LE IMPRESSIONI E I COMMENTI DI FILIPPO RONCACCIA, NICOLA NANNI, ANTONELLO ANTONELLIS, MEMBRI DELL?ASSEMBLEA COSTITUENTE DEL PARTITO DEMOCRATICO RIUNITA SABATO 27 OTTOBRE ALLA FIERA DI MILANO.

FILIPPO RONCACCIA*: ?Un?esperienza molto forte e al tempo stesso affascinante. L?incontro tra i 2.853 candidati eletti dal popolo dalle Primarie è stato un momento di contatto cruciale, in cui per la prima volta è emerso un orizzonte politico nuovo e realmente condiviso. Parlando tra noi delegati, persone con storie ed esperienze politiche anche molto diverse, è emersa un?identità di vedute, una comunanza di progettualità che hanno lasciato noi per primi stupiti. Il ricorso e la valorizzazione della consultazione elettorale in primis, come luogo ideale in cui dirimere ciò che l?elettorato vuole e ciò che non vuole; ma anche un?assoluta vicinanza per quanto riguarda il futuro di un Paese che ha bisogno di tornare a produrre ricchezza e soprattutto qualità. Se alla vigilia della Costituente il Partito Democratico continuava ad apparire a molti un?idea da riempire, oggi lo possiamo descrivere finalmente come un progetto visibile, e questo grazie soprattutto ad un risultato elettorale che ci ha letteralmente sospinto verso la sua realizzazione.

Dall?incontro di sabato sono emersi chiaramente anche punti di criticità, come la permanenza di volti e nomi della nostra tradizione politica: uno per tutti quello di De Mita. Poi l?impostazione, diciamo pure ?veltronicentrica? del nuovo partito, che sotto molti aspetti si presenta costruito su misura del suo segretario. Ma la maggiore preoccupazione, condivisa peraltro da molti dei presenti, riguarda proprio la logica partecipativa con cui è nato Pd: il timore cioè che la carica rappresentativa possa presto disperdersi a favore di meccanismi decisionali più obsoleti e di lobbies consolidate di potere.

Il fermento di idee e di proposte che circolavano sabato alla Fiera di Milano mi lasciano comunque sperare nella possibilità di un cambiamento reale, che non può essere né atteso né preteso dall?alto. Come ogni grande trasformazione, il rinnovamento della politica italiana dovrà essere una conquista e un?opera di costruzione dal basso.

* Eletto nel collegio di Grottaferrata

NICOLA NANNI*: ?Un clima splendido, una scenografia aperta che ha saputo accompagnare e sottolineare l?importanza del momento politico che stiamo vivendo. Un giudizio molto positivo sulla prima parte dei lavori dell?assemblea, dove sono state enunciate le linee guida del nuovo partito, che hanno stimolato la riflessione e il confronto tra i presenti. In una platea tanto vasta nessun delegato si aspettava di poter entrare nel merito di una discussione sugli organi piuttosto che sullo statuto del Partito Democratico. Mi trovo d?accordo anche con la composizione delle commissioni, compreso il nome di De Mita che resta, malgrado i fischi, una figura di riferimento per la politica italiana.

Detto questo non mi è piaciuto affatto il decalogo che è stato sottoposto al voto dell?assemblea in chiusura dei lavori, senza che il suo contenuto fosse stato annunciato né, tanto meno, sottoposto al vaglio dei costituenti. Una vera e propria doccia gelata, che mi ha indotto a non votare. Quando ho poi avuto modo di leggere in dettaglio il documento, ho appurato la presenza di norme che in effetti non avrei potuto sottoscrivere: in particolare il passaggio concernente le modalità per la nomine delle dirigenze provinciali, rimesse alla decisione dei segretari regionali e del segretario nazionale in attesa del primo congresso del partito. Una scelta che a mio avviso spettava invece di diritto agli organi regionali eletti dai cittadini e che tradisce lo spirito stesso delle primarie. Tra le sue conseguenze, non è marginale il rischio che la rappresentanza femminile, uno dei principali punti di innovazione, evapori con il delinearsi di due distinti livelli di partecipazione, dove da un lato troviamo organi di rappresentanza allargati ma scarsamente incisivi; dall?altra organismi decisionali ristretti, dominati da logiche ed abitudini politiche obsolete.

In questa fase è importante vigilare ed adoperarsi affinché il contenuto di innovazione del Pd non si riduca a vuoto populismo, usando tuttavia la giusta prudenza nell?invocare una discontinuità che non si deve ridurre ad un cieco rifiuto verso tutto ciò che proviene dal nostro passato politico?.

*Eletto nel collegio XXIV

ANTONELLO ANTONELLIS*:

?Una grande passerella, un evento pensato più per i media che per costruire davvero un nuovo partito. Così com?è stata impostata, l?assemblea costituente di sabato scorso non ha colmato quel deficit di contenuti che tutt?ora incombe sul Partito Democratico. Praticamente assente ogni spazio di confronto e di discussione tra gli eletti.
Diverse le scelte che hanno lasciato interdetta la platea: vuoi per i criteri con cui sono state composte le commissioni, vuoi soprattutto per le norme con cui saranno nominati gli organismi del partito, che riproducono quel meccanismo di imposizione dell?alto che gli elettori delle Primarie ci hanno chiesto con forza di cambiare.
L?impressione di molti, in sala, è stata che il segretario sentisse il suo partito come un ostacolo: significativo il fatto che lo stesso ministro Bersani abbia abbandonato l?assemblea a metà del discorso di Veltroni. Stando così le cose, rinnovo il mio invito a vederci ed iniziare da subito a lavorare per darci una struttura e una definizione in termini di contenuti, in modo da trovare punti di contatto con altre correnti che inevitabilmente emergeranno dopo questa primissima fase costituente. Non credo che ciò rappresenti un indebolimento per un partito che nasce sull?impronta di una leadership tanto forte, praticamente indiscussa: penso anzi che la creazione di una vasta area culturale in cui riconoscersi e lavorare a proprio agio costituisca un elemento per controbilanciare la forza di Veltroni?.

*Eletto a Sora