L?Italia è una Repubblica Democratica.
Per democrazia si intende che ?la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione? ( art. I, secondo comma, Cost. ).
La democrazia può esser diretta o indiretta. Con la prima i cittadini assumono, a maggioranza e senza alcuna mediazione, le decisioni che li riguardano; tale democrazia rappresenta la forma ideale della sovranità popolare. La Costituzione prevede determinati istituti di democrazia diretta (referendum, l?iniziativa legislativa popolare e le petizioni ).
Nella democrazia indiretta, invece, i cittadini, mediante libere elezioni, nominano i loro rappresentanti nel Parlamento e negli enti locali; i quali rappresentanti, per conto e in nome di tutti i cittadini, sono delegati ad assumere le decisioni relative alla vita dello Stato e dei suoi organi, ai rapporti fra le istituzioni e i cittadini e alle relazioni fra i cittadini stessi. Perciò la disposizione dell?articolo I, secondo comma, significa che la sovranità del popolo è possibile solo e soltanto nei casi e nelle forme in cui la Costituzione l?organizza, la riconosce e la rende possibile; la sovranità deve esser, pertanto, esercitata nelle forme e nei limiti del diritto, cioè il popolo è sovrano ?entro lo Stato?, altrimenti si avrebbe l?arbitrio popolare.
Gli elementi essenziali della democrazia sono: la libertà dei cittadini di associarsi e di riunirsi per discutere liberamente ogni atto del governo; la libertà di iscriversi ai partiti per concorrere a determinare la politica nazionale; la libertà di pensiero e di stampa; il suffragio universale; la libera elezione degli organi di governo; le libere decisioni popolari ( referendum e le altre forme di democrazia diretta ). Uno dei principali strumenti per esercitare la sovranità popolare è costituito dai partiti politici; è evidente, quindi, lo stretto legame fra l?art. I, secondo comma Cost. e l?art. 49 della stessa ( ?tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con modo democratico a determinare la politica nazionale? ).Tale rapporto è un elemento caratterizzante della Repubblica Democratica.
L?art. 49, nello stabilire che tutti i cittadini, anche quelli che appartengono ai partiti di minoranza, devono concorrere a determinare la politica nazionale, vuole di fatto evitare che governi la sola maggioranza. Talvolta, purtroppo, si ha la sensazione che stia prevalendo, a danno della rappresentanza politica, quella d?interessi, in cui i rappresentanti, anziché perseguire l?interesse dell?intera collettività, agiscono nell?interesse di gruppi particolari ( è da tener presente che, in base all?art. 67 Cost., la rappresentanza politica è collegata al divieto di mandato imperativo; pertanto non vi può essere alcun rapporto giuridico tra rappresentanti e rappresentati; gli eletti, quindi, esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato e non possono esser revocati dai loro elettori ).
Proprio tale sensazione è una delle cause, per Bobbio, dell?apatia politica di una parte dei cittadini ( N. Bobbio, Il futuro della democrazia ).
A questo punto, mi sembra di un certo interesse ricordare che Platone ravvisava nella democrazia un preludio alla tirannide, amando il popolo esser più adulato che educato ( Platone, Repubblica); mentre Erodoto, per bocca di Otane, elogiava la democrazia (?nel molto si trova ogni cosa? ) legandola necessariamente all??isonomia? ( cioè eguaglianza di fronte alla legge ): quindi l?eguaglianza, nella democrazia, diveniva regola essenziale di tutela delle minoranze ( Erodoto, Storie ); per Montesquieu, invece, fondamento della democrazia era la virtù: ?dove chi fa applicare le leggi sente di esservi lui stesso sottomesso?
Quando invece in un governo popolare si smettono di applicare le leggi, lo stato è già perduto, perché la causa può esser soltanto la corruzione della Repubblica?..La virtù politica della democrazia è una rinuncia a se stessi, ciò è molto faticoso da sopportare. Questa virtù consiste nella preferenza continua dell?interesse pubblico agli interessi propri? ( Montesquieu, Lo spirito delle leggi ); infine Rousseau sosteneva che una vera democrazia non era mai esistita, ne sarebbe mai potuta esistere: ?se vi fosse un popolo di Dei esso si governerebbe democraticamente. Un governo così perfetto non conviene agli uomini?.( Rousseau, Il contratto sociale ).
Detto ciò sorgono degli interrogativi: che l?antipolitica o l?apatia politica sia una risposta alla perdita di sovranità e all?affermarsi di una disuguaglianza di fatto? Oppure sia frutto di un disagio economico e sociale?
In realtà tali questioni sono fra loro connesse: infatti il disagio economico e sociale, non permettendo a tutti i cittadini di concorrere concretamente a determinare la vita politica del paese, determina una democrazia puramente formale.?
Comunque l?intento dei nostri rappresentanti di riavvicinare la politica ai cittadini è un primo passo, importante, verso una democrazia sostanziale.?
?La politica non può fare alcun passo senza prima aver reso omaggio alla morale? ( Kant ).
Se l?antipolitica diventa una risposta alla perdita di sovranità