?interesse non settoriale ma generale; i partiti non si limitano ad agire a livello sociale ma si proiettano all?interno di uno stato con l?obiettivo di conquistarne il potere normativo. Ogni partito cerca d?influire sulla direzione politica di una nazione in conformità ad una visione (ATTENZIONE A QUESTO PASSAGGIO) parziale perché di parte, ma totale perché politica dell?interesse generale?.

Allora da queste parole cosa se ne deduce? Cosa è un partito? Un ammasso di parole dentro un libro può già essere una risposta, un?altra potrebbe essere quella che ogni lavoratore che non sia un politico definirebbe con ?è tutto un magna magna?, per me, ad oggi, un partito non esiste, se non nei documenti?e neanche Grillo con le liste civiche può crearlo.
Un partito (può sembrare una favoletta) è un gruppo di amici ed estimatori che resta tale nella fase pre-elettorale, elettorale e istituzionale. Quanti di noi possono dire di aver visto nella coalizione di Prodi questa ?amicizia? e quanti possono vederla nella Cdl?
Il processo di decisione non parte dall?arrivo al governo, parte della creazione del gruppo. Solo i partiti sono in grado di rappresentare le istanze sociali al massimo livello?si?ma in quale momento della vita di un partito si comincia a fare rappresentanza e quando c?è partecipazione? Sembra non lo si sappia più, in nome della battaglia nell?agora di palazzo Chigi tutte le decisioni sono rinviate tranne quelle alle quali bisogna far fronte per forza.
Allora a soffrire siamo sempre noi e sapete perché? Perché se si danno battaglia solo in parlamento il popolo soffre la sindrome del bambino tra due genitori che litigano, se ipotizziamo una nazione senza partiti soffriamo la sindrome dell?antilope (povero contribuente) contro i leoni (lobbies, gruppi di pressione) se i partiti si battono ma a colpi di paletti tra i raggi della ruota di una bicicletta, senza una reale collaborazione soffriamo di abbandono volontario del ?sentimento partecipativo?.

Nel nuovo partito che sta nascendo nulla di questo è ancora successo, ma i comportamenti seguono quelli di ogni nuova associazione che nasce. Tuttavia sono giovane e speranzoso soprattutto se per la prima volta posso dire che i tre candidati alla guida del pd sono da molti accettati e rispettati; piacciono anche a me. Sull?ultimo numero di Panorama si parla di Rosy Bindi in questi termini : ?Non ha niente di profetico, ma almeno ha una sua pedagogia testarda; una cosa scorretta non gliela sentirete dire mai; Rosy Bindi ha tutto per farsi detestare da un tipo come me (Giuliano Ferrara) invece mi piace?. Sul Messaggero del 17 settembre Roberto Gervaso parla così di Enrico Letta : ? Ho incontrato Letta una mezza dozzina di anni fa, durante un ricevimento in onore di Bill Gates e le dirò?non m?ispirò alcuna simpatia. L?uomo era schivo e taciturno, parlò poco; era l?antitesi dello zio?. Continua poi : ? Io, come tutti sanno, non sono di sinistra, non lo sono mai stato, ma gli affiderei volentieri, se solo lo potessi, le sorti del Paese. Un paese ha bisogno di caratterini come il suo, più che del leader in lui c?è la stoffa dello statista taciturno, che non rinnegherebbe mai se stesso e manterrebbe sempre le promesse?. La correttezza politica non è una panzana inventata dai benpensanti, è una realtà, è un sacrificio è soprattutto un dovere.